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Convocazione Assemblea Ordinaria

22 Settembre 2020 by Redazione

Con la seguente viene convocata l'assemblea ordinaria dei soci de ilCoach.net ASD il 1/10/2020 alle ore 20:30 mediante riunione su piattaforma Zoom. In caso di necessità la seconda convocazione è prevista per 8/10/2020 alle 20:30 sempre mediante piattaforma Zoom.

Questo l'ordine del giorno del giorno:

  • Elezione Consiglio Direttivo;
  • Approvazione rendiconto 2019
  • Organizzazione Attività Sociali
  • Varie ed Eventuali

Si ringrazia anticipatamente per la collaborazione e partecipazione

Andrea Dell'Angelo
Presidente ilCoach.net ASD

 

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Filed Under: News, News

QueenAtletica Games

7 Agosto 2020 by Redazione

QueenAtletica Games

“Queenatletica Games” un contesto agonistico di alta qualità che non trascura la base e premia chi va più forte di sè stesso.

Sabato 8 agosto presso il Campo Coni di Pavia andranno in pista i primi Queenatletica Games, manifestazione fortemente voluta da Queenatletica, dal 2012 sito di riferimento per tutti gli appassionati di atletica leggera e realizzato in collaborazione con Manzana Srl e col patrocinio del Comune di Pavia e di Fidal Lombardia.

L’evento vuole esprimere una forte carica innovativa nel mondo un po’ troppo stagnante e conservatore dell’atletica italiana e prevede varie modalità nuove per favorire partecipazione e divertimento della “base” senza per questo trascurare un contesto agonistico di alta qualità.

Nella prima categoria rientrano iniziative nuove come il suono della campanella per tutti coloro che miglioreranno il proprio personale e il combo 100+200 in base al quale verrà redatta una classifica non in valore assoluto, ma partendo sempre dai rispettivi “personal best”.

Chi di coloro che doppieranno le gare avrà ottenuto il maggior miglioramento in centesimi sarà premiato.

Venendo invece alla categoria elite, la partecipazione si presenta di altissimo livello, a partire da una serie di 400 ostacoli femminili che anticipa letteralmente i Campionati italiani Assoluti con un primo duello tra Ayomide Folorunso, Linda Olivieri e Rebecca Sartori, senza dimenticare Cavalleri e Marchiando. Nella gara maschile Lorenzo Vergani (PB 49.35) stimolato da Veroli, Fall e dal rampante Leonardo Puca va a caccia di un crono di valore nel suo debutto stagionale sulla distanza.
Ma anche le barriere alte non scherzano: nel doppio turno batterie+finale vedremo in campo la sfida tra Lorenzo Perini e Mattia Montini che costituisce un’altra delle principali attrattive della giornata e nei 100hs l’avvincente confronto tra Desola Oki, Linda Guizzetti, Latini, Mosetti e Taini.

I 100 metri maschili vedono la presenza di Andrea Federici (PB 10.35) chiamato a tenere fede al suo ruolo di testimonial del meeting tenendo a bada niente meno che Roberto Rigali, ma occhio anche a Tricca, Pettorossi e Fornasari. Nella gara femminile si daranno invece battaglia Fattori, Rastelli e Amidei. Anche qui previste batterie e finale.

Passando alla doppia distanza Diego Aldo Pettorossi e Michele Tricca (entrambi iscritti anche ai 100 e dunque tra i partecipanti alla gara Combo) dovranno guardarsi da Casarico e Greggio, mentre Alessia Pavese appare l’assoluta protagonista della gara femminile.

Nei 400 metri piani, poi, avremo l’occasione di vedere all’opera uno del giro della nazionale assoluta di 4x400 come Brayan Lopez. L’atleta dell’Alperia Bolzano proverà ad avvicinare il suo PB di 46.16 o comunque ad apportare un miglioramento al 47.13 fatto registrare il 16 luglio a Savona. Con lui ci sarà l’ex-nazionale e attuale compagno di squadra Isalbet Juarez. Nel giro di pista femminile si prevede una lotta a tre sul filo dei 55 tra Foudraz, Meletto e Burattin.

ocandina-QueenAtletica-Games

Un grosso spazio ai QA Games lo avranno naturalmente anche i concorsi con apice agonistico assoluto nel salto in lungo femminile che vedrà protagonista la pluricampionessa italiana Tania Vicenzino in un classico duello con la top player elvetica Irene Pusterla, assieme a Chiara Proverbio, Martina Lorenzetto e alcune delle migliori leve del nostro settore giovanile come Veronica Crida e Marta Amani. Cerrato e Scarselli proveranno ad attaccare i 7,540 nella gara maschile che vede presente anche il forte atleta Fispes Roberto La Barbera.

Il peso, infine, vivrà sul duello tra Boidi e Vailati al maschile, mentre la gara feminile orfana purtroppo all’ultimo momento di Sydney Giampietro per l’infortunio rimediato a Narni, vedrà protagonista Danielle Madam.

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La mattina, dalle 10:00 alle 13:00 presso il PalaRavizza, si terrà il nostro Peak Performance che ha l'obiettivo di riportare le regole per:

  • ottenere la performance nella gara più importante;
  • adattare l’allenamento alle esigenze reali dell’atleta e al suo livello di allenamento
  • costruire la performance a lungo termine

Gli orari gara

Di seguito il file degli orari gara dei QueenAtletica Games, con ritrovo alle 15:30 e inizio della prima gara alle 16:30!

Orario QueenAtletica Games

 

 

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Filed Under: News, News

Working (and walking) Through Covid 19

8 Giugno 2020 by Redazione

Matt-Nicola Ph Brown Photograps

In copertina Matthew Horsnell e Nicola McDermott ph Brown

Matthew Horsnell è un amico de IlCoach, è un tecnico specialista dei salti ed è uno dei migliori allenatori di salto in alto australiani.

Attualmente a Sydney allena un gruppo di giovani di grande qualità, che ottengono ottimi risultati nel lungo, nel triplo e nel salto in alto. Fra questi anche Nicola McDermott (che a dispetto del nome è la saltatrice bionda nella foto di copertina) capace di ottenere nel corso della stagione 2020 ben 3 volte il minimo Olimpico per i postposti Giochi di Tokio 2020. Ricordiamo che in Australia il calendario di gare segue le stagioni climatiche che sono invertite rispetto all'emisfero boreale e, per questo motivo, il confinamento dovuto alla pandemia è arrivato in un momento differente rispetto a quanto non avvenuto in Italia.

In ogni modo l'arrivo del Covid 19 anche in Australia ha stravolto i piani degli atleti e, a maggior ragione, di quegli allenatori come Matthew che con Nicola era proiettato verso i giochi olimpici.

In questo articolo Matthew ci spiega come ha modificato i suoi piani in corsa, ri adattato la sua programmazione e come ha gestito una situazione che, se fortunatamente in Australia non ha avuto i contorni drammatici Italiani, sul piano meramente tecnico e sportivo ha comportato problematiche simili alle nostre.

I was working with a small group of 10 athletes leading up to the Australian National champs in March this year. We have a good mix of talent in our group with Nicola McDermott being the current Australian High Jump National Champ who was in great form leading into this period after posting 3 Olympic qualifiers of 1.96. We also have a number of Junior National and state champions in our little jumps group, so they were ready to peak and perform.

Quest’anno stavo facendo un lavoro con un gruppetto di 10 atleti che avrebbe portato ai campionati Nazionali previsti per marzo di quest’anno. Abbiamo un bel mix di talenti nel nostro gruppo fra cui Nicola McDermott che è la campionessa nazionale in carica del salto in alto e che era in grande forma in questo periodo dopo aver centrato 3 volte il minimo Olimpico fissato a 1.96. Ma nel nostro piccolo gruppo abbiamo anche un bel numero di campioni di stato e nazionali, che erano pronti per entrare nel picco della forma ed ottenere dei risultati.

When the restrictions, lockdowns and cancellations happened, things were very devastating for the athletes. So rather than have a break, my feeling was to move the athletes into some big blocks of work. We started our strength and conditioning block, with a view to have a break later in the year when the lockdowns are eased. This had the effect of giving the athletes something to work on rather than focus on the negatives and for them having nothing to do if they had a break.

Quando le restrizioni, i lockdown (confinamenti per chi studia e ama l’italiano 😉 ndt) e le cancellazioni delle gare sono cominciati, le cose sono state molto devastanti per gli atleti. Così, invece di avere una pausa, ho sentito che avrei dovuto far passare gli atleti in un blocco impegnativo di lavoro (ricordiamo che in Australia e NSW fortunatamente l’emergenza Covid, pur comportando restrizioni importanti non è sfociata nella situazione tragica che abbiamo vissuto in Italia n.d.t.). Abbiamo iniziato il nostro blocco di forza e condizionamento, con la prospettiva di fare una pausa successivamente nel corso della stagione, quando il lockdown sarebbe stato reso meno vincolante. Questo ha avuto l’effetto di dare agli atleti qualcosa su cui impegnarsi invece di concentrarsi sulle negatività e di rimanere senza niente da fare, cosa che sarebbe capitata se avessi dato loro una pausa.

We started our block of work with plyometrics on soft sand, corners running circuits, gym loading was progressively increased, but the focus was on rectifying physical athlete weaknesses. After a month the athlete motivation and the focus showed some very positive sign [I was really surprised, as this was unknown territory].

Abbiamo iniziato il nostro blocco di lavoro con pliometria sulla sabbia soffice, esercitazioni a circuito (in dettaglio nell'appendice n.d.t.) , i carichi in palestra sono stati aumentati progressivamente, ma il focus è stato quello di correggere le debolezze fisiche degli atleti. Dopo un mese la motivazione degli atleti e la loro concentrazione hanno mostrato dei segni molto positivi. [e ne sono stato molto sorpreso visto che questo era un territorio sconosciuto].

In the beginning of the restrictions we had small groups of 5 athletes at first working together, but then the restrictions tightened again, so we went to 2 athletes working together and with some athletes who lived closer to me, we had one on one sessions. But as I started to plan the next 4 months of work, I soon realised that this block of work could be very long and the athletes needed some variations to be able to sustain the workload. I talked to my good friend from Italy, Dr Carlo Buzzichelli, Carlo co-Wrote the 3rd edition of Periodization training for sports with Tudor Bompa, so he is a great contact for me. His suggestion was to introduce a cyclic type preparation, where you start with a soft sand plyo and gym strength block for 6 weeks then move into a power/anatomical adaptation phase for the next 6 weeks. You then repeat this block combination over the next 6month period.

All’inizio delle restrizioni abbiamo avuto piccoli gruppi di 5 atleti che lavoravano insieme, ma poi le restrizioni sono diventate più strette e così siamo passati a gruppi di lavoro a due atleti che lavoravano insieme e con alcuni di loro, quelli che abitano vicini a me, siamo passati a sessioni uno a uno.  Ma come ho iniziato a pianificare i successivi 4 mesi di lavoro, ho presto realizzato che questo blocco di lavoro sarebbe stato molto lungo e che gli atleti avevano bisogno di alcune variazioni per essere capaci di sostenere il carico di lavoro. Ho parlato con il buon amico italiano, il Dr Carlo Buzzichelli, Carlo ha scritto insieme a Tudor Bompa la terza edizione di Periodization training for sport, e per questo è un grande contatto per me. Il suo suggerimento è stato quello di introdurre una preparazione di tipo ciclico, in cui si sarebbe iniziato con una pliometria a basso impatto sulla sabbia e un blocco di forza in palestra di sei settimana per poi passare ad una fase di potenza e adattamento anatomico per le successive 6 settimane. Questo sarebbe stato ripetuto in maniera combinate per I 6 mesi successivi.

This has had the effect of building strength for a smaller block of work, then looking to convert to power over the next block, we also introduced monthly testing for the athletes to replicate some competitive type work that gives the athletes the freedom to test against themselves as well as against the other athletes. The 6 week cycle became strength to power then back to strength to then build power, which would carry us through to around August. With the view that restrictions had lifted and we would put in our little mini break for the athletes to freshen up mentally and physically.

Questo ha avuto l’effetto di costruire forza per un blocco più piccolo di lavoro, e poi di vedere di convertire in potenza nel blocco successivo, abbiamo inoltre introdotto una seduta di test mensile per gli atleti per cercare di replicare un tipo di lavoro competitivo che avrebbe dato agli atleti la libertà di confrontarsi contro se stessi piuttosto che contro gli altri atleti. Il ciclo di sei settimane diventò da forza a potenza poi di nuovo indietro a forza per costruire potenza, in modo che ci avrebbe condotti sino ad agosto. Con la prospettiva che le restrizioni sarebbero state tolte e avremmo potuto avere la nostra mini pausa per permettere agli atleti di recuperare sia mentalmente che fisicamente.

We were also lucky that I have a full gym set up at my house, which is on 2 acres of land. I also acquired an old set of high jump bags from Mingara Club when they replaced them with a new set. My place was very well set up for training as per normal, so this ended up being a blessing for us. Being self sufficient in these times has definitely highlighted to be a huge bonus.

Noi eravamo fortunati anche perché a casa ho messo in piedi una palestra completa a casa mia, che è su un terreno di due acri. Ho anche acquistato un vecchio set di materassi da salto in alto dal Mingara Club nel momento in cui avevano rinnovato la zona di caduta con un nuovo materasso. Da me sono molto ben equipaggiato per fare degli allenamenti come quelli normali e questo si è rivelato come una benedizione per noi. Essere autosufficienti di questi tempi si è rivelato davvero un grande bonus.

For Nicola McDermott, she virtually had no disruptions from her training. Her typical week starting in April involved:

Per quanto riguarda Nicola McDermott, lei virtualmente non ha avuto interruzioni nel proprio allenamento:

La sua tipica settimana di partenza in aprile comprendeva:

  1. Monday - Strength gym, unilateral and bilateral strength work
  2. Tuesday - 6 x 200m sprint session at 80% intensity
  3. Wednesday - Beach session, soft sand plyometrics, foot strengthening. Then Pilates in the afternoon.
  4. Thursday – Cross Chains gym, covering exercises through lateral and medial chains, this gym was more of a recovery session and low loading, but very important to have the upper body working in sync with the lower body.
  5. Friday – Power gym covered Olympic lifts, trap bar jumps and overall reactive type gym work. This was also the session where we checked for velocity of power cleans, clean and jerk and trap bar jumps. Checking the velocity of lifts over an extended period of time allowed me to gauge Nicola’s ability to handle the training load, over extended periods without disrupting the program.
  6. Saturday – Soft sand hill plyometrics. hops, jumps & sprints up a 30deg sand dune over 30m.
  7. Sunday – Rest.

 

  1. Lunedì – Forza in palestra con lavoro mono e bi laterale
  2. Martedì- 6x200 metri all’80% dell’intensità.
  3. Mercoledì – Seduta in sabbia, pliometria facile sulla sabbia, rinforzo dei piedi. Successivamente seduta di Pilates al pomeriggio.
  4. Giovedì- Ginnastica per le catene incrociate, comprendendo esercizi attraverso le catene mediali e laterali, questa ginnastica è più una sessione di recupero e a basso carico, ma è molto importante per avere gli arti superiori che lavorano in sincrono con i superiori.
  5. Venerdì - potenza in palestra che comprende alzate olimpiche, salti con la trap bar e tutti i tipi di lavoro di forza reattiva in palestra. Questa è stata anche la sessione in cui monitoravamo la velocità delle girate, delle slancio e degli squat jump con la trap bar. Monitorare la velocità delle alzate per un periodo lungo permette di calibrare la capacità di Nicola di gestire i carichi di lavoro su un arco di tempo lungo senza interrompere il programma.
  6. Sabato- Pliometria facile sulla sabbia in salita. Balzi, salti e sprint in salita a 30 gradi e su dune di sabbia sui 30 metri.
  7. Domenica- Riposo.

We then moved to Power type work with some reduced loads in May. We also did some testing at the beginning of April, which showed Nicola and most of the other athletes in our group bettered their previous testing results for flying 30m, standing long, overhead shot, vertical jump test, 4 bounds and a jump. This was pleasing to get a result in our first month, particularly coming off mostly soft sand work and longer runs. The athletes came off this period quite motivated.

We have entered April with the change to produce more power from a lighter and concentrated block of work, we have also used this period to introduce new training techniques and lifts with in the gym.

Successivamente siamo passati in maggio ad un lavoro di forza con carichi ridotti. Abbiamo anche fatto dei test all'inizio di Aprile, che mostravano che Nicola e la maggioranza degli altri atleti del nostro gruppo erano migliorati rispetto ai test precedenti sui 30 metri lanciati, sul lungo da fermo, lancio della palla medica sopra la testa, test del salto verticale, quadruplo con chiusura in sabbia. E' stato piacevole arrivare a questo risultato nel nostro primo mese, in particolare venendo fuori da un lavoro sulla sabbia soffice e dalle corse più lunghe. Gli atleti sono usciti da questo periodo piuttosto motivati.

Siamo arrivati in aprile modificando il programma in modo di produrre più forza in un blocco di lavoro potenza più leggero e concentrato. abbiamo anche usato questo periodo per introdurre nuove tecniche di allenamento e alzate in palestra.

For Nicola the April/May training week looked like this.

  1. Monday – Strength gym, but we introduced the snatch and began with lighter progressions of snatch squats and overall body conditioning for overhead lifts. This was done with lighter weights to achieve some anatomical adaptation whilst the athlete develops the technique. Trap Bar dead lifts were maintained, but loading for April was reduced by 5%. This period we held as a consolidation period for loads.
  2. Tuesday – moved to shorter sprints 50 and 100m x 5 sets with 4 min recovery.
  3. Wednesday – Cross Chains gym remained the same through this period.
  4. Thursday – we introduced plyometrics onto stairs and grass with a small proportion of soft sand foot strengthening. Looking for reactive foot contacts.
  5. Friday – Power gym work covered new lifts with the snatch and maintained measuring velocities to compare readiness.
  6. Saturday – Grass plyometric session with sled work and circle high jump drills.
  7. Sunday – Rest

Per Nicola le settimane di allenamento di Aprile e  Maggio avevano questo aspetto.

  1. Lunedì- Forza in palestra, ma con l'introduzione dello strappo e iniziando con una progressione più leggera di snatch squats (strappo in accovacciata completa ndt) e potenziamento generale per le alzate con bilanciere sopra la testa. Questo è stato fatto con pesi più leggeri con l 'obiettivo di ottenere in contemporanea uno sviluppo tecnico delle tecnica e un adattamento anatomico. La Trap Bar e lo stacco sono stati mantenuti, ma il carico per aprile è stato ridotto del 5%. In questo periodo l'abbiamo mantenuto come di consolidazione per i carichi.
  2. Martedì- Siamo passati dagli sprint più corti di 50 mt e 100mt x 5 serie con 4 minuti di recupero.
  3. Mercoledì- La ginnastica per le catene incrociate è rimasta uguale in questo periodo.
  4. Giovedì- Abbiamo introdotto pliometria sulle scale e sull'erba con una piccola quantità di pliometria sulla sabbia per il rinforzo. L'obiettivo in questo caso era la reattività di contatto.
  5. Venerdì- Il lavoro di forza in palestra ha riguardato nuove alzate con lo snatch e abbiamo continuato a misurare la velocità per confrontare la readiness.
  6. Sabato- Sedute di pliometria sull'erba con il lavoro di traino e andature di salto in alto in curva.
  7. Domenica- Riposo.

An example is the Trap bar Squat jumps Data detailed below.

Yellow = 2019 progression 70kg. Brown = 2020 progression 80kg

The red = jumping and comps period with equal PB’s achieved

Best Velocity was after Nationals cancelled, so on track for best performance. But overall average progression is very positive.

Typically, lighter loads are faster velocity, so to see increased velocity at a heavier weight, shows excellent progression.

Sotto un esempio dei dati ricavati con lo Trap bar Squat jumps.

In Giallo= la progressione del 2019 con 70 k In marrone= la progressione del 2020 con 80 k

In rosso= i salti e i periodi competitivi con i corrispondenti PB raggiunti

[pdf-embedder url="https://www.ilcoach.net/wp-content/uploads/2020/05/Nicola-McDermott-Trap-bar-double-jumps-70-to-78kg.pdf" title="Nicola McDermott Trap bar double jumps 70 to 78kg"]

La miglior velocità è stata raggiunta dopo i campionati nazionali, in cui era sulla strada della miglior performance. Ma in generale la progressione è molto positiva.

tipicamente, i carichi più leggeri sono a maggiore velocità, così per vedere una maggiore velocità ad un peso maggiore, mostrano un eccellente progresso.

During the lockdown we also developed some new techniques, so we introduced the Power Snatch as a lift to develop. This involved doing snatch squats, snatch uphill lunges, forwards, sideways and backwards. As can be seen from our velocity data progress has been steady, working on a 3 hard week 1 de-load week principal, you can expect some decline at the end of the third week, the de-load week can typically be the worst velocity, but this tells you the de-load was required.

Durante il confinamento abbiamo anche sviluppato alcune tecniche nuove, così abbiamo introdotto il power snatch (strappo con incastro in 1/2 squat) come alzata da sviluppare. Questo ha riguardato anche snatch squats (strappi con incastro basso), affondi snatch in salita, avanti, di lato e all'indietro. Come si può notare dalla progressione nei dati della velocità i progressi sono stati stabili, lavorando con 3 settimane difficili ed una facile di scarico, ci si può aspettare qualche diminuzione alla fine della terza settimana, la settimana di scarico è tipicamente la peggiore, ma questo ci dice che lo scarico serviva.

Detailed below is velocity to weight ratio for the Snatch. The exercise is not an advanced exercise for the athlete but a developing one. We used the snatch to develop a new exercise during the lockdown period. This had the effect of challenging the athlete to develop new techniques whilst challenging the nervous system to respond to variety. We also introduced this exercise to develop cross chains for connection of upper to lower body development.

Sotto in dettaglio la velocità in rapporto al peso per lo snatch. L'esercizio non è un esercizio avanzato per l'atleta ma un esercizio di sviluppo. Noi abbiamo usato lo strappo per sviluppare un nuovo esercizio nel periodo di confinamento. Questo ha avuto l'effetto di sfidare l'atleta a sviluppare nuove tecniche e nello stesso tempo il sistema nervoso per rispondere alla varietà degli stimoli. Abbiamo anche inserito questo esercizio per sviluppare lo sviluppo fra le catene incrociate degli arti superiori ed inferiori.

[pdf-embedder url="https://www.ilcoach.net/wp-content/uploads/2020/05/Nicola-McDermott-Trap-bar-double-jumps-80kg.pdf" title="Nicola McDermott Trap bar double jumps 80kg"]

Through the Covid 19 crisis we have been lucky to complete all session, week in week out. Communicating to the athlete has been critical through this time, checking on mental health and maintaining a good perspective of training. The athletes are looking forward to a break in August/September, when they are expecting to be able to travel and do things outside of any restrictions. The strategy to train through this period has been a good mental boost for all the athletes I have seen who have done the work.

Attraverso la crisi del Covid 19 noi siamo stati fortunati di completare ogni sessione di settimana in settimana. La comunicazione con l'atleta è stata critica durante questo periodo, dovendo valutare il benessere psicologico e dovendo mantenere una buona prospettiva di allenamento. Gli atleti stavano guardando avanti ad Agosto/ Settembre, momento in cui si aspettavano di essere in grado di viaggiare e fare cose senza nessuna restrizione. La strategia di allenarsi durante questo periodo è stata una spinta mentale per gli atleti. L'ho riscontrato in chi ha svolto il lavoro.

The other area we work on that has given us some good results over the last 6 months, has been the data we have collected for velocity work in the gym environment. For me, I use an accelerometer to tell me when to back off loading or when the athlete is showing signs of neural fatigue. What we do is measure the velocity of a number of dynamic Olympic and also trap bar jump weighted lifts. We measure maximum velocity achieved in each lift. I record this every week and the figures have showed me when the athlete is ready to progress or when I should back-off. If the athlete shows good progression in velocity, then the feeling is the athlete is ready to increase some loading. If the athlete shows a lot of variations in velocity, this tells me to not increase, but to monitor and maintain. If I see a sharp decline in velocity, I immediately reduce the load and volume.

L'altra area su cui abbiamo lavorato e che ci ha dato alcuni buoni risultati negli ultimi 6 mesi, sono stati i dati che abbiamo raccolto sul lavoro di velocità nell'ambito della palestra. Per me usare un accelerometro mi dice quando devo tagliare i carichi e quando l'atleta sta mostrando segni di fatica neurale. Quello che facciamo è misurare la velocità di un numero di alzate olimpiche e anche i salti con la trap bar con sovraccarichi. Se l'atleta mostra una buona progressione nella velocità, allora credo che sia il caso di aggiungere un po' di carico. Se l'atleta mostra molte variazioni nelle velocità delle singole ripetizioni, questo mi suggerisce di non salire, ma piuttosto di monitorare e mantenere quel carico. Se vedo una brusca caduta nella velocità, riduco immediatamente il carico e il volume.

I have had to reduce loadings over the years on a number of occasions, after seeing some fluctuations in velocity results, but to date Nicola has remained injury free for a good 5 or 6 years. She has only had one hamstring injury in her athletics career.

Ho dovuto ridurre i carichi durante gli anni in un numero di occasioni, dopo aver visto alcune variazioni nei risultati della velocità, ma fino ad ora Nicola è rimasta libera da infortuni per buoni 5 o 6 anni. In tutta la sua carriera in atletica ha avuto solo un infortunio agli ischirocrurali,

It is also interesting with junior athletes [17 to 18yo] that testing their velocity ratios has shown me some interesting viewpoints. What I see with younger athletes is a wider variety of variations in velocity. So seeing fluctuations tells me not to progress too quickly. But for me I also rely on my eye, so it is interesting that form can be quite good and what you see looks good to the coach’s eye, but in reality the performance of the lift is greatly reduced. For me, I use this data to map the progress so that I don’t overload the athlete too quickly.

E' anche molto interessante che con gli juniores [17 to 18yo] il misurare i loro rapporti di velocità mi ha mostrato alcuni punti di vista interessanti. Quello che ho visto con gli atleti più giovani è stata una più ampia variazione di velocità. Quindi vedere queste fluttuazioni mi ha suggerito di non procedere troppo velocemente. Ma ho anche realizzato con i miei occhi, che a volte quello che ti sembra buono a prima vista, in realtà a livello di prestazione dell'alzata lo è in maniera molto ridotta. Per quanto mi riguarda uso questi dati per monitorare i progressi e per non sovraccaricare gli atleti troppo velocemente.

The testing we did was based on the repeated velocity of a lift over time. The Trap bar squat jumps were used as a basis to measure progress. I like this lift because they have very low impact on the spine and thoracic area. When compared to the standard back squat jump, where loading over time can be very hard on the body, the aim is always to have the athlete doing PB’s at 30yo.

I test che abbiamo fatto sono basati su velocità di un'alzata ripetute nel tempo. Il Trap Bar Squat jump è stato l'esercizio che abbiamo utilizzato come base di misura dei progressi. Mi piace molto questo esercizio perché ha davvero un basso impatto sull'area spinale e toracica. Se lo confrontiamo con un classico squat jump, in cui il carico nel tempo può risultare molto duro sulla struttura dell'atleta, l'intento è quello di avere un atleta che fa il personale a 30 anni.

We have done a lot of work with Nicola over the years on developing the Clean and Jerk. Our technique development has her dropping the weight at the top of the drive phase during the Jerk, so limited upper body issues arise from this approach. The athlete is 100% focused on a high catch and then a drive through the hips and glutes and then drop the weight immediately at the top. So minimal injury risk, but max power development.

In questi anni abbiamo fatto molto lavoro con Nicola per sviluppare lo slancio (girata e spinta). Il nostro sviluppo della tecnica comportava che lei lasciasse il bilanciere alla fine della spinta, questo per limitare eventuali problematiche alla parte superiore e con questo approccio si sono limitate le insorgenze di problematiche, L'atleta è concentrato al 100% in un incastro alto e a spingere attraverso glutei ed anche per poi lasciare il carico non appena arriva in alto. In questo modo si ottiene il massimo sviluppo di potenza della girata limitandone i rischi di infortunio.

This data shows good development from early 50kg clean and Jerk up to max lifts of 65kg achieving similar velocity ratios. This shoes very good progression during max power development. We haven’t seen too many negative values over this time. Hence a good steady progression.

Questi dati mostrano un buono sviluppo da appena 50 kg di slancio fino ad un massimo di 65 kg arrivando a simili rapporti di velocità. Questo mostra una progressione molto buona durante lo sviluppo della potenza. Noi non abbiamo visto troppi valori negativi in questo periodo. Quindi è una buona progressione costante.

[pdf-embedder url="https://www.ilcoach.net/wp-content/uploads/2020/05/Nicola-McDermott-Trap-bar-double-jumps-83kg-to-93kg.pdf" title="Nicola McDermott Trap bar double jumps 83kg to 93kg"]

 

Summary

During lockdown was an unknown, but what I am seeing with athletes who have trained through this period is they are extremely motivated, feeling fresh and keen to train, showing great progression and hungry to compete.

Time will tell over the next twelve months, but for our little group, training has been a blessing for the athletes.

Riassunto.

L'allenamento nel periodo del lockdown è stato un incognita, ma quello che sto vedendo con i miei atleti durante questo periodo è che loro sono molto motivati sono appassionati disposti all'allenamento e stanno mostrando un ottima progressione e una fame di gare.

Il tempo ci dirà cosa succederà nei prossimi 12 mesi ma, per il nostro piccolo gruppo, l'allenamento è stata una benedizione per gli atleti.

Nicola McDermott celebra l'apice ( per ora) agonistico della sua carriera: il bronzo ai Giochi del Commonwealth del 2018.

Regards,

Saluti.

Matt Horsnell.

Appendice

[pdf-embedder url="https://www.ilcoach.net/wp-content/uploads/2020/05/power-gym-_2m_J.pdf" title="power gym _2m_J"]

[pdf-embedder url="https://www.ilcoach.net/wp-content/uploads/2020/05/gym_trap-bar_2m_J-1.pdf" title="gym_trap bar_2m_J (1)"]

[pdf-embedder url="https://www.ilcoach.net/wp-content/uploads/2020/05/Corners-3.pdf" title="Corners 3"]

Grazie Matthew!

IlCoach dall'inizio della sua storia ha sempre pensato che non dovessero esserci segreti tra i tecnici.

Matthew in questo caso ha dimostrato di essere perfettamente d'accordo con noi mostrandoci nel dettaglio cosa, come e perché ha deciso di proporre determinati lavori.

I "segreti di Pulcinella" evidentemente fanno ridere anche in Australia.

 

Matthew Horsnell

Matthew Horsnell

Allenatore australiano dei salti
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Filed Under: Allenamento della forza, News, News, Salto in alto

Come (NON) fare un’analisi video!

14 Maggio 2020 by Redazione

analisi video

Il tuo smartphone può essere uno strumento di analisi video eccezionale. Se non lo usi come in questo video!

Qualche giorno fa sul nostro profilo instagram e facebook abbiamo pubblicato un video di un esercizio eseguito da Silvia Taini, ostacolista della Brixia Atletica (Campionessa Italiana Universitaria a nel 2019 nei 100hs) e atleta della Nazionale di bob.
Silvia stava eseguendo un esercizio di corsa fra i coni.
https://www.ilcoach.net/wp-content/uploads/2020/05/20200511_1043411.mp4
Attenti agli esercizi che vedete sui social!
Gli esercizi sui social fanno sempre "figo" ma, visto che il nostro compito è anche la formazione, crediamo sia giusto fare una precisazione.
Spesso gli esercizi sui social vengono "copiati" perché fatti da un atleta più forte, più bravo/a o più bella/o (eh sì capita anche questo).
Sicuramente non andrebbero utilizzati i video sui social per effettuare analisi video un minimo accurate. (poi vederemo perché)

Qual'è il vero scopo dell'esercitazione?

Gli esercizi sono proposti spesso da un allenatore che, se li utilizza, lo fa con una motivazione.
Anche l'esercizio più bello ed utile se fatto in modo scorretto e senza averlo capito può essere dannoso!
Se fatti bene e con un senso preciso possono dare dei benefici, se fatto a caso lo stesso esercizio potrebbe dare anche il risultato opposto.
Inoltre è fondamentale  conoscere  il contesto, sapere cosa si è fatto prima e cosa si farà dopo.
Quindi, se sei un atleta e vedi un esercizio sui social, prima di rifarlo parlane al tuo allenatore e VALUTATE INSIEME se è possibile utilizzarlo per la tua situazione specifica.

Se sei un allenatore, prima di proporre un nuovo esercizio:

  1. prova ad eseguirlo tu (perché vedere è una cosa, provarla un'altra);
  2. chiediti a cosa può servire:
    • "Perché dovrei usarlo?"
    • "Quali vantaggi può dare?"
    • "Quali svantaggi?"
    • "Cosa può ottenere il mio atleta eseguendolo"?
    • "Lo so spiegare correttamente?"
  3. non avere fretta di usarlo. Utilizzalo solo quando l'avrai conosciuto e capito bene e quando ti sembrerà una buona soluzione per un problema concreto. In questo modo non avrai la certezza, ma sarà molto più probabile che ci ricaverai qualcosa di utile.

Ad esempio l'esercizio visto nel post potresti farti delle domande:

  • perché usa quei coni?
  • Perché proprio quell'altezza?
  • È indispensabile che siano alti 32 cm, come quelli nel video?
  • O forse sono quelli che si sono trovati al campo?

Cerchiamo di capire sempre il perché delle cose!

Oggi la marea delle proposte rischia di sommergerci, non serve e non si può avere un parere su tutto, ma è giusto che quel che si propone lo si faccia con cognizione di causa, con una motivazione.
Perché ricorda: "Non esistono esercizi che rendono un allenatore bravo. Ci sono allenatori bravi che sanno rendere utili gli esercizi!" .

Perché i video sui social "vanno presi con le pinze"?

Il video visto sopra era effettuato in modalità “instagram” e, per una serie di motivi, non è adatto a nessun tipo di analisi video quantitativa.

Per effettuare un’analisi video un minimo adeguata (non comunque da analisi video professionale!) infatti sono necessari alcuni accorgimenti indispensabili:

  • Telecamera fissa;
  • Perpendicolare al centro della scena;
  • Posizionata sempre in uno stesso punto ed una distanza congrua (8-10 metri).

Neppure gli accorgimenti sopra descritti permettono analisi video di tipo “scientifico”, ma perlomeno consentono di estrapolare alcune informazioni ed alcuni numeri, seppure indicativi, che tornano utili ad un lavoro artigianale seppur empirico, ma basato su un minimo di riscontro oggettivo.

Nonostante il video sia privo di questi requisiti ed avesse solo lo scopo di testimoniare il ritorno in pista, è possibile capire di cosa si tratta e fare anche alcune valutazioni che non abbiano troppe pretese.

Analisi video, anche ad occhio nudo?

Occorre precisare che i punti sopra descritti valgono per una ripresa, ma anche per una valutazione ad "occhiometro".

La ripresa in questo caso (più artistica che tecnica) era effettuata da una compagna di allenamento, ma il tecnico era ben posizionato.

Quando si decide di osservare un esercizio è importante variare il proprio punto di vista, per avere visioni frontali, laterali e posteriori, ma è altresì importante avere un certo metodo, scegliendo punti di vista "strategici"vari, ma ricorrenti: la stessa scena vista da punti diversi vi offre impressioni diverse.

Analisi video. Non state troppo vicini!

Per accorgervi di quanto la vostra posizione influisca sulla vostra impressione, disponete qualche fila di cinesini a qualche metro di distanza l'uno dall'altro su varie corsie, in linee equidistanti dal traguardo: più siete vicini più la vostra valutazione diventa imprecisa.

Ovviamente anche posizionarsi troppo lontani può dare problemi.

In un'analisi video "casereccia", effettuata con un tablet o uno smartphone, il consiglio è di porre il dispositivo di ripresa a 8-12 metri di distanza dal soggetto.

Cosa? (ma non come né perché)

La corsa tra cinesini, conetti o wickets generalmente è utilizzata per “insegnare” la cosiddetta “front side mechanics” che l’atleta dovrebbe assumere al termine della fase di accelerazione:

è un esercizio per il “lanciato”.

Come, quando e perché l'esercizio era stato proposto?

L’esercizio mostrato nel video era posto a fine riscaldamento.

Nella fattispecie è stato un esercizio svolto ad intensità medio-bassa, attorno al 70 %.

Le variabili da considerare (oltre all’impegno e alla richiesta da fare all’atleta) sono la lunghezza del preavvio e la distanza dei conetti: al crescere dei due parametri aumenta l’intensità dell’esercizio.

E’ molto importante che l’atleta sia in grado di correre portando gli appoggi a metà fra un conetto e l’altro: solo in questo modo è possibile mantenere l’azione “ritornata” del piede di appoggio, che deve prendere contatto con il terreno a velocità negativa.

Un riferimento a terra di una certa altezza (in questo caso i conetti sono alti qualche centimetro di troppo) porta a favorire una naturale salita del piede sotto il gluteo, che porta chiudere la gamba sulla coscia evitando un’azione calciata.

In questo caso l'azione è ben eseguita e l'atleta non "calciava" i piedi avanti, ma lavorava in maniera sostanzialmente corretta.

Purtroppo, con quel tipo di ripresa, questa è una delle poche informazione ricavabili dal video in maniera chiara e sicura.

E’ fondamentale che la progressione nella distanza dei coni favorisca sempre e  comunque le possibilità di frequenza, evitando che l’atleta vada ad “aprire” e conseguentemente a puntare-frenare-tirare andando a prendere contatto con il terreno troppo davanti al proprio centro di massa.

Perché l’azione sia fluida è fondamentale che gli ostacolini a terra siano “urtabili” e che l’atleta ne abbia esperienza: solo in questo modo, ripetendo  un passaggio dietro l’altro, l‘atleta acquisisce sicurezza e le prove diventano fluide utili e addestrative.

Non basta vedere, è necessario osservare.

Nonostante il video non sia adatto ad un’analisi video quantitativa, solo se si inviduano e si conoscono quali sono i principali momenti da osservare, è possibile ricavare qualche informazione.

Ognuno può individuare dei momenti significativi in relazione alle posizioni e alle simmetrie (o asimmetrie) dei vari segmenti corporei nelle diverse fasi della corsa.

Personalmente, con una deformazione di tipo ostacolistica, una delle prime cose che guardo è la chiusura della gamba sulla coscia e la posizione della coscia nel momento della massima salita del ginocchio che mi piace sia leggermente sotto il parallelo rispetto al suolo.

Uno di cinque.

Nella pratica da campo uno dei metodi più funzionali e pratici di analisi da usare  è il metodo Kinogram di Altis, che individua 5 momenti.

Per chi vuole approfondire rimandiamo direttamente a https://altis.world/  mentre per chi non conosce l’inglese questo è il link all’articolo de Ilcoach Il Metodo Kinogram

  • Fase finale della spinta. (è l’ultimo momento in cui il piede è in appoggio a terra “Toe off” in inglese)
  • Massima proiezione verticale. Rappresenta il momento in cui il baricentro dell’atleta è più in alto e i piedi volano su una linea parallela al terreno.
  • Preparazione all’impatto o Strike. Questo momento, immediatamente precedente all’impatto, non è definito osservando l’arto che andrà a colpire il terreno, ma è individuando osservando quello opposto nel momento in cui la coscia di questo è perpendicolare al terreno.
  • La presa di contatto a terra che costituisce un momento molto interessante in cui si può valutare dove è il centro di massa e in che rapporto sono le ginocchia dell’arto libero e di quello di spinta;
  • La fase di supporto pieno ( full support) che è il momento in cui le anche passano sopra il piede a terra.

Nel video che abbiamo postato era ricavabile solo il primo dei 5 punti chiave. Se anche le altre fasi sono intuibili, non sarebbe possibile confrontare diverse esecuzioni in prove diverse e farne una comparazione un minimo oggettiva.

Perchè.

Nel video proposto il preavvio era molto breve e i conetti erano vicini.

Come abbiamo spiegato si trattava semplicemente di un riscaldamento tecnico che precedeva la fase di corsa vera e propria.

Anche  le prove di corsa fra gli wickets ( o conetti o quello che si ha), come del resto ogni altro esercizio, possono essere declinati con varie intensità e vari obiettivi.

Se le prove sono fatte con ben altre intensità e finalità, possono diventare fase centrale dell’allenamento, per perseguire ben altri scopi.

La tabella sottostante costituisce un esempio ed è uno strappo alla regola di 5 anni di IlCoach.net.

La proposta di progressione che mostriamo infatti non è passata alla prova del campo, ma è stata portata avanti con alcune difficoltà fino al 3 di Aprile e qui si è interrotta a causa del Lock down totale.

Il lavoro con gli wickets, in questo secondo caso fatto con chiodate, nella mia idea voleva essere uno degli elementi principali del lavoro di velocità da proporre nella seduta del lunedì.

Oltretutto, abbracciando un periodo di tre mesi, deve essere valutata come una progressione meramente orientativa, che sarebbe stata modificata su ogni atleta di macrociclo in macrociclo, in conseguenza al riscontro effettivo poi riportato nel corso dell’allenamento.

La filosofia de IlCoach.net negli ultimi 5 anni è sempre stata quello di condividere senza segreti quello che si era fatto al campo.

In considerazione della situazione molto particolare questa volta mostriamo anche quello che invece non abbiamo potuto fare.

Tab. 1 Proposta di progressione dei lavori di corsa con i wickets/cinesini

Tab. 1 Proposta di progressione dei lavori di corsa con i wickets/cinesini

 

N.B. Le distanze per le  partenze sono  stabilite con molta precisione. In realtà sono orientative e stabilite solo per avere un segno di riferimento in gruppi di allenamento “vivaci”. In realtà ad ognuna di queste distanze faccio aggiungere un pre avvio di un paio di metri rende il primo tratto di corsa un po’ più “libero” e l’accelerazione un po’ più “facile”.

Tab. 2 Tratta e adattata dal libro Speed Strength di Joel Smith

Tab. 2 Tratta e adattata dal libro Speed Strength di Joel Smith

 

La tabella 2 da indicativamente un’idea dell’ampiezza del passo di corsa in rapporto alle capacità prestative dell’atleta.

Come si può notare l’approccio del mio canovaccio di progressione era piuttosto conservativo ed orientato sulla frequenza più dell’ampiezza.

La mia speranza nel redigere la griglia era stata quella di pensare che mi sarei comunque dovuto trovare nella condizione di allargare gli spazi che, al miglioramento delle condizioni dei ragazzi, da stretti sarebbero divenuti claustrofobici.

 

Andrea Uberti - cofondatore de IlCoach

Andrea Uberti

Combined Events Coach | ilCoach.net ASD Vice President
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Andrea Dell'Angelo

Sprint&Hurdles Coach | Fondatore e presidente ilCoach.net ASD
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Filed Under: News, News, Tecnologia nella corsa, Test di valutazione

Un ranking dei tecnici di atletica leggera

28 Aprile 2020 by Redazione

Ranking tecnici di atletica

Qualche tempo fa chiacchieravo in chat con una collega allenatrice molto brava e facevamo il punto sugli alti e bassi delle stagioni 2019 delle ragazze con cui abbiamo lavorato.

Se avessimo dovuto restare in tema social e rappresentare con un emoticon il nostro grado di soddisfazione rispetto ai risultati ottenuti, avremmo assegnato alla mia stagione una faccina che sorride ed alla sua la faccina neutra; quella con la bocca dritta che di fatto dovrebbe voler dire né bene né male, ma più spesso viene interpretata come un meno ruotato di 90 gradi.

Se invece avessimo deciso di utilizzare un criterio un poco più oggettivo, mettendo su una bilancia risultati, prestazioni e medaglie ottenute, l’ago avrebbe ruotato indiscutibilmente dalla sua parte, smentendo i fatti quello che, con assoluta buona fede per entrambi, ci suggeriva la pancia.

Per gli atleti il 2020 sarebbe dovuto essere il primo anno in cui il ranking avrebbe avuto un peso sostanziale, potendo determinare o meno la partecipazione ai Giochi Olimpici.

Purtroppo le cose sono precipitate in maniera tragica ed imprevedibile.

Ad ogni modo, aspettando tempi migliori, ilranking come nuovo criterio accessorio di partecipazione ai grandi eventi, se prenderà definitivamente piede, rivoluzionerà il modo di intendere la prestazione in atletica.

Perché dall’Olimpiade in giù, potrebbe diventare un parametro che influirà  sulla possibilità di partecipare ai meeting , forse più di quanto non sia accaduto sino ad oggi grazie ad un season best realizzato su una delle famose piste e pedane “magiche”.

Il ranking potrebbe essere una rivoluzione per quei ragazzi e ragazze bravi e bravini, visto che la classifica World Athletics (la vecchia IAAF)  non si preoccupa di tutto quanto succede sotto gli 850/880 punti tabellari ( e se abbiamo a che fare con i senior riflettiamoci).

https://www.worldathletics.org/world-rankings/introduction

Se il ranking sta muovendo i primi passi per gli atleti, figuriamoci quanto sarebbe lontano e difficile ipotizzarne uno per i loro tecnici.

In molti sport, anche quelli che hanno già  un proprio ranking  ufficiale, la classifica di valore per giocatori e i loro tecnici è arbitrariamente ma molto pragmaticamente basata su quanto un atleta o un allenatore riesce a guadagnare.

Sappiamo bene che molto spesso il campo  contraddice queste valutazioni meramente economiche, sempre influenzate da molteplici fattori  extrasportivi, ma il concetto, seppure brutale, ha una sua logica: sei bravo nella misura in cui riesci a farti pagare.

In Italia un ragionamento di questo tipo fatto per l’atletica leggera per molti farebbe soltanto sorridere.

O piangere.

O lavorare per migliorare un po' le cose.

Fare i tecnici di atletica in Italia  è visto come un semplice passatempo.

Lavorare con un minimo di criterio, con il rispetto per se stessi, per cosa si fa e per chi si allena  è quasi visto come spocchia e indice di presunzione. Altrove invece esistono albi di riferimento consultabili ed alcune federazioni illuminate, come quella Britannica, riportano addirittura il nome del tecnico  scritto accanto a quello dell’atleta direttamente sulle graduatorie.

Da noi manca quasi sempre il professionismo e talvolta anche la professionalità e pensare ad una classifica che stagione per stagione metta in ordine chi fra noi è stato più bravo è quasi utopico.

Magari ogni tanto si conferisce un premio all’allenatore dell’atleta più forte, ma sempre secondo una  logica simile a quella che in una palestra vuole che il personal trainer più bravo sia quello più grosso.

Ora, nessuno mette in discussione che allenare sia un’arte eccetera eccetera, ma, per gioco o per amore, si può provare a fare una classifica di ogni cosa: persino  indicando con un numero il quoziente in grado di dare una misura dell’intelligenza.

Quindi si può provare se non a costruire una classifica, per lo meno ad indicare quelli che sarebbero i parametri utili a giudicare il nostro rendimento di tecnici.

Un insieme di criteri che non pretende di essere insindacabile, né perfetto né definitivo.

Un gioco giusto per provare a capire quali siano i criteri su cui possiamo autovalutarci.

Nel calcio si dice che l’allenatore non fa mai goal. Ed è vero. Ma lì  c’è un sistema molto selettivo che impone ai tecnici delle obbligazioni di risultato,  per le quali ogni tecnico è messo continuamente in discussione.

In atletica invece spesso non si capisce nemmeno quali siano gli obbiettivi su cui valutare le performance di un allenatore.

Certe società e certi settori tecnici passano pigramente lustri su lustri senza mai “produrre” un atleta di rilievo. O si può anche dire, se solo si alza un po’ l’asticella dell'aspettativa rispetto allo zero, senza mai produrre un atleta punto e basta.

D’altro canto altre realtà più feconde  si rendono ben presto conto che il “fare bene” non offre quasi mai vantaggi.

E’ un sistema piatto, schizofrenico e autoreferenziale, che genera solo frustrazione e delirio.

Noi invece crediamo che anche i tecnici debbano avere degli obbiettivi misurabili e dei criteri di valutazione e di autovalutazione.

Piccola nota a margine.

A febbraio ai campionati indoor di categoria un'allieva che seguo e che ha dimostrato da  sempre ottime attitudini, ha perso per pochi centesimi il titolino dei 400. Questo per merito di una avversaria brava e caparbia, ma anche a seguito di una condotta di gara che definita benevolmente sarebbe stata da considerare molto generosa, ma per dire le cose come stanno era da catalogare come scriteriata. In quell'occasione ha mancato per un centesimo il minimo degli oramai cancellati Campionati Europei U18.

In atletica un risultato di questo tipo generalmente viene considerato come una medaglietta che entra nel piccolo palmares di un tecnico di club. Ma in un contesto come è  quello del calcio di una prima categoria o di una promozione, una situazione di questo tipo non di rado si traduce in un esonero.

Quali parametri prenderemo in considerazione per il nostro fanta-coach?

Quindi, immaginandoci di pensare a qualcosa di alternativo a questo piattume, abbiamo pensato cosa ci inventeremmo e a quali parametri guarderemmo se dovessimo  provare noi a costruire un fanta-coach, se non per premiare, almeno per individuare, un po’ per gioco, gli allenatori più bravi.

Con una premessa e un'avvertenza.

Dell'allenatore in questo caso vogliamo valutare soltanto l'aspetto tecnico, “atletico” verrebbe da dire: le capacità prestazionali.

Nell'ambito giovanile, della promozione sportiva e non solo, l'allenatore spesso svolge anche una funzione educativa e sociale molto importante, che richiede qualità umane forse ancora prima  che tecniche. Sono aspetti  imprescindibili  ma quasi impossibili da misurare e che in questo gioco non abbiamo voluto considerare.

In questo caso invece per il nostro gioco noi costruiremmo un punteggio che tenga conto del:

1) Livello di formazione

Un patentino da tecnico non vuole dire molto, ma seppur pochissimo, è un po’ più di niente. La formazione federale non può essere organica e per molti motivi non può che mettere delle toppe in un contesto fondato sulla improvvisazione, il fai da te e l’arrangiarsi.  Ma ha pur sempre un valore, rappresentando più che altro un’intenzione ed un indizio di buona volontà.

Una laurea in scienze motorie è sicuramente un valore aggiunto e dovrebbe dare parecchi punti extra, specie quando è sostenuta da una solida frequentazione della pista. Altri percorsi formativi  nell’ambito della medicina, della fisioterapia tornano sicuramente utili come male non fa un qualsiasi altro  titolo di studio generico.

Una laurea in  ingegneria e delle buone competenze matematiche e  statistiche da un  lato, come delle capacità comunicative, pedagogiche e relazionali dall’altro, sono sicuramente un plus e, se sono certificate dal famoso “pezzo di carta” è quasi sempre meglio.

Per tutto quanto sopracitato l’allenatore meriterebbe un bonus di punti e ovviamente, trattandosi di un fanta-coach, assegneremmo tanti punti bonus ai nostri corsi.

O forse no: i tecnici bravi hanno sempre riempito le nostre aule giusto per imparare e migliorarsi, senza preoccuparsi di ricevere in cambio nessun patentino, credito formativo o diploma di ogni sorta.

Perché in fondo, qualsiasi siano i vostri titoli, se vi stanno picchiando e le state prendendo di santa ragione ricordatevi quanto diceva a proposito di arti marziali il vecchio maestro Miyagi: “la cintura nera serve solo a sorreggere i pantaloni”.

Formazione
Patentino da tecnico Istruttore 5 punti Allenatore 2 livello 10 punti Allenatore terzo livello o superiore 20 punti
Titolo di studio

Laurea Generica 5 punti

Laurea “funzionale” es. Medicina-Ingegneria- Pedagogia 10 punti Laurea in Scienze Motorie o Isef 25 punti
Patentini altre federazioni Istruttore 2,5 punti Allenatore 2 livello 5 punti Allenatore terzo livello o superiore 10 punti

 

2) Competenze linguistiche

Se un tecnico "fa carriera" dovrà pensare di muoversi e assistere anche a competizioni fuori della sua provincia. Conoscere le lingue potrebbe essere un vantaggio.

Competenze linguistiche Inglese eccellente 5 punti Altre lingue 2,5 punti

 

3) Un passato da atleta di più o meno alto livello.

A nostro parere i trascorsi agonistici di un atleta di livello sono di volta in volta, a seconda delle situazioni, sopravvalutati o sottovalutati.

Nell’ambito dei corsi federali di qualificazione per i tecnici un passato da atleta di livello internazionale, (se non ricordo male come minimo convocato in Coppa Europa) viene liquidato con miseri 0,5 crediti formativi, gli stessi che si ottengono magari sonnecchiando per un paio di ore ad un corso di aggiornamento di livello base. Altri corsi di questo tipo, di una giornata o due, arrivano a valere 1 o 1,5 crediti.

Una carriera da atleta di un certo livello, che porta a vestire la maglia azzurra non è di certo sinonimo di grande preparazione e di capacità di allenare.

Ognuno degli allenatori che legge questo articolo può certamente passare in rassegna la schiera dei propri atleti presenti e passati per capire che non sempre le doti tecniche più spiccate sono quelle che portano ad essere i migliori anche come allenatori.

Però bisogna anche considerare che le esperienze condensate in una carriera fatta di anni di allenamenti quotidiani, di raduni magari in centri di preparazione olimpica, rapporti con altri tecnici, trasferte internazionali,  crea un vantaggio di conoscenza pratica che difficilmente si può condensare in un week end o due di preparazione.

In maniera molto salomonica riteniamo che “alle vecchie glorie” acquisite da atleta si possano attribuire gli stessi punti che verrebbero attribuiti con i medesimi conseguimenti raggiunti dai propri atleti nella nuova carriera di tecnico.

A nostro parere essere stato un ottimo atleta non fa certo male: se sei stato un azzurro un qualche bonus noi te lo riconosciamo: al saper fare (o l’aver saputo fare) per lo meno in uno degli ambiti delle discipline dell’atletica leggera, deve essere certamente riconosciuto un valore.

Ma se la federazione è piuttosto avara nel considerare il valore di quanto fatto da un ex atleta buono o molto buono, questo concetto è ribaltato al cospetto di un oro Olimpico o mondiale. La situazione in questo caso si ribalta e “The winner takes it all” come cantavano gli Abba. Il vincitore prende tutto, responsabilità comprese.

Lo capiamo anche noi che un oro Olimpico o mondiale sia “per sempre” e riteniamo che spesso sia una scelta logica dare un ruolo agli ex super campioni, sfruttandone l’esperienza e soprattutto l’immagine.

Ma avere vinto come atleta non significa automaticamente aver le competenze per poter diventare un direttore tecnico o un responsabile di settore di una nazionale. Non automaticamente precisiamo. Questi passaggi insomma, quando non si è mai stati nel ruolo di allenatori, in certi casi ci sembrano piuttosto affrettati. Specie se accanto al grande nome che, lo ripetiamo, male non fa, non esiste una valida struttura scientifica che fornisca il proprio supporto.

Passato da Atleta
Atleta di livello nazionale 5 punti Atleta di livello internazionale 10 punti Medaglia Olimpica o mondiale 25 punti

 

4) Gli atleti con cui si lavora (e con cui si ha lavorato).

Se il cuore del ranking degli atleti resta comunque la prestazione, il cosiddetto punteggio tabellare, riteniamo che anche per gli allenatori, la grossa fetta della torta sia rappresentata dalla “scuderia” di atleti che si gestisce. Del resto se si può essere atleti e non avere un allenatore, non si può essere allenatori (attivi) senza avere atleti da allenare.

Questo ovviamente non significa che l’allenatore con gli atleti più forti sia quello più capace o con più “talento”. Significa però che il suo lavoro in quel preciso momento è meglio valorizzato dagli atleti con cui lavora.

Le graduatorie stesse degli atleti non esprimono in maniera direttamente lineare il loro potenziale.

Però, a nostro parere, gli allenatori “forti” sono, in larga misura, quelli che gestiscono gli atleti più forti.

Tra i luoghi comuni sui tecnici di atletica leggera uno abbastanza diffuso infatti è quello che vuole che il tecnico bravo non sia  quello che “ha l’atleta forte”, ma quello in grado di far migliorare l’atleta scarso con cui lavora.

E’ Falso. Il Milan di Sacchi era pieno di campioni,  Toivonen era seduto al volante di una Delta S4, la Mclaren di Senna era un missile e Valentino Rossi non ha mai vinto una gara in sella ad una bicicletta. Se vogliamo continuare con l’atletica Vittori allenava Mennea, Glen Mills Bolt, Tamberi Tamberi e Tortu Tortu.

L’atleta fa il tecnico quanto il tecnico fa l’atleta,  probabilmente più la prima cosa che la seconda. Se un allenatore vuole avere successo deve scegliere bene i propri atleti allo stesso modo per cui un atleta deve scegliere bene i propri allenatori.

Se un allenatore pensa di essere riconosciuto come bravo perché accompagna un atleta maschio durante il percorso che lo porta da 11”50 sui 100 a 11” si sbaglia di grosso.

Le probabilità di essere riconosciuto come tecnico perché si fa migliorare un atleta "scarso" (magari un ottimo ragazzo in un percorso pieno di soddisfazioni umane più che tecniche), sono le stesse di diventare un CEO per la Coca Cola, perché si è stati bravi a gestire i conti di un’edicola.

La visione porto l’atleta X da A a B e quindi sono bravo ha una sua logica, ma nasce da una visione parziale.

Innanzitutto i miglioramenti dal basso livello, specie se giovanile, sono molto più facilmente ottenibili, auspicabili e prevedibili.

Gli ultimi gradini nella scala di qualificazione di un atleta verso l’alto livello invece sono molto meno scontati e più difficili da percorre.

Oltretutto credo che si possa iniziare a parlare di allenamento solo una volta superata la decina di ore di allenamento settimanali. Entro quella soglia l’allenatore svolge un ruolo  più di insegnante e risulta molto più difficile quantificare il proprio apporto in termine di sviluppo cosiddetto condizionale. L’elemento della periodizzazione al di sotto di queste soglie sparisce, dal momento che lo stile di vita dell’atleta ( es utilizzo dei mezzi per muoversi, tipo di attività lavorativa o scolastica, lezioni di educazione fisica, attività sportiva spontanea, gestione del sonno e del tempo libero, ) risulta avere un ruolo preponderante rispetto a quello rappresentato dall’attività organizzata al campo.

Quando l'intensità e il volume di lavoro sono bassi, il margine di errore è molto più alto. Se si propongono 3 o 4 allenamenti settimanali e sono ammessi molti più sbagli di quando ad esempio questi diventano 10, situazione in cui l'ordine dei lavori, la loro intensità, l'alternanza degli stimoli e dei sistemi energetici utilizzati, i rapporti tra  lavoro e recupero si giocano entro limiti molto più stretti.

L’altro aspetto di cui non si tiene mai conto è che lo scambio di competenze allenatore/atleta non è unidirezionale.

L’allenatore non solo insegna, ma impara parecchio anche dall’atleta con cui lavora.

Se l’atleta è di buon livello si imparerà molto su quelle che sono le esigenze di un atleta di quella determinata classe di qualificazione.

Insomma, giusto per capirci, se si diventa molto bravi a guidare un motorino si acquisiscono di certo competenze e capacità, ma probabilmente non quelle che servono per guidare una motogp.

Sapere di essere più veloci sul Garelli di  Valentino Rossi e Marquez  può essere una soddisfazione, ma resta poco utile.

(A meno di non trovare un team disposto a fare grandi investimenti su un asso del motorino…)

Questo non significa ovviamente svilire le qualità dei ragazzi con cui si lavora.

Al contrario.

Qualunque sia il livello degli atleti con cui si lavora, qualsiasi siano i loro risultati, il tecnico deve domandarsi: sono io a farli andare così piano?

Ed anzi, per quanto il tecnico sia bravo, deve sempre ragionare in  questo modo: se un atleta ottiene un risultato, vuol dire che se fosse stato allenato soltanto un po’ meglio, sarebbe stato in grado di ottenerne uno anche migliore.

  • Bonus prestazione atleta allenato
    Fino ad 850 punti tabellari. 0,1 punti per ogni punto

    Es= 800 punti x 0,1= 80 punti

    Tra 850 e 950 punti tabellari.

    0,11 punti per ogni punto.

    Es= 900 punti x 0,11= 99 punti

    Tra 950 e 1000 punti tabellari.

    0,12 punti per ogni punto.

    Es = 1000 punti x 0,12= 120 punti

    Tra 1000 e 1050 punti tabellari.

    0,13 punti per ogni punto.

    Es 1010x 0,13= 131,3 punti

    Oltre 1050 punti tabellari.

    0,14 per ogni punto.

    Es 1100x 0,14=154 punti

 

5) Dove, quando e quanto?

Sul mio profilo di Facebook mi trovate in alcune foto in posa con Micheal Johnson, Karolina Kluft, Colin Jackson e Yarisley Silva: non li ho mai allenati.

Le foto ricordo non conferiscono alcuna autorevolezza anzi, il selfie rispolverato da dirigenti e tecnici con il campione di turno non appena combina qualcosa di buono, spesso sa persino un po’ di patetico.

In atletica tra gli allenatori spesso si verifica quella che nelle arti marziali potrebbe essere chiamata la sindrome di Bruce Lee, che vede proliferare schiere di maestri che si proclamano allievi diretti dell’inventore del Jet Kun do…ma che magari però sono nati successivamente alla morte dell’attore marzialista campione di incassi.

Una foto, una seduta di allenamento, una settimana o un mese a mio parere non sono sufficienti per fregiarsi della qualifica di “Allenatore di”.

Riteniamo che per quel ruolo o comunque per acquisire qualche punto di bonus nel gioco del ranking che stiamo ipotizzando, serva almeno un macrociclo di preparazione seguito ad un periodo di gare.

Come minimo una stagione indoor insomma.

Questo è un periodo minimo. Riteniamo infatti  che anche se l’allenatore  in un lasso di tempo così breve avrà insegnato poco nulla al campione in questione, per lo meno qualche cosa avrà imparato. Più lungo sarà il periodo di lavoro insieme, maggiore dovrebbe essere il bonus.

Una volta chiuso il rapporto invece il tesoretto di punti dovrebbe andare via via a ridursi.

Ma lentamente.

Infatti crediamo che un tecnico non rincoglionisca automaticamente nel momento in cui perde il “campione” ma che resti di fatto lo stesso tecnico.

Ovviamente nel fare tutte queste considerazioni, la situazione di lavoro tipo che ci siamo immaginati è quella classica, ideale e preferibile, che vede l’allenatore e l’atleta a lavorare insieme nello stesso campo con una certa frequenza, preferibilmente quotidiana.

L'allenamento a distanza vale?

Al giorno d’oggi esistono comunque delle possibilità di attuare  soddisfacentemente delle collaborazioni anche a distanza, tramite l’invio di programmi, le videochiamate, l’analisi video ed altri più sofisticati mezzi per monitorare i parametri significativi delle abilità biomotorie con cui si sta lavorando.

Se un lavoro di questo tipo è fatto con serietà e metodicità, pensiamo che possa anche funzionare, specie in talune specialità e se si collabora con atleti già evoluti.

Un aspetto che distingue un allenatore online da un allenatore sul campo sono comuque sempre pioggia, sole, vento ed intemperie in generale. Pertanto vi tagliamo la metà dei punti prestazione dell’atleta che seguite

Molto diverso è inviare un programma una volta al mese perché questo semplicemente non è allenare. In questo caso non vi spetta alcun punto.

Per prenderseli tutti interi comunque per noi ci vogliono 4 o più anni di lavoro fatti al campo. Altrimenti il premio va decurtato di ¼ per ogni anno mancante.

Esempio atleta da 1000 punti tabellari. Bonus prestazione 120 punti

Atleta seguito al campo quotidianamente (minimo 4x week)

Seguito da 4 o più stagioni.

120x1= 120punti

Seguito da 3 stagioni

120x0,75= 90 punti

Seguito da 2 stagioni

120x0,50= 60 punti

Seguito da minimo 6 mesi a 1anno

120x025= 30 punti

Visto per caso al campo, foto ricordo, aver fatto stretching sullo stesso ostacolo siepe= 0 punti

 

Per gli atleti a distanza invece...

 

Atleta seguito online o saltuariamente (invio programmi e controlli periodici

Seguito da 4 o più stagioni.

120x0,5= 60

punti

Seguito da 3 stagioni

120x0,375= 45

punti

Seguito da 2 stagioni

120x0,25= 30 punti

Seguito da minimo 6 mesi a 1anno

120x0,125= 15 punti

Visto per caso al campo, foto ricordo, aver fatto stretching sullo stesso ostacolo siepe= 0 punti

6) Ancora una volta: quando?

Nel ranking degli atleti gli “Honours” ossia i titoli, ossia le vittorie hanno un peso, come lo hanno i piazzamenti.

I titoli più premianti nel  ranking iaaf per gli atleti sono le manifestazioni assolute. Giusto per fare un esempio il “placing score” assegnato agli Europei U20 di Bòras e a quelli U23 di Gavle erano rispettivamente quelli di manifestazione “D” e “C”. A titolo di confronto gli assoluti di Bressanone sono stati considerati una manifestazione di livello “B”. Il livello intrinseco delle prestazioni dimostra che la scelta era appropriata per quanto riguarda gli atleti e a maggior ragione lo sarebbe per gli allenatori.

Nella intricata ed irrisolvibile questione della spartizione dei meriti tra atleti e tecnici un punto abbastanza condivisibile è quello che più l’atleta è giovane tanto più l’ago debba pendere a favore del talento di questo che piuttosto che delle capacità del suo allenatore.

Nel nostro fanta-coach tanti punti bonus per i titoli e i piazzamenti assoluti ma pochini per quelli giovanili.

 

N.B.

In questo caso non stiamo valutando il valore di un atleta, ma la capacità di un coach di allenarlo. Pertanto i Bonus per i titoli conseguiti dagli atleti devono rimanere nell’ambito della categoria dell’atleta cha si allena. Un atleta di ottimo talento può facilmente competere e vincere anche nelle categorie superiori. Questo fatto però a nostro parere certifica molto di più le qualità o la precocità dell’atleta, piuttosto che il valore del suo tecnico.

 

7) Quanti?

 

Alcune delle considerazioni fatte sopra portano ad un problema spinoso.

Quanti tecnici può avere un atleta solo? La risposta per noi è anche più di uno.

Collaborare, crearsi uno staff, saper lavorare insieme non può costituire un malus. Anzi.

L’era dei tuttologi è finita da tempo.

Qualsiasi sia il numero delle persone che collabora nello sviluppo di un  atleta è comunque importante che i ruoli siano ben chiari e definiti.

Se poi dobbiamo proprio individuare chi sia l’allenatore in mezzo ad un gruppo di persone che lavorano insieme, ci rifacciamo a questa espressione anglosassone che rende bene l’idea: l’allenatore è quello che “is driving the bus”.

Oltre a tutto lo staff crediamo che, in determinate condizioni, tecniche o logistiche che siano,  un paio di persone possano dividersi le responsabilità di allenatore.

In questo caso non riterremmo di dover dividere il bonus del nostro fanta-coach. Anzi. Coordinarsi è difficile e poi nel ranking degli allenatori non ci interessa tanto chi “ha più merito” in una prestazione, ma piuttosto chi diventa più bravo e, il confronto continuo, è sempre una ottima opportunità di crescita

Se questo è il lato buono della medaglia, quello cattivo è quello a cui in una certa misura abbiamo già accennato nel punto “dove, quando e quanto”.

Solitamente più l’atleta è di spicco, più proliferano quelli che si autoproclamano come suoi allenatori.

Lo ripetiamo: se avete fatto una foto con lui, se gli avete preso due tempi, se l’avete visto o condotto in uno o due raduni di una mezza giornata…non siete gli allenatori del tal campione.

Se invece invece prendete degli atleti già fatti e finiti che fanno altre discipline e per 2 mesi all'anno li distogliete dai loro obbiettivi non siete allenatori: siete dei rompiballe.

 

8) Ancora: quanti?

 

Chiarito quanti allenatori può avere un atleta, resta da considerare quanti atleti servono ad un allenatore per essere bravo.

Tendenzialmente ne dovrebbe bastare uno anche se ad alcuni allenatori, specie casi eclatanti del passato, viene spesso rimproverato poca duttilità e scarsi risultati rispetto ad esperienze che non riguardassero il  singolo grande campione.

Occorre dire che se gli standard sono un record mondiale o un oro Olimpico…risulta molto difficile che questi siano statisticamente replicabili.

Lasciando perdere i super campionissimi noi pensiamo che per gli atleti normali valga comunque lo stesso principio dei gusti nei gelati al biscotto: “Two is megl che uan”.

Per gli atleti, a seconda delle specialità vengono prese in considerazione 2 o 3 o 5 prestazioni.

Crediamo che al nostro fanta-coach un allenatore allo stesso modo possa giocarsi dai 2 ai 5 atleti. Troviamo un numero di mezzo e diamo un massimo di 3.

 

9) L’atleta ha cambiato tecnico ma non ha migliorato è peggiorato, si è infortunato, ha smesso, se ne sono perse le tracce eccetera eccetera.

 

A noi non interessa. La vita sportiva di un atleta dopo la separazione da noi non è affare nostro.

I suoi successi o gli insuccessi postumi al periodo della nostra collaborazione non devono riguardarci e non sono il metro delle nostre capacità di tecnico.

Quindi occupiamoci e concentriamoci sugli atleti con cui stiamo lavorando e non sprechiamo energie a vedere cosa succede a chi ci ha ( o abbiamo) abbandonato.

Quindi nessun bonus e nessun malus per le vicende di un atleta che non fa più parte del nostro gruppo.

Se mai un punto in più “a chi capisce, quando il gioco finisce e non si butta giù”.

Così, per semplicità, abbiamo pensato di sommare ognuno dei fattori che, a nostro sindacabilissimo giudizio, sono quelli che concorrono a determinare il livello di un tecnico.

In realtà in molti casi più che all'addizione si dovrebbe pensare alla moltiplicazione e considerare dei coefficienti in questo senso.

Per farci capire, per esempio, riteniamo che un allenatore molto formato e scientificamente preparato ricaverà molto di più dalle esperienze fatte con atleti di ottimo livello. Al contrario, meno si sa e si conosce, meno ci si potrà avvantaggiare anche quando si ha la fortuna di sperimentare esperienze significative.

Calcolatore punteggio Fantacoach

Andrea Uberti - cofondatore de IlCoach

Andrea Uberti

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Gli elastici: una risorsa per chi si allena a casa

21 Aprile 2020 by Redazione

Video elastici a casa

La conoscenza approfondita dei principi generali, talvolta permette di ignorare qualche dettaglio.

Questo vale per l'allenamento ma anche in molti altri ambiti.

In rete e soprattutto sui social in queste settimane hanno proliferato migliaia di proposte di allenamento da fare a casa fai da te.

Allenatori, appassionati, personal trainer più o meno palestrati, ma anche influencer, atleti ed atlete più o meno bravi, brave e graziose (e palestrate), hanno dispensato innumerevoli consigli e spunti su come mantenersi attivi durante questi giorni di reclusione.

Alcune di queste proposte erano valide, altre lo erano meno.

Occorre comunque riconoscere che in mezzo a tante routine discutibili si sono visti anche alcuni spunti molto interessanti.

Come sono interessanti certe app, davvero ben fatte, che permettono, specie per un atleta che sa già come muoversi e che conosce già una vasta antologia di esercizi, di allenarsi a distanza, potendo seguire praticamente tutti i protocolli possibili di allenamento (per lo meno nella loro versione commerciale).

Il problema (e ci riferiamo a quello con la “p” davvero minuscola dell'home training) di queste prime settimane di reclusione non è stato certamente quello dell'abbondanza dell'offerta ma, piuttosto, della qualità molto varia dei contenuti e della conseguente difficoltà nell'orientarsi nella scelta.

Così abbiamo pensato di proporre qualcosa che fosse un po' più specifico per l'atletica leggera e che. fosse soprattutto adeguato agli standard piuttosto esigenti dei nostri lettori.

Se in una prima fase fare qualcosa è stato comunque meglio che non fare nulla, il protrarsi di questa situazione impone di organizzarsi per strutturare delle proposte di lavoro più organiche ed articolate.

Le strategie su come impostare il lavoro in questa fase dipendono da tanti fattori quali la specialità che si fa o i mezzi che si hanno a disposizione.

Per esempio per un velocista, un saltatore o un lanciatore avere a disposizione una palestra casalinga apre la strada a molteplici possibilità (come ad esempio ragionare sul mantenimento o, perché no, impostare un macrociclo di forza in stile periodizzazione a blocchi).

Allo stesso modo per un mezzofondista un ottimo tread mill, una bicicletta con dei rulli o un giardino eccezionalmente grande offrono molte più opportunità rispetto a chi non ha tutte o nemmeno una di queste opportunità.

La proposta che vi facciamo ora però non riguarda queste situazioni privilegiate in cui un allenatore con un po' di esperienza si può barcamenare facilmente nell'obbiettivo di mantenere a livelli accettabili la condizione e l'umore degli atleti che sta seguendo.

Perché gli elastici?

Abbiamo invece pensato alle situazioni più problematiche e, in questi casi, la soluzione migliore, economica, facilmente reperibile e che non richiede spazi ci è sembrata quella degli elastici.

Con un elastico (e molto meglio con due se non con un intero set) si possono fare tante cose interessanti.

Sebastiano Spotti è un fisioterapista ed un velocista con cui abbiamo iniziato a collaborare prima che iniziasse l'emergenza Corona virus.

Scoppiata l'emergenza gli abbiamo chiesto di produrci una rapida “videolibreria” di esercitazioni rispetto a quelli che erano i nuovi programmi di lavoro con cui avevamo pensato di riempire una piccola parte delle giornate d'un tratto lunghe dei nostri atleti.

I brevi video che ci aveva realizzato erano semplicemente l'esecuzione di una serie di esercizi ed erano simili a quelli (ben fatti) che si possono vedere scorrendo le storie di Instagram dei nostri amici sportivi.

Erano scarni, brevi, andavano subito al punto ed erano perfetti per girare nei gruppi e nelle chat di Whatsapp dei compagni e delle compagne di allenamento che, nelle maggior parte dei casi, avevano più che altro bisogno di ricondurre al nome di un esercizio scritto su un programma, un movimento che probabilmente già conoscevano e avevano già visto e già provato.

Cosa troverai (e NON troverai) nei nostri video sugli elastici

Invece i video che Sebastiano ha realizzato per IlCoach sono diversi.

Sono divisi in tre capitoli:

  • Nel primo gli elastici sono usati come mezzi per fare riscaldamento, attivazione dei distretti muscolari che si andranno ad utilizzare nella parte centrale dell'allenamento e per rinforzare il core;
  • Nel secondo i principali esercizi effettuati con il bilanciere sono convertiti in esercitazioni con l'elastico;
  • Nel terzo si affrontano gli esercizi cosiddetti complementari e quelli più indicati per il warm down e per “scaricare” le articolazioni alla fine di una seduta

Sono ottimi video.

Sono lunghi e sono rivolti a chi nelle cose che fa cerca un minimo di approfondimento.

Tutte le esercitazioni sono contestualizzate e sono corredate da spiegazioni che riguardano non solo la tecnica esecutiva, ma anche le peculiarità del lavoro effettuato con gli elastici.

Di ognuno degli esercizi sono indicate le articolazioni e i gruppi muscolari che vanno a sollecitare.

Sono 3 video che non contengono soltanto degli spunti estemporanei e non ci sono circuiti di lavoro tipo 3x10 di questo o 30 secondi di quello o effetti speciali alla Tik Tok con in sotto fondo la hit del momento.

Non sono work out già pronti con cui sistemare l'atleta per una seduta di allenamento.

Ci sono tanti esercizi ma, più importante, ci sono anche concetti su cui ragionare.

Gli allenatori poi potranno scegliere cosa prendere e cosa no.

Sebastiano ha indicato il “cosa”, il “come” e il “perché”.

Il “quanto” e il “quando” e il decidere cosa utilizzare e come creare delle progressioni per i propri atleti resta ovviamente ai tecnici personali.

Noi ci auguriamo semplicemente di aver indicato qualche strumento in più dare un po' di varietà alla propria proposta di allenamento che, al momento, per tutti noi è fortemente limitata dalla situazione contingente.

Tutti i tecnici che cercano di aggiornarsi costantemente sono abituati ad imparare.

Come allenatori siamo invece chiamati ad insegnare.

In questo momento però è fondamentale che i nostri atleti “imparino ad imparare”.

Sicuramente per le prime 4, forse 6 o 8 settimane a partire dal momento in cui torneremo in pista, gli atleti che hanno ritenuto più forza, che hanno meglio controllato il peso, che hanno fatto peggiorare meno la propria Vam avranno un vantaggio rispetto agli altri. Ma sarà una cosa giusto di un mesetto o più probabilmente di 2 o di 3. Nel lungo termine invece gli atleti e gli allenatori che avranno più vantaggio saranno quelli che in questi mesi avranno imparato di più.

Quelli che avranno acquisito maggiore consapevolezza non solo eseguendo o imparando 4 esercizi nuovi, ma soprattutto capendo la logica e il significato che sta alla base di ogni lavoro.

E ricorda...

[tweetthis]"Non esistono esercizi che fanno diventare un allenatore capace. Ma ci sono allenatori capaci che sanno rendere gli esercizi utili!" @ilcoachnet[/tweetthis]

Allenamento a casa con gli elastici. Parte 1, il Warm Up

Allenamento a casa con gli elastici. Parte 2. Gli esercizi fondamentali

Allenamento a casa con gli elastici. Parte 3, esercizi di prevenzione e complmentari.

Sebastiano Spotti

Sebastiano Spotti

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Valutare il carico interno con la percezione dello sforzo

11 Aprile 2020 by Redazione

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”I muscoli non hanno gli occhi” è una frase che contiene qualche verità.

Questo significa che si possono raggiungere stimoli allenanti simili utilizzando mezzi diversi e viceversa.

Valutare il carico interno

Il carico interno e quello esterno sono due concetti diversi e, specie in contesti e situazioni particolari, possono determinare grandi differenze nel carico percepito, a fronte di carichi esterni anche identici.

Se i muscoli e gli altri complessi meccanismi che regolano la nostra fisiologia possono in una qualche maniera essere “imbrogliati”, non possiamo comunque prenderci in giro e credere di poter fare in una stanza quello che facevamo in una pista o in una palestra.

Per questo è importante avere dei riferimenti soprattutto ora che non possiamo confidare in quei dati numerici fatti di misure, tempi e quantità a cui siamo soliti affidare buona parte delle nostre valutazioni.

Se è cambiato cosa fa e cosa può fare l'atleta e queste attività d'un tratto sono molto più difficili da misurare, diventa ancora più importante riuscire a valutare e quantificare come questo carico è percepito dall'atleta.

Sforzo percepito per la valutazione del carico interno

Franco Impellizzeri è uno degli esperti più riconosciuti a livello internazionale in questo campo e, direttamente da Sydney dove insegna e vive, ci ha regalato un contributo di grande valore.

Lo ringraziamo certi che grazie alle sue parole anche in una situazione difficile possiamo dare un piccolo aiuto ai nostri tecnici.

La valutazione dello sforzo percepito (o RPE) secondo un approccio metodologico corretto è molto importante oggi e sarà più importante ancora non appena avverrà il secondo grande stravolgimento nell'attività degli atleti che tutti stiamo attendendo: il ritorno in pista!

Qui sotto il link per scaricare la scala di Borg:

CR10skal.ital.070901

 

Franco Impellizzeri

Franco Impellizzeri

PhD, University of Science and Technology, Faculty of Medicine, Department of Physiology and Biomedical Engineering, Trondheim, Norvegia. Master e Laurea in Scienze Motorie, Università degli Studi di Milano.
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Filed Under: Basi dell'allenamento, News, News, Test di valutazione

La donna nello sport

13 Novembre 2019 by Redazione

donna-nello-sport

Immagine di copertina da Pixabay

La donna nello sport

Introduzione

Lo sport non è sempre stato aperto a tutti.

La “Carta dei principi dello sport per tutti”, redatta nel dicembre del 2002, recita nel suo primo articolo: “Praticare lo sport è un diritto dei cittadini di tutte le età e categorie sociali”.

Gran parte della storia antica e moderna ha però visto la donna esclusa dall’attività fisica. Grandi passi avanti si sono fatti dal punto di vista di mentalità e di rispetto dei diritti allo sport. Molti passi sono ancora da fare.

Questo articolo vuole evidenziare il ruolo della donna nella storia dello sport, l’evoluzione della sua partecipazione e le caratteristiche che la differenziano dall’uomo, senza tuttavia impedirle di raggiungere mete comparabili a quelle maschili.

 

La storia

Villa Casale, di Piazza Armerina (Enna) di epoca romana offre uno spettacolo colmo di storia e che ci permette di riflettere. Il mosaico chiamato “le ragazze in bikini” mostra che già nel IV secolo le donne erano solite esercitarsi in attività fisica. Sono raffigurate ragazze impegnate nella corsa campestre, nel lancio del disco e nel gioco della palla, mentre le vincitrici vengono premiate con la palma della vittoria e una corona di rose.

La donna nello sport

La donna nello sport. La storia

Nell’antichità non era quindi inusuale trovare figure femminili dedite alla pratica sportiva. Nell’antica Grecia troviamo invece una diversa situazione.

Le Olimpiadi antiche, svoltesi dal 776 a.C. al 393 d.C., erano aperte esclusivamente a cittadini di sesso maschile. Le donne non potevano parteciparvi né da atlete né da spettatrici. Un aneddoto: si dice che a causa della madre di un’atleta che era riuscita ad assistere ai giochi travestendosi da uomo, anche gli spettatori sono stati obbligati a lasciare ogni indumento  fuori dallo stadio.

Nell’epoca del Romanticismo ottocentesco la donna era vista come un essere languido e malinconico, o addirittura “ una creatura malata e dodici volte impura” (Alfred de Vigny). Il ruolo del genere femminile è stato per lungo tempo legato alla sfera domestica e subordinato alla procreazione.

Pierre de Coubertin ha l’incredibile merito di aver portato le Olimpiadi nell’epoca moderna, nel 1896 ad Atene, ma non era distante dal credo delle manifestazioni antiche riguardo alla partecipazione femminile. “La partecipazione femminile sarebbe poco pratica, priva di interesse anti-estetica e scorretta” (Pierre de Coubertin, 1912).

A Parigi nel 1900 alcune atlete riuscirono a partecipare in modo non ufficiale alle gare di tennis, croquet, vela e golf.

Continuarono a partecipare a qualche gara in forma non ufficiale, finchè nel 1920 ad Anversa furono ammesse ufficialmente. Nel 1928 ad Amsterdam le donne poterono partecipare alle gare di atletica leggera, fatto che aumentò notevolmente i numeri: 290 atlete su 2883. Tra il 1928 e il 1936 (Berlino) si inserirono gare femminili per le principali discipline olimpiche.

Nel 1968 a Città del Messico ci fu la dimostrazione di una grande crescita del movimento tecnico, e la partecipazione femminile arrivò al 12% del totale.

Le ultime Olimpiadi estive londinesi hanno visto per la prima volta le donne ammesse a tutti gli sport considerati in precedenza totalmente maschili, aggiungendo il pugilato femminile. Paradossalmente due sono le discipline femminili non presenti nella versione maschile: la ginnastica ritmica e il nuoto sincronizzato.

Parlando di Olimpiadi invernali, citiamo alcune discipline: nel Bob, presente dalla prima edizione del 1924 a Chamonix-Mont Blanc (FR), le atlete parteciparono per la prima volta nel 2002 a Salt Lake City (USA). L’Hockey su ghiaccio, anch’esso presente dalla prima edizione, è stato aperto alle squadre femminili nel 1998 (Nagano, J). Il Biathlon venne introdotto nel  1960 (Squaw Valley, USA) per gli uomini e nel 1992 (Albertville, FR) per le donne. Altre specialità come lo Short Track (1992) e lo Snowboard (1998) sono state inserite nelle ultime edizioni e sono state aperte da subito sia a uomini che a donne. Grande conquista per le donne nelle Olimpiadi di Sochi (RU): il salto con gli sci, prima ritenuto troppo pericoloso per le atlete. Unica specialità che manca ancora all’appello degli sport invernali in rosa è la Combinata Nordica, una combinazione di salto con gli sci e sci di fondo.

Le competenze nello sport

Guardando la storia dello sport al femminile e alle difficoltà che hanno dovuto affrontare le atlete possiamo notare la loro competenza nell’attività fisica.

Non possiamo negare la diversità tra uomini e donne. Tale differenza sarebbe anzi da esaltare: diverse competenze, risorse e possibilità uguali.

Vediamole in dettaglio.

Le differenze fisiche

Uomini e donne hanno un corpo molto diverso nelle sue caratteristiche. La donna adulta in media ha una statura di 7,5–12 cm più bassa, un peso corporeo di 11– 13 KG più leggero, 4,5-6 kg in più di tessuto adiposo, 12–18 kg in meno di massa magra. Queste differenze valgono per uomini e donne indipendentemente che siano sedentari o atleti. Fino alla pubertà uomo e donna hanno potenziali atletici molto simili. Con la maturazione sessuale a causa della diversa qualità e quantità di ormoni prodotti le caratteristiche fisiche cambiano in modo importante nei due sessi. Le influenze ormonali sulla composizione corporea sono determinanti.

La donna adulta può raggiungere al massimo i due terzi della forza dell’uomo per la fisiologica minore massa muscolare. L’allenamento sulla forza muscolare può determinare nella donna un aumento di forza del 20-30% ma l’ipertrofia muscolare è comunque in valori assoluti minore che nell’uomo. La massa muscolare oltre che per quantità è diversa nella donna anche per distribuzione: nelle donne essa è maggiormente sviluppata nella parte inferiore del corpo ed in particolare nelle gambe. E’ facilmente visibile come la donna non abbia nelle braccia e nel dorso importanti masse muscolari. Questo fa comprendere come le attività di forza che coinvolgono gli arti superiori ,  svantaggino le donne in maniera significativa.

Ma vediamo come alcune caratteristiche possano migliorare la condizione femminile: minore massa muscolare significa minori resistenze vascolari periferiche, migliore attivazione neuromuscolare, maggiore ossidazione degli acidi grassi. Il basso livello di testosterone impedisce alla donna di incrementare con l’allenamento la massa muscolare ( ipertrofia ) allo stesso livello dell’uomo ma non impedisce di esaltarne le capacità di resistenza alla fatica. Anche la meccanica della corsa è differente tra uomo e donna. La conformazione del corpo femminile necessita di uno sforzo maggiore per spostare il bacino, con una lieve riduzione dell’efficacia meccanica. Va infine ricordato a proposito di apparato locomotore che gli estrogeni conferiscono all’organismo femminile una elevata elasticità, nettamente superiore a quella dell’uomo. Questa caratteristica si traduce in evidente vantaggio nella pratica di alcuni sport (ginnastica). D’altro canto un aumento della lassità legamentosa a carico delle principali articolazioni ed una minore resistenza e densità ossea rappresentano degli svantaggi, essendo cause di maggior rischio infortuni rispetto agli atleti di sesso maschile.

Anche l’apparato cardiaco è differente: il cuore femminile è proporzionalmente più piccolo rispetto a quello degli uomini, sono quindi minori la gittata sistolica e la portata cardiaca,:l’apporto di ossigeno ai tessuti è quindi inferiore (Ugo Monsellato, 2013).

Nonostante tali consistenti differenze, le modalità e i caratteri della risposta dell’organismo femminile all’allenamento non sono dissimili a quelli descritti tradizionalmente per gli  uomini. Le donne, proporzionalmente al livello di partenza, beneficiano dell’allenamento esattamente come i maschi, così come sovrapponibili sono i meccanismi  biochimici in corso  di esercizio fisico. Diversi sono gli effetti dell’allenamento sulla composizione corporea della donna e dell’uomo praticanti attività sportiva di pari livello : più veloce perdita della componente grassa , ma più lento incremento della componente muscolare nella donna. La riduzione di peso, pur non importante, sarà accompagnata da un costane incremento della performance sportiva.

Altra grande differenza tra uomini e donne è il ciclo mestruale, che può rivelarsi un problema nelle atlete quando l’attività fisica è troppo intensa: il menarca può non comparire, o il ciclo può interrompersi, creando squilibri ormonali consistenti. Tale condizione può essere  sintomo di Disturbi Alimentari. Particolarmente a rischio sono alcuni sport di resistenza (atletica leggera, nuoto, canottaggio) o di figura (ginnastica, pattinaggio di figura, danza), in  cui la leggerezza fisica e l’aspetto hanno grande importanza (Vanessa Costa, 2013).

Un’attività fisica moderata non ha invece nessuna influenza sul ciclo mestruale. Controlli medici sono necessari in caso di sforzi fisici intensi e attenzione particolare va dedicata da parte di allenatori, genitori e dirigenti nei confronti di ragazze in sport a rischio.

Con una giusta prevenzione, nessuna controindicazione è visibile in alcuno sport.

Nel caso di gravidanza, non ci sono altre controindicazioni se non quelle mediche ed  ostetriche nel praticare sport. Il corpo della donna e il suo apporto di energia si modificano notevolmente, ma il peso corporeo del neonato non sembra essere modificato dalla pratica di esercizio fisico anche intenso da parte di atlete. Uno stretto controllo medico è comunque consigliabile, per la salute della donna e del bambino. Sconsigliati sono invece gli sport ad alto rischio di traumi. Prestazioni di altissimo livello sono stati ottenute da atlete in stato di gravidanza : “Mio figlio nascerà con la medaglia al collo, sono felicissima. Mentre sparavo sentivo muovere il bambino” (Chiara Cainero, 35 anni, al quinto mese di gravidanza, agosto 2013, oro nello skeet donne agli Europei di tiro a volo, Suhl, Germania).

E’ provato inoltre che le donne che svolgono attività sportiva hanno un parto più facile rispetto alle sedentarie.

Inoltre la maternità non limita la prestazione sportiva. Numerose atlete hanno ottenuto le loro performance migliori tra il primo ed il secondo anno dopo il parto.

Questo excursus nella fisiologia del corpo femminile ci ha permesso di notare le differenze con il corpo maschile, ma anche le risorse delle donne e le loro possibilità nello sport.

Il corpo femminile dev’essere allenato e rispettato in un modo diverso da quello dell’uomo,  ma non ha nessuna controindicazione a un’attività fisica intensa e legata alla performance, se sottoposta a controlli medici, ad attenzioni particolari e a una corretta prevenzione.

 

I ruoli sociali

Le donne hanno sempre avuto ruoli sociali profondamente diversi da quelli maschili. I primi uomini andavano a caccia mentre le donne si dedicavano ai figli, acuendo caratteristiche di genere molto diverse: gli uomini hanno più forza fisica, una migliore competenza spazio temporale e caratterialmente sono più aggressivi e più agonisti. Le donne, per contro, sono  più empatiche, hanno competenze linguistiche maggiori e sono più emotive.

Passiamo in rassegna tutte le fasi evolutivi di una persona:

L’infanzia

Durante l’infanzia, le bambine vengono spesso vestite con gonnelline e vengono messi loro gingilli tra i capelli, rigorosamente tenuti lunghi. Ma le differenze di genere non sono così determinanti per i bambini: vedrete spesso bambini di tre anni, maschi e femmine, con gonne o tute, giocare a rincorrersi nel fango. Gli atteggiamenti “femminili” o “maschili” vengono insegnati in gran parte dagli adulti di riferimento. Sicuramente le bambine preferiranno le bambole e i maschietti le macchinine. Ma quante volte accade il contrario? Eppure spesso i bambini vengono spinti dai genitori a partecipare a sport maschili come il calcio, il rugby o il judo,  mentre  le bambine  vengono  iscritte a ginnastica, danza,  pallavolo.  Nulla  da  dire, ma allora perché ci suona così strano che un bambino faccia ginnastica e una bambina calcio? Ecco come i ruoli sociali entrano nello sport anche nei primi anni di vita.

L’adolescenza

L’adolescenza è un periodo estremamente instabile e delicato. I ruoli sessuali si sono definiti dopo la pubertà, nascono i gruppi di genere e i primi rapporti tra sesso diverso, il corpo è cambiato, ci si avvia verso l’età adulta. Momento delicato anche per lo sport: molti lo abbandonano, e la maggior parte sono ragazze.

Ai giorni nostri si può notare come le ragazze si comportino da donne adulte e mature anche alle scuole medie inferiori, con atteggiamenti, vestiti e parole che non farebbero parte del loro mondo. La ragazza è vista come civettuola e intrigante. Che difficoltà devono quindi affrontare le ragazze che fanno sport giornalmente o che praticano un’attività sportiva a livello agonistico? Muscolatura, abitudini di vita ed alimentari, impegni giornalieri e nel weekend possono influenzare la vita non solo della ragazza, ma anche del ragazzo atleta. La ragazza in più deve affrontare lo stereotipo, di cui parleremo più avanti, della “femmina” non agonista, seducente, debole e senza mire di performance sportive. Inoltre, in vista della procreazione, il corpo della donna adolescente è in cambiamento, portando forme diverse e squilibri  ormonali, altra motivazione per la grande percentuale di drop-out (abbandono dell’attività sportiva) femminile.

L’età adulta

Anche nei giorni nostri, nonostante la società sia cambiata e porti le donne a non essere circoscritte dalle mura domestiche, le necessità della casa sono spesso sulle spalle del genere femminile. Si dice che i ruoli si stanno confondendo, e qualche esempio ne è la dimostrazione. Dal punto di vista sportivo troviamo però qualche difficoltà per le donne nel momento in cui si passa da essere figlie in casa con i genitori ad adulte indipendenti con una casa propria. Il genere femminile si è avvicinato molto a quello maschile dal punto di vista della formazione e possibilità di affrontare un lavoro. Molto sarebbe ancora da fare, ma analizziamo il momento attuale. Come i ragazzi, anche le ragazze studiano, si diplomano, si laureano, affrontano tirocini, stage, colloqui, periodi di prova mal pagati e lavori, non sempre compensati adeguatamente. Il tutto magari portando avanti uno sport e creandosi una vita indipendente, senza aver imparato adeguatamente, come accadeva un tempo, a badare a una casa. È una sperimentazione continua, fatta di cene cucinate velocemente dopo una giornata di lavoro e un allenamento snervante e faticoso.

Discorso a parte per le atlete professioniste che hanno trattamenti pari agli uomini ma con diritti leggermente diversi. Anche qui, molta strada è stata fatta, ma molta è ancora da fare.

La gravidanza

Mentre lavorare, cucinare, pulire i pavimenti e, per le donne più fortunate, stirare, sono attività fattibili da entrambi i sessi, una competenza rimarrà legata al mondo in rosa: la procreazione.

Le donne oltre ad affrontare la gravidanza, devono dedicarsi alla gran parte delle necessità del bambino appena nato. Anche qui l’evoluzione ha avuto da dire: l’orecchio femminile, per esempio, è più sensibile alla frequenza del pianto del bambino.

Cosa può significare tutto ciò in termini di sport? Come abbiamo già visto, non ci sono controindicazioni particolari riguardo lo sport in gravidanza e nel periodo del post parto.  Sono gli impegni e l’energia fisica a disposizione a cambiare. Con qualche difficoltà in più rispetto agli uomini che diventano papà, ma anche le mamme possono riuscire ad avere una vita sportiva intensa, magari con qualche aiuto esterno da parte del partner e della famiglia.

Le risorse

Dopo aver parlato di limitazioni, passiamo ora a parlare delle risorse del genere femminile nello sport.

Al pari degli uomini, sono in grado di impegnarsi in uno sforzo giornaliero, possono raggiungere i loro limiti fisici con allenamenti intensi. La motivazione all’attività fisica può essere pari, se non maggiore, a quella maschile. Maggiore perché le ragazze devono affrontare i pregiudizi e le difficoltà legate all’appartenenza di genere. Inoltre i comportamenti in campo sono diversi da quelli maschili, a volte più efficienti. Le atlete sono più attente ai consigli dell’allenatore, riescono a concentrarsi maggiormente durante gli allenamenti e hanno un rapporto solitamente più profondo con l’allenatore. Una relazione più personale ed emotiva, dà vita a una maggiore fiducia verso il tecnico e ad un affidamento quasi totale alle sue indicazioni.

La grande empatia, la capacità di comprendere in modo immediato gli stati emotivi altrui senza farsi travolgere, e la grande emotività, la tendenza ad emozionarsi facilmente, possono essere una grande risorsa, se trattate adeguatamente dalla guida tecnica. Le emozioni, se ben gestite e supportate, sono un motore importante per motivazione e impegno, portando, nei periodi di migliore condizione fisica, alla prestazione eccellente.

Possiamo vedere quindi come le donne abbiano tutte le risorse necessarie per affrontare l’attività sportiva e trionfare nello sport. Sono diverse dagli uomini, e come tali devono essere trattate, dal punto di vista di caratteristiche fisiche e personologiche. Se ben supportate e allenate, possono raggiungere mete importanti, che dimostrano l’uguaglianza tra i generi.

 

Gli stereotipi

Lo stereotipo è la tendenza a collocare qualcuno entro certe categorie. È un’esigenza della mente umana, che tende però a divenire coercizione se usata in modo vincolante e immutabile.

Lo sport è stato per gran parte della storia, considerato sinonimo di potere, sacrario dell’eccellenza. Le donne, per potervi accedere, dovevano rinunciare a qualcosa, la  femminilità, o guadagnare mascolinità (Adriana Lombardi, 2013).

Possiamo riprendere il concetto derivante dalla psicoanalisi del complesso di Diana: con questa definizione si definisce la tendenza a ostentare mascolinità. Diana era una dea romana che personificava l’amazzone, la donna guerriera. Era vergine, si opponeva al matrimonio, preferendo dedicarsi alla caccia. La psicoanalisi vede in lei il simbolo della donna narcisista che tramuta i propri desideri in aggressività.

Fare sport era visto come un tentativo nevrotico di una compensazione maschile. Una donna che non era in grado di realizzarsi psicologicamente nella maternità, intraprendeva una carriera sportiva nel tentativo di trovare una via alternativa.

La femminilità era vista come rimozione di ogni aggressività e rinuncia ad ogni desiderio o pretesa di affermazione personale.

Lo stereotipo, o pregiudizio, nello sport agisce in due modi: porta alla conformità, quindi la donna, per essere pienamente “normale”, non può essere o aspirare a ricoprire ruoli per cui servono doti che non ha. Oppure porta alla devianza, la donna attiva, intraprendente, muscolosa, decisa ed autonoma non è più desiderabile, in quanto si avvicina troppo all’uomo ed è considerata “anormale” (Adriana Lombardi, 2013).

Alcuni stereotipi non sono stati ancora superati del tutto. “Spesso, dopo gli incontri, i giornalisti mi chiedevano se ci davamo i pugni davvero o se recitavamo” (Stefania Bianchini, pluricampionessa del mondo di kick boxing, 2013).

Ma è cambiato, e molto sta cambiando, compreso un apprezzamento diverso nei riguardi di un fisico femminile muscoloso e curato nei particolari.

Ora la donna è libera di esprimere, nello sport, la sua aggressività senza la paura di perdere l’amore e l’appoggio. Prima si vedeva il genere femminile come surrogato maschile con mancanze rispetto all’uomo. Ora esiste una luce dedicata alle donne, che illumina le loro caratteristiche uniche, evidenzia e rispetta le differenze con l’uomo.

 

Conclusioni

Le differenze tra l'uomo e la donna non possono essere negate, ma solo esaltate. Siamo due mondi diversi, ma decisamente uniti.

Uomo e donna hanno le stesse potenzialità nel raggiungere i propri obiettivi, magari con competenze e risorse diverse, superando limiti diversi, affrontando strade diverse.

Lo sport è una palestra di vita. Come per l’uomo, lo è anche per la donna. Nel mondo in generale, e in Italia in particolare, non si sono del tutto superate alcune difficoltà per le donne. Nello sport le atlete possono allenarsi alla vita, per raggiungere le mete prefissate facendo conto sulle proprie risorse, sul proprio impegno, sulla propria motivazione e sull’appoggio di familiari, allenatore ed amici.

Perché, in fondo, un po’ di femminilità fa bene anche allo sport.

 

Bibliografia

Lombardi, Lo sport in rosa, i ruoli della donna atleta e gli stereotipi di genere (2013).

Monsellato, Donna e sport: aspetti fisiologici (2013).

Costa, Disturbi alimentari e sport, fattori di rischio e prevenzione (2013).

Fugazza, Il rapporto allenatore/atleta (2013).

Carta dei diritti dello sport per tutti, Roma (2002).

Aiello, Viaggio nello sport attraverso i secoli, Ed. Felice Le Monier Firenze 2004, 49-50.

Aiello, Lo sport: breve excursus storico, in: Il mondo dello sport oggi: campo d’impegno cristiano, Pontificio Consiglio per i Laici (ed.), Libreria Editrice Vaticana 2006, 14

Sitografia:

www.villaromanadelcasale.it

www.laici.va : “Le donne alle olimpiadi”

Martina Fugazza

Martina Fugazza

Psicologa dello sport
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Cosa fa un Mental Coach?

13 Novembre 2019 by admin

Claudio Petrucci Mental Coach 1

Cosa fa un Mental Coach?

L'atteggiamento mentale fa la differenza. E gli allenatori lo sanno bene.

Lo sosteniamo anche noi da quando il progetto de ilCoach è iniziato.

"La differenza tra un possibile talento ed un campione sta tutto in quello che succede nel corpo di un atleta. Dalle spalle in su!"

Per questo nel nostro sito abbiamo subito creato una sezione dedicata alla psicologia sportiva e al miglioramento delle performance mediante il "corretto utilizzo della mente".

Tra le figure che spesso trattano il tema e lavorano con atleti, oltre allo psicologo sportivo, vi è quello del mental coach.

Talvolta taluni sedicenti mental coach sono improvvisati: le competenze che si acquisiscono con un percorso accademico di una laurea in psicologia non si possono con un corso di un week end.

Questo non significa che in questo ambito non ci siano professionisti seri, che hanno affrontato un percorso di studi strutturato e maturato esperienze che permettono loro di dare il proprio contributo, in un ambito affine ma comunque diverso da quello dello psicologo sportivo.

Il mental coach non sostituisce lo psicologo sportivo ma svolge un ruolo diverso in un ambito più limitato.

Tra i mental coach competenti abbiamo individuato Claudio Petrucci e gli abbiamo chiesto, per fare chiarezza qual'è la figura del mental coach, cosa può fare, cosa non può fare e come riconoscere un coach serio tra i tanti improvvisati.

Cosa può fare il mental coach?

Seneca scriveva:

“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.

Nell’ambito del coaching questa metafora mette in evidenza che siamo sempre responsabili al 100% di quello che ci accade e quindi le occasioni nella vita ci sono sempre, ma non per chi non sa ciò che vuole. Se non abbiamo una visione di dove vogliamo andare e il modo per arrivarci, è probabile che la nostra nave non si muoverà e non approderà ad alcun porto. La prima cosa che un atleta deve imparare a fare è quella di definire un obiettivo.

La mente va allenata alla stessa stregua del corpo se si vogliono ottenere grandi performance. Da atleta, seppur inconsciamente, ho sempre ricercato la migliore prestazione, ed ho sempre gareggiato contro di me e mai contro l’avversario. Come disse Dick Fosbury, che ho avuto la fortuna di conoscere, “Non ho mai gareggiato contro un altro atleta. Gareggio sempre contro me stesso”.

Si, l’avversario più forte da battere è esattamente il nostro inconscio, quello che spesso ci porta a rovinare la prestazione e un mental coach è colui che conosce le tecniche per portare un atleta ad allineare mente conscia e mente inconscia affinché tutte e due si dirigano verso lo stesso obiettivo.

Spesso si vedono persone dietro i blocchi di partenza con lo sguardo perso nel vuoto, o con la faccia di chi sa di andare al patibolo. Vedi facce spaventate, c’è chi si copre con un cappuccio, che guarda sempre in terra per non vedere le persone che riempiono lo stadio, si vedono persone preoccupate, persone con lo sguardo vitreo, persone insicure, questo sono spesso quelle che non performeranno come dovrebbero. Anche i più sicuri, i più determinati nei momenti clou possono essere presi da un attimo di incertezza o da troppa sicurezza, entrambi gli stati d’animo portano al deterioramento della prestazione. Altri invece che portare l’attenzione su se stessi e quello che stanno facendo si focalizzano sull’avversario, prendono il suo ritmo si distraggono perdendo sincronia e quindi concentrazione.

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Il mental coach è l’allenatore della mente che aiuta l’atleta a trovare delle risorse interiori che non sa ancora di avere e che possono fargli raggiungere gli obiettivi desiderati. Per gli atleti, oltre all’allenamento fisico, è fondamentale il controllo della mente perché quest’ultima, può essere allo stesso tempo un freno o un alleato.

Il mental coach interviene in modo da rendere la mente un potente alleato in grado di aiutare l’atleta durante le sfide sportive raggiungendo la sua miglior performance possibile. Il mental coach aiuta l’atleta a rafforzare le proprie convinzioni o a cambiarle quando queste sono sbagliate, a migliorare la gestione del self talk, cioè il dialogo che ha con se stesso, a gestire la pressione esterna, stimolare la concentrazione, aumentare l’attenzione, sviluppare una mentalità vincente.

Le capacità mentali, così come le fisiche, devono essere allenate.

“Creare consapevolezza e responsabilità è l'essenza di un buon Coaching”. Sir. John Whitmore, “Coaching”

Quando cercate un mental coach con cui lavorare ricordate prima di controllare il suo curriculum, scegliete solo persone che abbiano fatto corsi certificati e che abbiano superato l’esame, purtroppo ci sono molti corsi da due giorni che danno l’attestato da mental coach, un corso serio dura almeno 6/10 mesi e a volte solo quello non è sufficiente.

“Sbloccare il potenziale di una persona per massimizzarne le prestazioni... non insegnando ma aiutando a imparare” (Timothy Gallwey)"

Un mental coach non andrà mai in giro a dire: “lavoro con quello o quell’altro atleta” se non gli è stato dato il permesso per farlo, è un professionista e deve rispettare il segreto professionale.

Un mental coach non farà mai le veci di uno psicologo perché non lo è, se si trovasse davanti a problemi seri sarà sua premura indirizzarvi da uno psicologo di sua fiducia.

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Test Conconi

5 Ottobre 2019 by Redazione

Test conconi Maurizio Cito e Yohanes Chiappinelli

Il test Conconi è ancora utile?

Ritengo che il test Conconi, un test da campo da sempre al centro di discussione nel mondo scientifico tanto da essere  non ritenuto valido da autorevoli fonti, sia ancora molto affidabile e soprattutto pratico.

Cos'è il Test Conconi?

E' un test molto semplice.

Il test Conconi consiste nel fare una progressione e mettere in relazione

  • FC (Frequenza cardiaca)
  • Potenza (nel caso di corridori si può parlare più comodamente di velocità).

Nella teoria l’incremento di velocità deve essere costante (es. 0,2 Km/h ogni 30”).

Questo protocollo può essere eseguito solo usando un treadmill (tapis roulant elettrico)

Effettuare il test Conconi in pista

Sul campo l’incremento sarà a percezione dell’atleta e mi piace illustrarlo come fosse ad incremento costante in relazione alla RPE (scala di Borg).

Il nostro step non sarà in funzione al tempo ma in funzione alla distanza (es. 100-200m).

Sapendo il tempo percorso sulla distanza nota, andremo a ricavare successivamente la velocità in m/sec o Km/h.

Come si effettua il test Conconi nella pratica?

La prova generalmente si sviluppa su 3 km ma è preferibile tenere un finale aperto affinché la distribuzione della progressione sia più lineare e libera possibile, evitando accelerazioni brusche nel finale o stalli di velocità.

Il mio suggerimento è quello di gestire una prova tra i 3 ed i 5 km dove in questo range, ogni ipotetico step è valido per fermarsi una volta che abbiamo dato il massimo e non riusciamo più ad aumentare la velocità.

Il "protocollo da campo" del test Conconi

In sintesi il protocollo che consiglio di utilizzare per svolgere il test Conconi in pista sarà:

  1. Test da campo da effettuare su una pista misurata
  2. Deve essere preceduto da una fase di riscaldamento
  3. Incremento a percezione soggettiva
  4. Step da 100 m
  5. Finale aperto ad esaurimento tra i 3 e i 5 km
  6. Nessun incitamento o indicazioni esterne

Con questo protocollo il test Conconi diventa molto pratico e anche la sua lettura ne migliora, evitando di vedere regressioni lineari che non deflettono praticamente mai.

Test Conconi. Analisi del grafico

Una volta costruito il grafico (immagine 1) si osserverà una prima parte rettilinea, una parte intermedia curva e infine l’ultima parte un platò.

Da questo grafico possiamo stimare SAN (Soglia Anaerobica) e VAM (Velocità Aerobica Massima),

La SAN si ottiene osservando a che velocità si ha la perdita di linearità, mentre la seconda si ottiene proseguendo la funzione lineare fino a farla intersecare con la FC Max; la risultante sull’asse della velocità ci darà il valore ricercato.

Validità del test Conconi

Il test è operatore dipendete, ovvero la determinazione dei valori di riferimento è a discrezionalità del professionista, e anche nel mondo scientifico nonostante questi limiti nell’oggettività di lettura, è riconosciuto un buon grado di affidabilità (non al 100%!)

Test Conconi. Perché può essere utile per l'allenatore

1) Valutare miglioramenti o peggioramenti in risposta all'allenamento proposto

All’atto pratico ci interessa capire più su che valori si attesta il nostro atleta, ma soprattutto come varia nel tempo in risposta alla nostra proposta allenante (valutazione comparativa), anche perché il concetto di soglia come valore assoluto è ormai abbondantemente superato.

Nell'immagine 3 è rappresentata è una sovrapposizione di due test di un mezzofondista di 16 anni: il 1° è in data 16/12/2016 mentre il 2° in data 27/1/2017. Possiamo osservare che l’atleta ha risposto molto bene ed è migliorato notevolmente.

Oltre a queste preziose informazioni il test ci permette di osservare tanti altri dati non meno importanti tra i quali:

2) Determinare la "Frequenza cardiaca massima" (FC Max)

Questo test, essendo incrementale, è un ottimo metodo per determinare la frequenza cardiaca massima dell’atleta.

Ovviamente la FC Max è un parametro che varia in funzione del periodo ma conoscerlo ci fa capire lo stato di “salute” dell’atleta e come si sta adattando al microciclo di lavoro.

Generalmente una FC Max alta è sinonimo di freschezza e recettività organica, mentre una difficoltà nel raggiungere valori alti può significare che siamo di fronte a uno stato di stanchezza.

3) Valutare la "Heart Rate Recovery" (HRR60")

“HRR60” rappresenta di quanto scende il cuore in 60”.

Per far sì che questo valore sia confrontabile, il recupero post test deve essere chiaramente riproducibile.

Più è alto questo differenziale più l’atleta recupera bene.

Confronto tra un HRR60 molto buona e una scarsa


4) Avere un'indicazione della "Finestra Cardiaca"

La "Finestra Cardiaca” è l’escursione della frequenza tra inizio e fine test.

Più questa forbice è ampia più il motore aerobico centrale è performante.

Qui di seguito due esempi di due atleti di cui il primo con un motore scadente e uno molto buono.

 

BIBLIOGRAFIA:

  1. Jones AM, Doust JH. The Conconi test in not valid for estimation of the lactate turnpoint in runners, J Sports Sci.1997 Aug;15(4):385-94
  2. Bodner ME, Rhodes EC. Areview of the concept of the heart rate deflection point, Sports Med. 2000 Jul;30(1):31-46
  3. Bosquet L, Isheart rate a convenient tool to monitor over-reaching? A Systematic review of the literature. Br J Sports Med. 2008 Sep;42(9):709-14. doi: 10.1136/bjsm.2007.042200. Epub 2008 Feb 28.
  4. Meeusen R, Prevention, diagnosis, and treatment of the overtraining syndrome: joint consensus statement of the European College of Sport Science and the America College of Sport Medicine. Med Sci Sports Exerc.2013 Jan;45(1):186-205. doi: 10.1249/MSS.0b013e318279a10a.
Maurizio Cito ilCoach

Maurizio Cito

Advisor Mezzofondo Nazionale Italiana
Maurizio è advisor del mezzofondo prolungato nel settore sviluppo della Nazionale Italiana di Atletica Leggera. Coach di Yohanes Chiappinelli, medaglia di bronzo ai Campionati Europei di Berlino 2018 nei 3.000 a siepi e recentemente 19° ai Campionati del Mondo di Doha nei 3000 siepi
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