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La corda, video per migliorare la coordinazione nei salti

14 Dicembre 2016 by Redazione

La corda, video per migliorare la coordinazione nei salti

La corda (a noi piace chiamarla funicella!) è un mezzo di allenamento trasversale, versatile, economico,  di facile reperimento o “costruzione”, che può essere proposto con molteplici finalità sia ai bambini che agli adulti.

Permette di fare un lavoro aerobico e di riscaldamento in pochissimo spazio, sia all'aperto che al coperto (...occhio però ai lampadari!).

A seconda degli obbiettivi, con la corda si possono allenare:

  • la resistenza;
  • la stiffness;
  • la rapidità;
  • capacità di ritmo;
  • coordinazione;
  • capacità di attenzione in condizioni di fatica

Nello scorso articolo "La funicella o agility rope" abbiamo proposto un video con esercitazioni di base con la corda eseguite in palestra (potete effettuarle anche all'aperto ovviamente...). Nello stesso articolo anche tante informazioni utili per imparare ad usare la corda!

Nel video di oggi la corda è utilizzata in pista, sulla pedana dei salti in estensione, e con la proposta di esercitazioni per i salti in estensione (lungo e triplo).

Video realizzato sulla pista "Angelo Greotti" di Nave (Via Capra, 25075 Nave BS, Italia), gestita dalla società di atletica Audaces Nave

 

Andrea Uberti - cofondatore de IlCoach

Andrea Uberti

Combined Events Coach | ilCoach.net ASD Vice President
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Filed Under: Uncategorized Tagged With: agility rope, corda, drill, funicella, jump, la corda, la funicella, rope drill, saltare la corda, salti, salti con la corda, salto in lungo, salto triplo, tecnica, video

3000 siepi: caratteristiche tecniche

7 Ottobre 2016 by Redazione

3000 siepi caratteristiche tecniche

Ph. Roberto Click Passerini

Definire tecnicamente e in modo approfondito la gara dei 3000 siepi non è molto facile. A prima vista non è un’impresa collocarla nell’elenco dei settori dell’atletica leggera: il mezzofondo!! Non ci sono dubbi o perplessità di sistemazione in altre aree.

Il problema è andare oltre il primo giudizio generale. L’analisi tecnica e il relativo approccio mentale dell’allenatore di un siepista devono avere profondità ed un orizzonte che è oltre, e più, della sola corsa di media e lunga distanza. Ci sono molti e più fattori che determinano e che influenzano la prestazione nelle gare delle siepi quali:

  • gli interventi interattivi dei meccanismi energetici

  • la meccanica della gara e la relativa distribuzione degli sforzi

  • le caratteristiche mentali e psichiche dell’atleta stesso

Come spiegare allora “i buchi” ottenuti, nel tentativo di raggiungere grandi prestazioni anche tra le barriere, di atleti come Nurmi, Filiber Bay ed Auita, veri predecessori dei tempi, talenti fuori dalla norma “sul piano” rispetto agli avversari, che in epoche diverse le hanno “prese” da atleti bravi ma non eccezionali come loro?

Oppure, come mai gli etiopi non riescono ad esprimere un siepista di valore assoluto pur avendo raggiunto il vertice mondiale in tutte le altre distanze lunghe del mezzofondo? Certo la considerazione che basta solamente far fare un po’ di ostacoli ad un buon corridore per trasformarlo in un siepista non è una equazione mentale di un buon allenatore (moderno). Questo passaggio è sicuramente fattibile ad un livello tecnico inferiore, ma a quello alto è molto più difficilmente proponibile. Non a caso si possono contare esempi di atleti che perdono lo status di “siepista” per diventare ottimi atleti in altre specialità.

 

Particolarità dei 3000 siepi

Per lunghezza di gara (3000 metri appunto) e per durata dello sforzo (8’/9’) la fisiologia pone questa gara nell’area della massima espressione aerobica: sistema lattacido da una parte e massima potenza aerobica dall’altra, forniscono la resintesi dell’ATP per la contrazione muscolare.

"… i 3000 piani sono corsi all’incirca alla velocità che corrisponde al massimo consumo di ossigeno, vale a dire, ricorrendo ad una terminologia che è poco utilizzata dai tecnici italiani (anche se è stato proprio coniata da un fisiologo italiano, Pier Enrico di Prampero, 1985) alla velocità aerobica massima. L’atleta che corre in corrispondenza della velocità aerobica massima ha il consumo di ossigeno ai suoi valori massimi". (Enrico Arcelli, articolo ancora inedito)

Le diverse percentuali della velocità di gara in relazione alla velocità aerobica massima (Vamax), sono:


LA VELOCITÀ  DI GARA  IN MEDIA  È PARI:

al  120% della Vamax negli 800m

al 108% della Vamax nei 1500m

al 100% della Vamax nei 3000m

al 95% della Vamax nei 5000m

al 90% della Vamax nei 10000m

Riporto anche la definizione proposta dal Prof. Degortes al corso di specializzazione:

[tweet]“la Vamax è l’intensità di lavoro che si sviluppa durante uno sforzo in cui la spesa energetica corrisponde al massimo consumo d’ossigeno[/tweet]. In atletica è la velocità di corsa necessaria a stimolare la massima potenza aerobica (vo2max). Poiché nessuno é in grado di utilizzare tutto il vo2 max di cui dispone, la Vamax rappresenta la percentuale della potenza aerobica massima che ogni atleta è in grado di utilizzare.”

Ma nei 3000 siepi … bisogna fare i conti anche con 28 ostacoli e 7 riviere!

Pur ipotizzando svolgimenti tattici identici, il fabbisogno energetico non è il medesimo ed altrettanto lineare come in una gara sul piano; né per la gara intera e né per i suoi parziali. In realtà è un continuo variare di velocità di corsa con picchi di forza in occasione del passaggio del- le barriere e, ancor più, delle riviere. L’incidenza della componente tecnica (barriere e riviere),  è estremamente diversa a secondo dello svolgimento ritmico (tempi delle frazioni corse), della tattica impostata dagli avversari e dallo sviluppo della gara stessa (in gruppo con passaggi a stretto contatto, piuttosto che in situazioni in cui è possibile valutare tranquillamente la tempistica del passaggio).

Anche per questi motivi, i campioni di questa specialità hanno sempre cercato di condurre la competizione lungo le direttive tecniche proprie, basti pensare a Panetta: non doveva aspettare gli altri per cui “pronti via!” e subito col piede pigiato sull’acceleratore e gli altri dietro a gestire la situazione senza rischiare di “saltare” ma sfruttando al massimo le proprie qualità, magari confidando che l’avversario non arrivasse solitario fino all’arrivo … come in una grande sfida a scacchi.

L’allenatore deve quindi essere in grado di leggere nei minimi dettagli la gara e “cucirla”, in modo più adeguato, sul proprio atleta.

La differenza di intensità di lavoro che, al momento del passaggio delle barriere e delle siepi e nella successiva ripartenza, è richiesta all’organismo dell’atleta, può essere colmata da energia di natura meccanica (elasticità) e/o organica (intervento del sistema energetico di resintesi). Non penso sia possibile determinare se c’è la differenza di intervento ed eventualmente se ci fosse, stabilire dove si trovi. E come funziona l’interscambio delle due modalità? Questi elementi sono comunque tra quelle caratteristiche intrinseche di ogni atleta che li diversifica, nei pregi e nei difetti, dagli altri. E’ chiaro che l’intervento di natura meccanico-elastica, per sua definizione, non comporta un dispendio energetico per cui si dovrebbe spostare il problema verso questa caratteristica.

A livello energetico il salto crea dei piccoli squilibri che devono essere ripagati dalle fibre più veloci e dal sistema energetico superiore o dallo stesso che, contemporaneamente, è già impegnato a sostenere lo sforzo.

D’altra parte rispetto alle normali gare di ostacoli, le siepi hanno differenze sostanziali: non esiste un modello ritmico, il passaggio avviene a contatto con gli avversari, ci sono ostacoli fissi che impongono “un attacco” diverso ed una traiettoria di superamento più aerea, differenti velocità di corsa, la presenza delle riviere ...

L’atleta dovrebbe riuscire ad avere il minor differenziale di velocità possibile tra l’entrata e l’uscita dall’ostacolo, mantenendo l’assetto di corsa e rimanendo “con le anche sempre alte”.

Più semplicemente, il problema è far in modo che il passaggio dei vari ostacoli sia il meno dispendioso possibile e che il corridore sappia cambiare facilmente la lunghezza e la frequenza del passo di corsa. E’ questo che dobbiamo chiedere ai nostri atleti. Noi dobbiamo essere però in grado di fare altre valutazioni (vedi sopra) e da li costruire il “giochino”.

 

L'identikit del siepista

“Se dovessimo fare un identikit del corridore moderno dei 3000 siepi, dovremmo dire che deve essere un perfetto incrocio fra il mezzofondista veloce e l'ostacolista con spiccate doti di elasticità.”

Definizione tratta dall’enciclopedia “Conoscere l’Atletica”. L’autore non è chiaramente indicato, ma dovrebbe essere Giorgio Rondelli all’epoca allenatore, oltre che di Cova, anche di Panetta ed Erba che infatti compaiono nell’articolo come modelli delle esercitazioni tecniche proposte nel

Il modello proposto dal Prof. Polizzi, durante le lezioni del corso di specializzazione, è invece quello di un atleta più vicino ai 5000 metri a cui si deve proporre una programmazione per tantissimi aspetti parallela ed identica a quella della suddetta distanza, con marcate qualità di forza.

E’ chiaro che sono sempre definizioni dettate molte volte dall’esperienza vissuta in prima persona con i propri atleti e che, per ogni mezzofondista che possa essere portato come esempio di uno di questi modelli, se ne possono presentare altrettanti per l’altro. Sono le due anime della stessa famiglia, di cui è piena la storia della gara fin dalle sue origini. Anche attualmente a livello mondiale potremmo dire che i keniani sfruttano maggiormente la componente elastica, mentre, i marocchini sono più preparati dal punto di vista della forza muscolare e del ritmo. Da qui anche le differenti impostazioni di gara.

A volte però, queste sono solo divergenze “ideologiche o dialettiche” che nella realtà della programmazione dell’allenamento si minimizzano. Andrebbero studiati i veri programmi per verificare l’effettiva esistenza di metodologie diverse.

Chi ha spinto troppo, solo e solamente verso uno di questi versanti, ha spesso fatto un’operazione in cui il risultato non è stato equivalente alla somma degli addendi. Esistono esempi di atleti che hanno elevato il potenziale aerobico, ma alla resa dei conti hanno ottenuto tempi sulle siepi addirittura inferiori rispetto a quando “valevano potenzialmente” meno.

Occorre che “l’aerobico sia più specifico” possibile: nelle fasi giovanili è opportuno creare e sviluppare i prerequisiti, per poi (senza perdere le qualità tecnico-elastiche e di forza) aumentare sempre di più la cilindrata del motore.

A livello psicologico

“ … il siepista deve avere una grande capacità di sopportazione della fatica; direi che sono tre le parole d’ordine di chi vuole emergere in una specialità da “duri” quale è quella dei 3000 siepi: ATTENZIONE, CONCENTRAZIONE e CORAGGIO”.

(Lucio Gigliotti, da un’intervista fatta da Enrico Arcelli)

 

Siepisti si nasce o si diventa?

Quesito al quale è davvero difficile rispondere...

Chi ha spinto troppo solo e solamente verso uno dei versanti descritti in precedenza ha spesso fatto un’operazione in cui il risultato non è stato equivalente alla somma degli addendi. Esistono esempi di atleti che hanno elevato il potenziale aerobico, ma alla resa dei conti hanno ottenuto tempi sulle siepi addirittura inferiori rispetto a quando “valevano potenzialmente” meno.

Silvano-danzi-201x300

Silvano Danzi

Allenatore Mezzofondo
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Filed Under: 3000 siepi, Atletica leggera, Mezzo fondo, Specialità Tagged With: 3000 siepi, allenamento, caratteristiche, considerazioni, Silvano Danzi, tecnica

L'insegnamento della tecnica in atletica leggera

19 Settembre 2016 by Redazione

L'insegnamento della tecnica in atletica leggera

Nel seguente articolo, tratto dal libro "Metodologia del atletismo" 5° edicion di Joan Rius Sant, tratteremo il tema dell'insegnamento della tecnica nell'atletica leggera. Ogni paragrafo sarà inoltre commentato dalla nostra psicologa sportiva Martina Fugazza.wpid-img-20160830-wa0004-1.jpg

L'insegnamento della tecnica

L'atletica è uno sport caratterizzato dal fatto di prevedere dei modelli tecnici di prestazione o, in altri termini, si può dire che esiste una tecnica precisa per ogni specialità.

Questo non esclude la possibilità che si possano creare o sviluppare nuovi modelli più efficaci rispetto ai precedenti (e.g.: nel salto in alto si è passati dallo stile ventrale al fosbury).

L'allenatore, quando insegna la tecnica, vuole che l'atleta, attraverso un processo di apprendimento,  sia in grado di adattare un modello tecnico alle proprie caratteristiche individuali.

Affinchè questo processo di apprendimento si sviluppi nella forma più efficace, si dovranno considerare determinati fattori.

 

Spiegazione della tecnica e degli esercizi

In generale, prima di eseguire un esercizio o apprendere una tecnica, questa viene presentata e spiegata dall'allenatore. Per far ciò dispone di diversi mezzi e strumenti: immagini video, sequenze fotografiche, disegni, dimostrazioni e spiegazioni o descrizioni verbali.

I video, la dimostrazione pratica e la descrizione verbale sono i metodi più usati.

Una buona dimostrazione presenta diversi vantaggi potendo precedere oppure completare una spiegazione.

Le spiegazioni degli esercizi costituiscono un momento importante, che non deve esser lasciato alla libera interpretazione o all'improvvisazione, dato che cosa differente è sapere e comprendere, dal far sapere e  far comprendere ( In una parola sola: insegnare. Ndt).

Le spiegazioni devono essere rapportate alla età, alla capacità di comprensione e alla maestria rispetto alla specialità.

Con i principianti le spiegazioni dovranno essere generali e costruite in modo tale che diventeranno sempre più precise e di maggior utilità per l'atleta, man mano che questi progredisce con il padroneggiare della tecnica.

Quando si giunge ad un alto livello di maestria tecnica, il movimento globale diventa meno importante rispetto agli aspetti specifici.

È importante che l'allenatore sappia controllare e gestire la quantità e la specificità delle spiegazione che dà agli atleti, in relazione al livello tecnico che hanno raggiunto.

Occorre stare attenti a non eccedere in spiegazioni e dettagli che l'atleta non è in grado di cogliere e fare propri.

Nel salto con l'asta, per fare un esempio, serve poco spiegare in che maniera si effettua il valicamento dell'asticciola, se ancora non si è in grado di correre in modo coordinato e rilassato portando l'asta.

Allo stesso modo bisogna considerare che la spiegazione degli esercizi non dovrà essere la stessa, a seconda che si tratti di un esercizio nuovo e sconosciuto per l'atleta, piuttosto che di un esercizio conosciuto e già sperimentato.

Gli esercizi si distinguono:

  1. Esercizi nuovi e quindi sconosciuti per l'atleta;

  2. Esercizi già provati e quindi conosciuti dall'atleta.

 

1) Esercizi nuovi e per l'atleta sconosciuti

L'allenatore:

  1. Spiega l'esecuzione dell'esercizio o compie una dimostrazione;
  2. Spiega quali sono i punti chiave per una buona esecuzione;
  3. Spiega l'obiettivo dell'esercizio o per quale motivo questo sia utile.

L'atleta:

  1. Apprende e capisce in che modo sia da realizzare l'esercitazione;
  2. Ricorda i punti chiave necessari per una buona esecuzione;
  3. Ha consapevolezza su cosa si mira a migliorare o raggiungere attraverso l'esercizio ( non è la stessa cosa compiere il secondo balzo del salto triplo con la finalità di migliorare l'impulso nella corsa di velocità o invece eseguirlo con finalità di sviluppo delle qualità condizionali).

 

2) Esercizio già conosciuto dall'atleta.

L'allenatore:

  1. Indica l'esercizio;
  2. Ricorda i punti chiave;
  3. Può ricordare le finalità dello stesso o darle per acquisite;
  4. Può motivare l'atleta ricordando gli aspetti positivi e negativi delle esecuzioni precedenti;

L'atleta:

  1. Sa come si realizza l'esercizio;
  2. Ricorda i punti chiave ai quali dedicherà un'attenzione speciale;
  3. Conosce le finalità dell'esercizio;
  4. Ricorda come lo ha eseguito le ultime volte e passa in rassegna errori e successi delle precedenti esecuzioni.

Bisogna ricordare che in entrambi i casi le spiegazioni devono essere chiare e precise, senza mai tralasciare di indicare i punti chiave per una buona esecuzione.

Questo può apparire come qualcosa di superfluo, inutile e una perdita del tempo dedicato all'allenamento, però è stato dimostrato  da diversi esperimenti sull'apprendimento che, quando all'atleta si fornisce una buona spiegazione e un'argomentazione dei principi motori e dell'esecuzione, si ottengono risultati migliori rispetto a quando si eseguono gli esercizi senza farlo. Sarebbe invece una totale perdita di tempo se l'allenatore si preoccupasse semplicemente di dimostrare che conosce perfettamente la tecnica e che ha grandi competenze, piuttosto che fare in modo che l'atleta capisca ed interiorizzi il movimento.

In alcune occasioni, ci baseremo sul principio che si ricorda meglio ciò che l'atleta ha “scoperto” da solo, piuttosto quello che gli è stato insegnato in maniera formale.

Piuttosto che proporre delle esercitazioni complete, si possono prospettare problemi motori che l'atleta deve cercare di risolvere .

Nella corsa, per fare un esempio, un atleta può provare a correre con le braccia rigide ed attaccate al corpo. Presto si renderà conto che le braccia devono avere un ruolo attivo nella corsa.

Allo stesso modo, se un marciatore prova a marciare sulla sabbia, scoprirà quanto è importante l'azione delle caviglie per marciare correttamente.

Con questo non si pretende che ogni atleta sia chiamato a “scoprire” il modello tecnico di ciascuna specialità, perché sarebbe inutile allo stesso modo in cui è inutile scoprire il fuoco o la ruota (inventare l'acqua calda n.d.t.),quello che si pretende è che l'atleta sperimenti e prenda consapevolezza di ciascuna azione della tecnica è la reciproca interdipendenza di ciascuna azione corporea  per giungere ad una buona esecuzione.

Note della psicologa Martina Fugazza:
Riguardo al saper fare/saper insegnare, necessaria è la capacità di capire quali sono le caratteristiche di ogni atleta e adeguare la spiegazione ad esse. Per intenderci, non serve rispiegare qualcosa che non è stato capito usando le stesse parole, ma è necessario trovare tutti i modi e i mezzi per raggiungere il proprio obiettivo.
Giustissimo il consiglio di non eccedere nelle spiegazioni. Poche parole, chiare e concise. Il cervello umano registra più efficacemente qualcosa detto una volta sola, in modo chiaro e senza ripetizioni ridondanti.

Le correzioni

Le correzioni che l'allenatore indica dopo ciascun esercizio di assimilazione o di lavoro tecnico sono un elemento fondamentale nel processo di apprendimento, che acquisisce sempre maggior importanza man mano aumenta il livello di specializzazione.

L'atleta ha bisogno di essere consapevole della propria esecuzione per poter andare a modificarla ed arrivare a possedere una buona tecnica.

Se il maestro o l'allenatore non è in grado di correggere in modo adeguato, invece di far migliorare sarà un limite ai miglioramenti dell'allievo.

Una buona correzione dipende principalmente da un'osservazione attenta e per questo è necessario che si abbia una buona conoscenza della specialità, che permette di identificare puntualmente gli errori e di essere capaci di distinguere i principali e separarli dagli errori successivi o secondari.

Si considerano errori secondari quelli che sono la conseguenza di un errore precedente.

Se, per fare un esempio, nel lancio del disco l'attrezzo esce a destra e si commette nullo, non è sufficiente correggere soltanto l'azione del braccio, ma bisogna osservare anche il piazzamento dei piedi sul finale. Se il piede sinistro si troverà spostato sulla destra, si potrà pensare che il primo problema sia nell'effettuazione del giro.

Una volta che si è identificato l'errore ( almeno con una buona probabilità n.d.t.), bisogna cercare di comprenderne la causa, tenendo conto del fatto che lo stesso errore può essere la conseguenza di motivi differenti e che difficilmente saremo in grado di eliminarlo se non si agisce sulla causa che lo provoca.

Occorre ricordare che non sempre l'errore più evidente e più facilmente individuabile è quello più grave.

Una volta che avremo seguito questi passi, disporremo delle informazioni necessarie per attuare una buona correzione.

 

PROCESSO PER UNA BUONA CORREZIONE
Saper osservare CORREGGERE
Conoscere bene il modello tecnico della disciplina Errori principali
Identificare i tipi di errori (secondari e principali) Errori secondari (causati dai principali)
Determinare la causa di un errore Distinguere

 

Un modo semplice per migliorare le proprie capacità di osservazione è farsi questa domanda: “Cosa sto per osservare?", cosa che aiuta a selezionare l'obbiettivo per cui si vuole focalizzare l'attenzione, sia che riguardi l'esecuzione generale dell'esercitazione oppure un aspetto specifico del gesto, essendo questo ultimo metodo più efficace piuttosto che cercare di vedere tutto ogni volta.

Nel getto del peso, ad esempio, invece di cercare di osservare sempre il gesto globale (e magari di stare sempre attenti solo a quanto lontano cade l'attrezzo...n.d.t.), l'allenatore si può concentrare sull'osservazione di un aspetto specifico come quello dell'azione delle gambe nel piazzamento.

Le correzioni dell'allenatore devono servire perché l'atleta sia ben conscio di:

  1. Cosa ha fatto;
  2. Cosa deve fare;
  3. Cosa deve modificare per riuscire a farlo;

In definitiva, le correzioni aiutano l'atleta a migliorare, però, quelle da cui beneficerà maggiormente, saranno quelle precise e personalizzate.

Note della psicologa Martina Fugazza:
"Nelle correzioni è necessario concentrarsi su una parte del gesto tecnico alla volta. Soprattutto per atleti esperti (o anche per atleti meno esperti, ma che praticano una specialità che fa parte dei movimenti naturali dell'essere umano: la corsa), i movimenti sono automatizzati e profondamente radicati nel cervello. Modificare tali gesti diventa molto difficile e necessita di un lungo lavoro e di una grande concentrazione. Per tale motivo, è importante concentrarsi su una parte del corpo alla volta, per esempio la posizione delle ginocchia o delle braccia.

Un altro mio commento riguardo alle correzioni è relativo alla comunicazione. Importante è usare la cosiddetta tecnica del sandwich, o più meno più. Si nota l'errore ma prima di correggere si comunica qualcosa di positivo che ha fatto l'atleta, poi si attua la correzione, e infine un incoraggiamento. Per esempio: "Bravo, hai usato i piedi come ti avevo detto, però attento, hai abbassato troppo la mano, prova a tenere il braccio più alto, coraggio che stiamo migliorando a vista d'occhio!". Questo stimolerà l'attenzione, aiuterà la motivazione all'ascolto e non farà cadere l'autostima dell'atleta."

La gara

La considereremo riguardo a due diversi aspetti, il primo riguarda l'agonismo nell'ambito dell'allenamento e l'altra le competizioni ufficiali vere e proprie.

  1. La competizione nell'ambito dell'attività di allenamento ci permette di compiere o tutta l'esecuzione globale del gesto di gara o un suo aspetto specifico ad un ritmo reale. ( ad intensità di gara n.d.t.)

Nel processo di apprendimento tecnico, la possiamo utilizzare come un mezzo che permette di verificare se l'atleta padroneggia l'esercizio o la tecnica sufficientemente per eseguirlo correttamente a velocità di gara o se, al contrario, all'aumentare dei ritmi di esecuzione, appaiono i difetti. Allo stesso modo lo possiamo utilizzare anche per abituare l'atleta perché esegua l'esercizio, o parte di questo, alla intensità di gara.

  1. Le gare ufficiali devono essere affrontate in modo tale di adattare la competizione all'atleta e non che l'atleta debba adattarsi a questa, come dire che, bisogna scegliere impegni agonistici che siano compatibili con le capacità e lo stato di forma di un atleta in uno specifico momento.

Nella corsa con ostacoli ad esempio, ad un principiante della specialità può sembrare che gli ostacoli della sua categoria siano molto alti o ad una distanza che gli appare molto elevata rispetto a quelle che sono le sue capacità in un dato momento.

Queste percezioni condizioneranno negativamente il suo gesto tecnico invece che favorirlo.

Stesso discorso lo si può fare con il peso degli attrezzi nelle discipline dei lanci.

Note della psicologa Martina Fugazza:
"Per la gara il mio consiglio è di limitare le correzioni macroscopiche all'allenamento. In gara si mettono in gioco movimenti automatizzati, proprio perché devono essere veloci. Non è possibile pensare a modificare un movimento durante una gara. Ammessi sono i piccoli consigli tecnici riguardanti rincorse, gesti, partenze. Questo fa sentire l'atleta seguito e più sicuro di sé."

La motivazione

È un fattore che un buon allenatore non deve trascurare, dal momento che un soggetto motivato risulta più attento e ricettivo, essendo l'attenzione una condizione necessaria per un apprendimento efficace. Pertanto, dovremmo evitare che compaia la noia, e anche se certi esercizi hanno maggiore efficacia, bisogna cambiarne la “confezione” senza per questo cambiare l'obiettivo che si mira a perseguire.

Note della psicologa Martina Fugazza:

Motivazione: creare nuovi stimoli è fondamentale. Solo con una motivazione alta l'atleta sarà spinto ad affrontare il lavoro che lo attende e a mettere in gioco tutte le sue energie fisiche e psicologiche per raggiungere gli obiettivi preposti.

 

I video

Si utilizza questo mezzo per permettere al ragazzo di vedersi al fine di confrontare:

  1. Quello che si fa realmente rispetto a quello che si “sente” di fare;
  2. Quello che si fa con quello che si dovrebbe cercare di fare, confrontando la tecnica dell'allievo con quella ottimale.

Occorre cercare:

  • Di attuare un confronto immediato del gesto realizzato. La visione di un gesto appena realizzato influisce su quello eseguito appena successivamente, quando sono già trascorse un paio di ore l'effetto è meno efficace.
  • Confrontare la propria evoluzione tecnica con video di periodi differenti.

Note della psicologa Martina Fugazza:

Ottimo il consiglio di usare video o dimostrazioni, l'imitazione è una delle più veloci forme di apprendimento per il cervello umano.

 
Di Andrea Uberti e Martina Fugazza
Andrea Uberti - cofondatore de IlCoach

Andrea Uberti

Combined Events Coach | ilCoach.net ASD Vice President
Martina Fugazza

Martina Fugazza

Psicologa dello sport
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Salto triplo: esecuzioni complete (con commento tecnico di Prof. Balsamo)

17 Marzo 2016 by Redazione

Bydgoszcz (Polonia) dal 09 al 11-08-2019 Campionati  Europei a squadre ,European Team Championships - foto di Giancarlo Colombo/A.G.Giancarlo Colombo

In copertina Ottavia Cestonaro. Foto Fidal

Dopo aver proposto dei video con esercitazioni di didattica al salto triplo, presentiamo alcuni video di salti completi di 2 atleti:

  • Stefano Magnini, atleta già presente in diversi video precedenti, è qui impegnato nel 15,87 metri con il quale ha ottenuto il quinto posto ad Ancona indoor nel 2014 ed nel 16,55 metri (record personale) e in un 15,05 metri fatto in allenamento con rincorsa ridotta ed esecuzione con arto contro-laterale e a braccia simultanee (mentre l’atleta salta solitamente a braccia alternate). Interessante considerare che un lavoro coordinativamente ricco e variato permette di saltare con modalità notevolmente diverse e con efficacia. Variare proposte e condizioni è fondamentale anche nel lavoro con atleti evoluti.
  • Silvia La Tella, classe 1995 con 13,34 metri di record personale (sei volte finalista agli assoluti e più volte sul podio da allieva, junior e promessa ai campionati di categoria; ha vestito una volta la maglia della nazionale junior e 1 volta quella della rappresentativa under 23, raggiungendo la finale (8°) agli europei di categoria a Tallin) impegnata nel video proposto nel 12,87 metri  di Rovereto 2014, in qualificazione, e nel 13.34 metri con cui è entrata nella finale ad otto degli europei under 23 di Tallin. Evidenziano entrambi una ritmica complessiva del salto ancora imperfetta (collegamento inefficace tra primo e secondo balzo) ma anche una certa differenza nella tecnica e ritmica della rincorsa con azione decisamente più efficace nel salto di 13,34 metri sia per la maggiore determinazione e continuità negli ultimi passi, sia per la migliore impostazione della corsa con traiettoria dei piedi meno alta nella fase di recupero ed azione un pò meno “calciata”.

Giuseppe Balsamo

Giuseppe Balsamo

Professore | Tecnico Fidal ASA Salti
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Salto triplo: esercitazioni di collegamento rincorsa-balzi

19 Febbraio 2016 by Redazione

Salto triplo collegamento rincorsa

In copertina Veronica Zanon. Atleticamente Foto.

Nei video-articoli precedenti abbiamo presentato tutte quelle esercitazioni volte ad insegnare ai giovani la tecnica e la dinamica dei balzi con diverse ritmiche (balzi alternati, successivi, triplo) con l'obiettivo di prendere confidenza con queste tipologie di esercitazioni.

Col seguente video proponiamo alcune esercitazioni di collegamento tra rincorsa e balzi.

[su_youtube_advanced url="https://youtu.be/YueslUs7yao"]

Le prime due sequenze video propongono un'esercitazione di collegamento tra corsa e hop, fondamentale per insegnare fluidità e facilità esecutiva e ricerca di spinta in piena corsa. Nel video è proposta, in entrambe le esecuzioni, con numero di appoggi intermedio costante, ma è particolarmente efficace eseguirla anche con numero di passi crescente (obiettivo: restare coordinati con aumento della velocità) e soprattutto decrescente (obiettivo: mantenere la velocità). Ad esempio: 6 passi hop – 6 passi hop – 4 passi hop x due, tre volte e 2 passi hop finale.

Nelle esercitazioni successive sono altri collegamenti (rincorsa balzo successivo, rincorsa balzi alternati etc..). Le esecuzioni sono piuttosto controllate e la corsa non esprime opportuni dinamismi.

L'idea guida per il lavoro con i nostri giovani saltatori può essere questa:

"Esci dalla sequenza alla stessa velocità con cui sei entrato".

 

 

Prima di proporre tale esercitazione consigliamo le seguenti proposte:

  1. Didattica dei balzi – le esercitazioni di rimbalzo (con video)
  2. Andature d’impulso – passo stacco e passo saltellato (con video)
  3. Didattica dei balzi alternati (con video)
  4. Didattica dei balzi successivi (con video)
  5. Didattica della ritmica del triplo  (con video)
  6. Salto triplo sul materassone (con video)

 

Nel prossimo articolo presenterò delle sequenze di salti completi seguiti da un mio commento tecnico.

 

Nel video erano all’opera le atlete:

  • Bertuzzi Chiara ,classe 1998, campionessa italiana allieve e finalista ai mondiali di CALI NEL 2015;[su_spacer size="5"]
  • Beretta Alessia , classe 1997 , due volte sul podio ai campionati italiani Juniores;[su_spacer size="5"]
  • Turtula Ilaria , classe 1998 , finalista ai campionati italiani allieve indoor nel 2015.

 

Ringrazio sentitamente queste ragazze ed i colleghi Comolli, Benedini, Bettini, Pinzin per la collaborazione e per il rapporto di collaborazione professionale che condividiamo.

 

Giuseppe Balsamo

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Avviamento salto triplo: didattica della ritmica specifica

2 Febbraio 2016 by Redazione

avviamento al salto triplo didattica

In copertina Dominique Gasigwa Rovetta. SestiPictures.

Con il seguente video presentiamo la progressione didattica relativa alla ritmica specifica del salto triplo sia nella modalità destro-destro- sinistro che in quella sinistro–sinistro–destro.

Partendo dai rimbalzi si arriva all'esecuzione autonoma del gesto specifico in pedana che deve rispettare gli elementi della tecnica di base:

  • regolarità del ritmo;
  • appoggio corretto del piede;
  • continuità esecutiva con buon mantenimento della velocità.

Le esercitazioni sono proposte tra i cerchi, con la funicella e tra gli ostacoli per sottolineare la possibile varietà delle proposte e degli stimoli.

Risulta evidente come alcune esercitazioni, come quella dell'esecuzione con richiamo “alto” degli arti dopo la spinta. vanno richieste soprattutto quando si è in possesso di buona abilità specifica e di buone capacità di spinta e di forza, altrimenti assisteremo certamente a forti trazioni con conseguente abbassamento ed arretramento del bacino.

L'utilizzo di cerchi, funicelle e ostacoli sono un'esempio di come si possono creare stimoli e proposte differenti con l'obiettivo principale di insegnare il gesto principale del "triplo":

  • i cerchi, con la loro varietà di colori guidano e facilitano l’ atleta che deve apprendere a rispettare la sequenza corretta (molto divertente anche con i più piccoli!!);
  • i cerchi possono essere spostati a distanze progressivamente maggiori in base alle capacità degli atleti;
  • la corda, oltre ad essere un ottimo esercizio di coordinazione generale, aiuta ad imparare l'utilizzo attivo ma decontratto degli arti superiori;
  • gli ostacoli, la cui altezza va regolata in base alle abilità degli atleti, obbliga l'atleta ad un richiamo veloce dell'arto di spinta;

Per arrivare alla proposta globale risulta sufficiente una base di competenza minima sul balzo. L’ intensità però deve essere controllata e la regolarità del ritmo fortemente richiesta.

Propedeutici ai balzi con ritmica triplo sono le seguenti esercitazioni:

  1. Didattica dei balzi - le esercitazioni di rimbalzo (con video)
  2. Andature d'impulso - passo stacco e passo saltellato (con video)
  3. Didattica dei balzi alternati (con video)
  4. Didattica dei balzi successivi

Nel prossimo articolo presenterò un'esercitazione con finalità sia ludiche che di rinforzo muscolare da utilizzare una volta imparata la ritmica specifica del triplo.

Nel video era all’opera l'atleta:

  • Magnini Stefano , classe 1988 , 16.55 di record personale, secondo nella edizione 2015 degli assoluti in cui è stato nove volte finalista e quattro volte sul podio. Stefano ha anche vinto tre titoli italiani universitari ed ha vestito la maglia della nazionale assoluta

 

Ringrazio sentitamente questi ragazzi ed i colleghi Comolli, Benedini, Bettini, Pinzin per la collaborazione e per il rapporto di collaborazione professionale che condividiamo.

 

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La "forma" dell'accelerazione secondo Alessandro Nocera (video)

9 Dicembre 2015 by Redazione

Dopo aver presentato la relazione della parte teorica del Convegno Lombardo sulla velocità con relatore Alessandro Nocera, di seguito pubblichiamo il video da noi realizzato sulla successiva parte pratica nella quale Alessandro ha presentato, secondo la sua esperienza, la tecnica di partenza dai blocchi ideale e quali sono i punti chiave per ottenerla.

Buona visione

 

[su_youtube_advanced url=”https://www.youtube.com/watch?v=nyrXbm4aD40″ height=”500″ rel=”no”]

Filed Under: Allenatori Tagged With: accelerazione, alessandro nocera, convegno fidal lombardia, drill, fidal lombardia, forma dell'accelerazione, il Coach, ilcoach, sprint, sprint drills, starting blocks, tecnica, tecnica start, training, velocità

Fidal Lombardia propone 5 seminari di alto livello

12 Ottobre 2015 by Redazione

Come abbiamo già affermato più volte, a nostro avviso, la formazione continua è uno dei cardini principali per diventare un buon tecnico. Il sapersi confrontare con gli altri, ascoltare esperienze altrui, studiare e seguire corsi, convegni e seminari per mantenersi al passo coi tempi è fondamentale per poter garantire agli atleti e ai ragazzi che andremo ad allenare una crescita psicofisica corretta e buone prestazioni nel momento ideale.

Una delle difficoltà che però si incontrano a tanti convegni/seminari è la mancanza di un punto d’incontro tra teoria e pratica sul campo. Molti di questi eventi di formazione, anche di alto livello, spesso trattano soltanto la parte teorica, dimenticandosi che poi certe metodologie andrebbero applicate sul campo.

Per questo notiamo con positivo interesse che il Settore Tecnico della Fidal Lombardia, a partire dal 17 ottobre, organizzerà, in concomitanza con i Raduni Tecnici per le categorie Junior e Promesse, 2 convegni teorico-pratici e altri 3 convegni solamente teorici, con relatori di ottimo livello . 

La formula degli incontri teorico-pratici, già testata lo scorso anno, prevede una parte teorica in aula e poi una parte pratica svolta in pista dagli atleti convocati dal settore tecnico per il progetto J/P. Questo è, a nostro avviso, molto positivo, in quanto permette di vedere messe in pratica, da atleti di buon livello, le metodologie spiegate in aula

4 dei 5 convegni sono in programma a Bergamo, tra Palazzo CONI e l’impianto indoor di Via Monte Gleno. Il quinto presso la Scuola di Scienze Motorie dell’Università degli studi di Milano in via Golgi.

Queste le date dei 5 incontri:

  • 17 ottobre: Alessandro Nocera, tecnico del neo campione Under23 Giovanni Galbieri (ma anche Giacomo Tortu e Davide Manenti, ed ex tecnico di Fabio Cerutti). Il tema è ovviamente la velocità:

Ore 15:00 – 17:00 Palazzo Coni (BG):

  • Lo sprint da Formia a Toronto: sintesi delle esperienze della “scuola italiana di velocità” e le nuove strade aperte dalle proposte di matrice nord americana;
  • Che cosa è meglio non fare con i giovani: individuazione dei mezzi di allenamento che non pregiudichino il proseguimento “virtuoso” dell’attività

Ore 17.00-19.00 nell’impianto indoor

  • Proposta di esercitazioni tecniche;
  • La forma dell’accelerazione

PER MAGGIORI INFO

 

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  • 18 ottobre: questo incontro è soltanto teorico e vede 2 relatori:
    • Orlando Motta (9.00-10.45 a Palazzo Coni) –  Il sistema preventivo-funzionale e la sua integrazione nella pianificazione dell’allenamento del giovane saltatore in alto;
    • Fabio Pilori (11:00 – 12:45 Palazzo Coni) – Salto con l’asta: tra interpretazioni diverse cerchiamo i punti chiave della tecnica esecutiva

PER MAGGIORI INFO

[su_divider top=”no” divider_color=”#8bc751″]

  • 21 ottobre: Javier Sotomayor, primatista mondiale nel salto in alto (2,45 metri) e personaggio simbolo dell’atletica cubana sarà prestigioso ospite del Comitato Regionale FIDAL Lombardia e della Scuola di Scienze Motorie dell’Università degli studi di Milano. L’incontro si terrà mercoledì 21 ottobre dalle ore 16.30 alle ore 19.30 nell’aula G14 del plesso universitario di via Golgi 19 a Milano.

PER MAGGIORI INFO

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  • 25 ottobre: Stefano Serranò tratterà i salti in estensione:

Ore 15.00-17.00 al Palazzo CONI

  • Metodologia di allenamento e programmazione dei salti in estensione
  • Elementi di confronto con il “sistema svedese”

Ore 17.00-19.00 nell’impianto indoor

  • Proposta di esercitazioni tecniche con atleti presenti al raduno

PER MAGGIORI INFO

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Periodizzazione a blocchi

29 Maggio 2015 by Redazione

VLADIMIR ISSURIN
Vladimir Issurin è arrivato in Israele nel 1991 dopo avere esordito nella sua carriera scientifica in seno alla squadra olimpica russa (URSS) di canoa – kayak.
Integrato nel dipartimento di ricerca in scienze dello sport al « Wingate Institute for Physical and Sport » e realizza il suo dottorato in fisiologia dell’allenamento sportivo pure assicurando il seguito delle squadre nazionali in seno al comitato olimpico israeliano.

Leader della squadra olimpica di kayak per i giochi di Sydney e di Atene, orienta le sue ricerche verso la pianificazione – periodizzazione dell’allenamento degli atleti di alto livello da alcuni anni.

Il suo ultimo articolo fa il punto sul metodo tradizionale di periodizazione e considera le prospettive di sviluppo di questo metodo attraverso il concetto di periodizzazione dell’allenamento a blocchi.

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Modello tradizionale di periodizzazione  

Nel modello tradizionale di periodizzazione, le unità di allenamento sono ripetute in modo periodico secondo un sistema che si declina spesso su 4 o 5 livelli:

  1. il ciclo quadriennale olimpico che è facoltativo o addirittura assente in alcuni sport come il calcio professionistico per esempio e riguarda solamente gli atleti di livello molto elevato
  2. il macrociclo (mese) che comprende i periodi di preparazione, di competizioni, di transizione,)
  3. il mesociclo (settimane) che raggruppano diversi microcicli simili in seno ad un stesso macrociclo)
  4. il microciclo (giorni) che sono composti da una sequenza strutturata di sedute di allenamenti) spesso su una base settimanale
  5. la seduta di allenamento (ore – minuti) il cui contenuto è specifico agli adattamenti auspicati

Ogni macrociclo si divide in tre periodi (preparazione – competizione – transizione), definite dai mesocicli di cui la tipologia ne definisce i microcicli che lo compongono.

In modo molto generale, i grandi principi che definiscono il contenuto di ogni periodo, di ogni mesociclo e sono ripresi nel quadro sottostante.

[su_table]

Periodo Scopo Carico
Preparazione Preparazione generale Abilità motorie Volume + / Intensità –
Preparazione specifica Abilità tecniche Volume ± / Intensità +
Competizione Preparazione competitiva Abilità motorie / tecniche / tattiche Volume – / Intensità
esercizi specifici
Prima della competizione Termine preparazione specifica Volume – / Intensità +
Transizione Transitorio Recupero Recupero attivo

[/su_table]

In questo articolo, Issurin riprende i punti positivi e negativi del metodo di periodizazione tradizionale.
Rileva in particolare due punti positivi:

  1. gli elementi che definiscono questo metodo rispettano i principi scientifici riconosciuti del ciclo di ” carico – recupero – supercompensazione “.
  2. è facilmente applicabile nella programmazione del contenuto degli allenamenti di atleti esordienti – di livello modesto, ed in modo particolare perché permette di rispettare una progressività lenta (grazie alla lunga durata dei suoi periodi) del carico di allenamento.

In compenso, evidenzia tre punti critici/negative così riassunti :

  1. il metodo tradizionale è stato elaborato quando le conoscenze scientifiche sull’allenamento sportivo erano solamente ai loro albori , e non ne hanno seguito la loro evoluzione;
  2. non si è adattata allo sviluppo dello sport di alto livello (dettagliata più in basso), ed è, per questa ragione,poco applicabile alla preparazione degli sportivi di alto livello.
  3. gli allenamenti non sono specifici allo sviluppo di alcune abilità o adattamenti ricercati.

 Si allena un poco tutto allo stesso tempo. Le evidenze scientifiche dimostrano che l’allenamento specifico di un’abilità porta degli adattamenti specifici allo stimolo di allenamento. Se tutte le abilità sono allenate allo stesso tempo, lo stimolo di allenamento attribuito a ciascuna è ridotto e gli adattamenti che ne conseguono sono meno evidenti.

Una caratteristica importante di questo modello tradizionale è che permette solamente 1, 2 o 3 picchi di forma nella stagione. Questa caratteristica non si adatta allo sport di alto livello attuale che necessita di ben più di 3 picchi di forma per anno.

 

Il modello tradizionale non si è adattato all’evoluzione dello sport di alto livello, ed Issurin evidenzia le ragioni a partire da 3 osservazioni:

  1.  l‘aumento del numero delle competizioni per anno. La stagione degli sportivi può nell’immediato futuro svilupparsi per più di 8 mesi. Era già il caso negli sport collettivi negli anni ’70 ma non negli sport individuali. Ora le competizioni internazionali (parliamo quindi di atleti di alto livello) si svolgono nel mondo, ciò di conseguenza allunga considerevolmente la durata della stagione, dovunque.
    Si nota anche un aumento importante delle prestazioni realizzate. Ora, questa osservazione può spingere verso la professionalizzazione degli atleti ma anche verso il cambiamento dei loro metodi di preparazione.
  2. In questi ultimi anni si è evidenziata una diminuzione importante del volume di allenamento. Gli atleti hanno il loro periodo di preparazione fondamentale con un volume considerevole. Poi il volume viene diminuito lasciando spazio a vantaggio di intensità specifica.
    Questa diminuzione nel carico di allenamento può essere spiegata attraverso fattori diversi quali ad esempio, i controlli antidoping che dissuadono certi sportivi dall’utilizzare metodi di recupero illecito, ed il cambiamento di mentalità di alcuni paesi, ex URSS in particolare.
  3. Sono apparsi dei nuovi concetti di preparazione, più specifici e meglio indicati ai bisogni degli atleti di alto livello. Questa ultima osservazione è la conseguenza dei due punti precedenti.

Queste tre osservazioni possono spiegarsi attraverso differenti fattori di cambiamento nell’evoluzione dello sport di alto livello. Issurin cita, tra gli altri, il numero dei campionati e coppe continentali o mondiali, le motivazioni finanziarie degli atleti di presentarsi su certe competizioni, ed il contributo delle competizioni di preparazione nel programma di allenamenti.

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

La periodizzazione a blocchi

Sergei Bubka, nel 1991, ha effettuato una stagione che durò da gennaio a settembre. Egli effettuò 17 competizioni separate da 12 a 43 giorni queste hanno composto il suo anno atletico. In ognuna di queste competizioni, ha effettuato delle prestazioni che si trovano tra il 92 ed il 100% del suo personnal best che si trovava a 614cm. Per informazione, il 92% del suo personnal best (590cm) rappresenta la prestazione del campione del mondo del 2009…

allenamento a blocchi

Per rimanere al top durante la sua stagione, si è indirizzato verso un periodizzazione non tradizionale che poteva assomigliare già alla attuale periodizzazione a blocchi.

 

Il metodo di periodizzazione a blocchi consiste in una programmazione a breve termine, ± 2 mesi,:

3 blocchi di lavoro si inseriscono nei mesocicli del periodo tradizionale, lo compongono e si definiscono come segue:

  1. blocco “Accumulo” nel quale ci si concentra sullo sviluppo delle qualità aerobiche generali, della forza generale e del pattern tecnico.
  2. blocco “Trasformazione” nel corso del quale si ricerca lo sviluppo delle qualità aerobiche specifiche e della forza specifica. È quindi un blocco di lavoro delle abilità specifiche dell’atleta.
  3. blocco “Realizzazione” che è per la sua competenza orientato verso gli esercizi di course/match, specifici al tipo di sforzo competitivo.

Issurin riassume nella tabella sotto le grandi linee di questo tipo di periodizzazione. È importante notare l’aumento veloce del carico. La durata del blocco è dunque corta ed il carico è condensato. Questo principio di condensazione è spiegato più basso.

[Issurin, 2010]

[su_table]

Obiettivi Volume – Intensità Fatica – Recupero
Accumulo
(2 à 4 settimane)
Abilità di base Volume + / Intensità – Recupero incompleto ma fatica ragionevole
Forza – Resistenza – Coordinazione
Trasformazione
(1 à 2 settimane)
Abilità specifiche Volume – / Intensità + Accumulo della fatica
Tecnica – Forza specifica –  resistenza specifica
Realizzazione
(5 giorni a 1 settimana)
Preparazione integrata Volume — / Intensità ++ Recupero completo
Massima velocità di esecuzione – Situazioni di competizione

[/su_table]

 

I principi generali che definiscono questo tipo di pianificazione possono riepilogati in 3 punti:

  • in un solo blocco vengono allenate un numero minimo di abilità.
    Si parla di condensazione degli allenamenti mirati su queste abilità (cf. Durata degli effetti dell’allenamento delle abilità specifiche).
  • le abilità sono allenate in modo consecutivo e non concorrenziale, come è il caso del metodo di periodizzazione tradizionale.
  • la durata di ogni blocco è determinata dalla durata degli effetti residui di allenamento.

 

Durata degli effetti dell’allenamento delle abilità specifiche [Issurin & Lustig, 2004]

[su_table]

Abilità motorie Effetti dell’allenamento (giorni)
Endurance estensiva 30 ± 5
Forza massima 30 ± 5
Endurance intensiva (sistema glicolitico) 18 ± 4
Endurance di forza 15 ± 5
Velocità massimale 5 ± 3

[/su_table]

Questo modello di periodizzazione è criticabile su alcuni punti ed in modo particolare sulla durata dei blocchi di allenamento. Gli adattamenti e l’effetto residuo dell’allenamento sono specifici all’atleta, alla sua età ed alla sua esperienza.

Allo stesso modo, questo tipo di periodizzazione, e ciò è già stato brevemente enunciato, è poco progressivo.
Il carico di allenamento viene aumentato velocemente. È il principio di condensazione evidenziato dall’autore. Una delle grosse difficoltà di questo tipo di periodizzazione è la sua complessità nella gestione della durata dei blocchi e del carico specifico.

Tuttavia, questo modello ha il merito di soddisfare le esigenze della stagione degli sportivi di alto livello grazie alla sua programmazione a breve termine.

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Conclusioni.

I due modelli presentano dei vantaggi e degli svantaggi.

Sembra evidente che il modello tradizionale, più vecchio e meglio conosciuto, è da raccomandare con gli atleti che esordiscono con l’allenamento regolare, in modo particolare grazie alla sua progressione dei carico di lavoro. È anche più facile da utilizzare per i giovani allenatori, lasciando loro più margine di manovra e di adeguamento nella loro programmazione.

Il modello più contemporaneo di périodisation in blocchi si adatta meglio alla programmazione degli sportivi di alto livello ma è molto più complesso a dirigere. Deve essere proposto da un allenatore che possiede già una certa esperienza del suo atleta perché il carico condensato specifico non adattato può provocare dei grossi danni all’atleta se viene sottovalutato oppure, un disallenamento manifesto se è sopravvalutata.

 

A cura di Graziano Camellini

 

[su_divider text=”torna su” divider_color=”#b8f976″]

Filed Under: Uncategorized Tagged With: allenamento, allenare, camellini, forza, graziano camellini, il coach allenamento, il coach better yourself, ilcoach, ilcoach.net, intensità, issurin, periodizzazione, periodizzazione a blocchi, periodizzazione allenamento, periodizzazione dell'allenamento, periodizzazione lineare, resistenza, tecnica, training, training periodisation, vladimir issurin, volume

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