Secondo articolo (ne pubblicheremo 4) nel quale proponiamo la tesi di Laurea in Scienze Motorie di Andrea Ghislotti.
Se vuoi leggere il primo capitolo della tesi vai a questo link: Fondamenti di Velocità e Partenza dai blocchi
Una buona partenza parte da un corretto posizionamento del blocco di partenza e di un corretto posizionamento del corpo dietro la linea di partenza.
Premettendo che ogni atleta, come già detto più volte, adatta ogni posizione in base alle sue caratteristiche, esistono delle regole base per permettere di sfruttare al meglio il blocco e di conseguenza ottenere una maggiore velocità orizzontale all’atto del primo passo.
Tenuto conto che il posizionamento sui blocchi è privo di qualunque “espressione biomeccanica”, va comunque detto che proprio da un corretto posizionamento che prende il via la sequenza delle fasi dinamiche che andremo presto ad analizzare.
In questo fotogramma possiamo apprezzare quanto abbiamo precedentemente specificato in merito a posizionamento dei piedi posizionati al 100% (anteriore) e 170% (posteriore) e delle spalle che sono leggermente oltre la linea perpendicolare delle mani.
Il corretto posizionamento della fase di “Set” (ovvero la risposta motoria al comando del “Pronti) è fondamentale per stabilizzare le oscillazioni del Centro di gravità al fine di limitare tutti gli spostamenti laterali sul piano frontale.
Più sarà corta la distanza del Centro di massa (COG) rispetto al piede anteriore, più il vettore forza avrà una direzione verticale a discapito di quella orizzontale. Questo elemento è facilmente riscontrabile negli atleti più deboli.
Da questa tabella possiamo notare come gli angoli sui quali porre maggiore focus siano tre, ovvero:
Per poter meglio comprendere l’importanza del primo passo dopo l’uscita dai blocchi è importante effettuare delle premesse.
La Velocità Orizzontale, che viene misurata in m/s (metri al secondo), viene calcolata al primo appoggio ovvero quando il piede posizionato posteriormente sul blocco tocca terra per la prima volta.
Finché manteniamo un punto di contatto sul blocco, la velocità orizzontale è generata da una forza uguale e contraria che, applicata sul blocco stesso, permette al corpo di muoversi lungo la pista. Per i successivi due passi il concetto di applicazione della forza è il medesimo.
L’obiettivo di questa prima fase (Early Acceleration) è quello di massimizzare la velocità orizzontale che ricordiamo rappresenta la maggior parte dell’accelerazione totale dell’atleta.
Attraverso un’analisi dei dati riguardanti la velocità di uscita dai blocchi in atleti di diverso livello possiamo notare che gli Sprinter di alto livello tendono ad appoggiare il primo piede circa 12cm oltre la linea di partenza (+1cm/-1cm) in un tempo di 0,42” con una velocità orizzontale di 5m/s.
Durante il tempo di reazione successivo allo Start, che è all’incirca di 0,30”, gli atleti più evoluti sono un grado di sviluppare una forza orizzontale media dell’ordine dei 1000 Newton, che permette di generare una velocità fin da subito molto elevata.
Nelle tre tabelle a seguire possiamo notare come la velocità orizzontale dei primi tre appoggi vari notevolmente a seconda del livello della categoria di atleta preso in considerazione.
Ne consegue che nella fase di uscita dai blocchi e successivi tre passi il focus fondamentale sia produrre la massima quantità possibile di Forza Orizzontale, cercando però di minimizzare le dispersioni di forza laterali.
Per dare un senso a quello che abbiamo appena espresso ci vengono in aiuto le leggi di Newton le quali affermano che per ottenere una variazione della velocità lungo un vettore è necessario applicare una forza lungo quello stesso vettore:
Lo spostamento lungo l’asse sagittale rappresenta il vero obiettivo dell’atleta e risulta per tanto ovvio che la capacità di esprimere forza lungo tale asse sia il punto su cui porre attenzione.
Nella tabella seguente, attraverso l’utilizzo di una piattaforma di forza è possibile notare le applicazioni di forza durante l’atto di uscita dai blocchi con un maggior dettaglio sulle espressioni di forza sull’asse sagittale.
La tabella si riferisce ad un atleta Élite del peso di 75kg con una velocità massima di 11,5m/s e tempi di contatto medi nei primi tre appoggi di 0,5”.
Le espressioni di forza lungo l’asse trasversale non sono ottimali in una gara di 100m e di conseguenza l’obiettivo è quello di mantenere le forze lungo questa direzione nulle in quanto ogni applicazione di forza in questa direzione avrebbe un effetto sottrattivo alle altre due forze (sagittale e longitudinale).
Gli spostamenti del COG lungo l’asse longitudinale sono limitati a pochi centimetri e potrebbero portare a pensare che le forze verticali siano scarsamente rilevanti per una buona prestazione. La realtà è diametralmente opposta.
Prima dell’uscita dal blocco la variazione di posizione del COG è di circa 60cm e tale variazione si compensa in un tempo che può essere racchiuso in 500 millisecondi per i primi tre appoggi dopo la partenza. Per poter elevare il COG di 0,6m in 0,5” è necessaria una forza di 2 m/s. Se consideriamo pertanto il medesimo atleta di 75kg avremo che sarà necessaria una forza verticale di 300 Newton.
Questo primo calcolo ci permette di calcolare la forza necessaria per elevare il COG, ma non tiene in considerazione la forza che è necessario applicare sull’asse longitudinale per sostenere il peso dell’atleta. Considerando che l’accelerazione gravitazionale è 9,81 m/s per lo stesso atleta di 75kg si avrà 735N che andranno sommati ai 300N precedentemente elevati per un totale di 1035N.
Questo dato è perfettamente in linea con la forza orizzontale lungo l’asse sagittale precedentemente calcolato.
Se ne deduce che “fintanto che le richieste di forza verticale restano al di sotto della capacità di forza dell’atleta, quest’ultimo mantiene la possibilità di produrre forza orizzontale e aumentale la velocità di avanzamento”.
Quando la richiesta di forza verticale raggiunge la capacità di forza dell’atleta, quest’ultimo ha raggiunto la velocità massima orizzontale e non potrà in alcun modo incrementare la velocità di avanzamento.
La tabella di seguito sintetizza quanto appena espresso mantenendo come esempio “l’atleta modello” dei calcoli precedenti.
L’obiettivo principale della partenza è pertanto generare forza orizzontale.
Tale forza produce però una rotazione verso l’alto che, se non contrastata, nel verso opposto porterebbe l’atleta ad alzarsi troppo velocemente.
La forza di gravità porta però l’atleta a generare una forza verticale sufficientemente elevata da poter contrastare il peso del corpo e muovere il COG sino alla massima altezza generata nella posizione verticale della corsa.
Non deve pertanto sorprendere che, per generare una forza orizzontale massimizzata, sia necessaria una grande componente di forza verticale.
Per diminuire la richiesta di forza verticale gli atleti di alto livello sfruttano l’oscillazione delle braccia.
Come abbiamo visto nel capitolo 2.2 il 70% della Fpeso è sostenuta dagli arti superiori. Subito dopo lo sparo le braccia non devono svolgere per tanto un movimento verso l’alto, ma il focus del movimento dovrà essere la velocità per muoversi verso il basso - dietro.
Preparatore atletico e allenatore di atletica leggera
Profilo Instagram: @ghislottiandrea
Andrea Ghislotti laureato in scienze motorie, istruttore fidal 1º livello, strength and conditioning coach. Allena presso Romano di Lombardia e Urgnano.
Collabora con realtà di Ateltica Leggera, Calcio, Tennis e Basket seguendo squadre e atleti privatamente. E' Assistant Coach presso IlCoach.net ASD
Come accennato nell'articolo precedente la terza parte di questo articolo, il capitolo 3 della tesi di Andrea sarà pubblicato lunedì 29 maggio.
Se ti interessa leggere subito tutta la tesi potrai trovare il PDF completo di tutta la tesi nel nostro Per-Corso "Gli Spunti de ilCoach", riservato ai nostri tesserati.