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3000 siepi: caratteristiche tecniche

7 Ottobre 2016 by Redazione

3000 siepi caratteristiche tecniche

Ph. Roberto Click Passerini

Definire tecnicamente e in modo approfondito la gara dei 3000 siepi non è molto facile. A prima vista non è un’impresa collocarla nell’elenco dei settori dell’atletica leggera: il mezzofondo!! Non ci sono dubbi o perplessità di sistemazione in altre aree.

Il problema è andare oltre il primo giudizio generale. L’analisi tecnica e il relativo approccio mentale dell’allenatore di un siepista devono avere profondità ed un orizzonte che è oltre, e più, della sola corsa di media e lunga distanza. Ci sono molti e più fattori che determinano e che influenzano la prestazione nelle gare delle siepi quali:

  • gli interventi interattivi dei meccanismi energetici

  • la meccanica della gara e la relativa distribuzione degli sforzi

  • le caratteristiche mentali e psichiche dell’atleta stesso

Come spiegare allora “i buchi” ottenuti, nel tentativo di raggiungere grandi prestazioni anche tra le barriere, di atleti come Nurmi, Filiber Bay ed Auita, veri predecessori dei tempi, talenti fuori dalla norma “sul piano” rispetto agli avversari, che in epoche diverse le hanno “prese” da atleti bravi ma non eccezionali come loro?

Oppure, come mai gli etiopi non riescono ad esprimere un siepista di valore assoluto pur avendo raggiunto il vertice mondiale in tutte le altre distanze lunghe del mezzofondo? Certo la considerazione che basta solamente far fare un po’ di ostacoli ad un buon corridore per trasformarlo in un siepista non è una equazione mentale di un buon allenatore (moderno). Questo passaggio è sicuramente fattibile ad un livello tecnico inferiore, ma a quello alto è molto più difficilmente proponibile. Non a caso si possono contare esempi di atleti che perdono lo status di “siepista” per diventare ottimi atleti in altre specialità.

 

Particolarità dei 3000 siepi

Per lunghezza di gara (3000 metri appunto) e per durata dello sforzo (8’/9’) la fisiologia pone questa gara nell’area della massima espressione aerobica: sistema lattacido da una parte e massima potenza aerobica dall’altra, forniscono la resintesi dell’ATP per la contrazione muscolare.

"… i 3000 piani sono corsi all’incirca alla velocità che corrisponde al massimo consumo di ossigeno, vale a dire, ricorrendo ad una terminologia che è poco utilizzata dai tecnici italiani (anche se è stato proprio coniata da un fisiologo italiano, Pier Enrico di Prampero, 1985) alla velocità aerobica massima. L’atleta che corre in corrispondenza della velocità aerobica massima ha il consumo di ossigeno ai suoi valori massimi". (Enrico Arcelli, articolo ancora inedito)

Le diverse percentuali della velocità di gara in relazione alla velocità aerobica massima (Vamax), sono:


LA VELOCITÀ  DI GARA  IN MEDIA  È PARI:

al  120% della Vamax negli 800m

al 108% della Vamax nei 1500m

al 100% della Vamax nei 3000m

al 95% della Vamax nei 5000m

al 90% della Vamax nei 10000m

Riporto anche la definizione proposta dal Prof. Degortes al corso di specializzazione:

[tweet]“la Vamax è l’intensità di lavoro che si sviluppa durante uno sforzo in cui la spesa energetica corrisponde al massimo consumo d’ossigeno[/tweet]. In atletica è la velocità di corsa necessaria a stimolare la massima potenza aerobica (vo2max). Poiché nessuno é in grado di utilizzare tutto il vo2 max di cui dispone, la Vamax rappresenta la percentuale della potenza aerobica massima che ogni atleta è in grado di utilizzare.”

Ma nei 3000 siepi … bisogna fare i conti anche con 28 ostacoli e 7 riviere!

Pur ipotizzando svolgimenti tattici identici, il fabbisogno energetico non è il medesimo ed altrettanto lineare come in una gara sul piano; né per la gara intera e né per i suoi parziali. In realtà è un continuo variare di velocità di corsa con picchi di forza in occasione del passaggio del- le barriere e, ancor più, delle riviere. L’incidenza della componente tecnica (barriere e riviere),  è estremamente diversa a secondo dello svolgimento ritmico (tempi delle frazioni corse), della tattica impostata dagli avversari e dallo sviluppo della gara stessa (in gruppo con passaggi a stretto contatto, piuttosto che in situazioni in cui è possibile valutare tranquillamente la tempistica del passaggio).

Anche per questi motivi, i campioni di questa specialità hanno sempre cercato di condurre la competizione lungo le direttive tecniche proprie, basti pensare a Panetta: non doveva aspettare gli altri per cui “pronti via!” e subito col piede pigiato sull’acceleratore e gli altri dietro a gestire la situazione senza rischiare di “saltare” ma sfruttando al massimo le proprie qualità, magari confidando che l’avversario non arrivasse solitario fino all’arrivo … come in una grande sfida a scacchi.

L’allenatore deve quindi essere in grado di leggere nei minimi dettagli la gara e “cucirla”, in modo più adeguato, sul proprio atleta.

La differenza di intensità di lavoro che, al momento del passaggio delle barriere e delle siepi e nella successiva ripartenza, è richiesta all’organismo dell’atleta, può essere colmata da energia di natura meccanica (elasticità) e/o organica (intervento del sistema energetico di resintesi). Non penso sia possibile determinare se c’è la differenza di intervento ed eventualmente se ci fosse, stabilire dove si trovi. E come funziona l’interscambio delle due modalità? Questi elementi sono comunque tra quelle caratteristiche intrinseche di ogni atleta che li diversifica, nei pregi e nei difetti, dagli altri. E’ chiaro che l’intervento di natura meccanico-elastica, per sua definizione, non comporta un dispendio energetico per cui si dovrebbe spostare il problema verso questa caratteristica.

A livello energetico il salto crea dei piccoli squilibri che devono essere ripagati dalle fibre più veloci e dal sistema energetico superiore o dallo stesso che, contemporaneamente, è già impegnato a sostenere lo sforzo.

D’altra parte rispetto alle normali gare di ostacoli, le siepi hanno differenze sostanziali: non esiste un modello ritmico, il passaggio avviene a contatto con gli avversari, ci sono ostacoli fissi che impongono “un attacco” diverso ed una traiettoria di superamento più aerea, differenti velocità di corsa, la presenza delle riviere ...

L’atleta dovrebbe riuscire ad avere il minor differenziale di velocità possibile tra l’entrata e l’uscita dall’ostacolo, mantenendo l’assetto di corsa e rimanendo “con le anche sempre alte”.

Più semplicemente, il problema è far in modo che il passaggio dei vari ostacoli sia il meno dispendioso possibile e che il corridore sappia cambiare facilmente la lunghezza e la frequenza del passo di corsa. E’ questo che dobbiamo chiedere ai nostri atleti. Noi dobbiamo essere però in grado di fare altre valutazioni (vedi sopra) e da li costruire il “giochino”.

 

L'identikit del siepista

“Se dovessimo fare un identikit del corridore moderno dei 3000 siepi, dovremmo dire che deve essere un perfetto incrocio fra il mezzofondista veloce e l'ostacolista con spiccate doti di elasticità.”

Definizione tratta dall’enciclopedia “Conoscere l’Atletica”. L’autore non è chiaramente indicato, ma dovrebbe essere Giorgio Rondelli all’epoca allenatore, oltre che di Cova, anche di Panetta ed Erba che infatti compaiono nell’articolo come modelli delle esercitazioni tecniche proposte nel

Il modello proposto dal Prof. Polizzi, durante le lezioni del corso di specializzazione, è invece quello di un atleta più vicino ai 5000 metri a cui si deve proporre una programmazione per tantissimi aspetti parallela ed identica a quella della suddetta distanza, con marcate qualità di forza.

E’ chiaro che sono sempre definizioni dettate molte volte dall’esperienza vissuta in prima persona con i propri atleti e che, per ogni mezzofondista che possa essere portato come esempio di uno di questi modelli, se ne possono presentare altrettanti per l’altro. Sono le due anime della stessa famiglia, di cui è piena la storia della gara fin dalle sue origini. Anche attualmente a livello mondiale potremmo dire che i keniani sfruttano maggiormente la componente elastica, mentre, i marocchini sono più preparati dal punto di vista della forza muscolare e del ritmo. Da qui anche le differenti impostazioni di gara.

A volte però, queste sono solo divergenze “ideologiche o dialettiche” che nella realtà della programmazione dell’allenamento si minimizzano. Andrebbero studiati i veri programmi per verificare l’effettiva esistenza di metodologie diverse.

Chi ha spinto troppo, solo e solamente verso uno di questi versanti, ha spesso fatto un’operazione in cui il risultato non è stato equivalente alla somma degli addendi. Esistono esempi di atleti che hanno elevato il potenziale aerobico, ma alla resa dei conti hanno ottenuto tempi sulle siepi addirittura inferiori rispetto a quando “valevano potenzialmente” meno.

Occorre che “l’aerobico sia più specifico” possibile: nelle fasi giovanili è opportuno creare e sviluppare i prerequisiti, per poi (senza perdere le qualità tecnico-elastiche e di forza) aumentare sempre di più la cilindrata del motore.

A livello psicologico

“ … il siepista deve avere una grande capacità di sopportazione della fatica; direi che sono tre le parole d’ordine di chi vuole emergere in una specialità da “duri” quale è quella dei 3000 siepi: ATTENZIONE, CONCENTRAZIONE e CORAGGIO”.

(Lucio Gigliotti, da un’intervista fatta da Enrico Arcelli)

 

Siepisti si nasce o si diventa?

Quesito al quale è davvero difficile rispondere...

Chi ha spinto troppo solo e solamente verso uno dei versanti descritti in precedenza ha spesso fatto un’operazione in cui il risultato non è stato equivalente alla somma degli addendi. Esistono esempi di atleti che hanno elevato il potenziale aerobico, ma alla resa dei conti hanno ottenuto tempi sulle siepi addirittura inferiori rispetto a quando “valevano potenzialmente” meno.

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Daniele Barison: analisi stagione agonistica del Campione Italiano 2013 dei 1000 cadetti

14 Ottobre 2015 by Redazione

Di seguito la tesi di laurea in Scienze Motorie di Daniele Barison, laureato in Scienze Motorie all’Università dell’Insurbia, giovane tecnico della provincia di Monza, che nel 2013 ha avuto, come dice lui, la fortuna di collaborare con il tecnico Matteo Santambrogio, nell’allenamento di Leonardo Cuzzolin. Il lavoro che ci presenta analizza la stagione che ha portato Cuzzolin a diventare Campione Italiano nei 1000 metri 

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Leonardo Cuzzolin esulta dopo la vittoria del Titolo di Campione Italiano Cadetti nei 1000 metri (2013)

 

 

Lasciamo la parola a Daniele…

Ecco un lungo progetto sul settore giovanile che racconta del percorso di una stagione estiva da marzo a ottobre, di un cadetto del mezzofondo giovanile che poi ci ha condotti a vincere il titolo italiano sui 1000 m;  un analisi con un importante parte tecnica e scientifica, analizzando la stagione dal punto di vista di allenamenti e gare e mezzi d’allenamento proposti, con test scientifici di forza e test Conconi per la valutazione dell’atleta.

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Leonardo Cuzzolin con coach Silvano Danzi (Responsabile settore mezzofondo Lombardo)

 

 E’ stato un percorso pieno di belle soddisfazioni e con la collaborazione di molte persone molto importanti: l’allenatore Matteo  Santambrogio, del mio relatore Silvano Danzi che ha creduto moltissimo nel mio progetto e mi ha incoraggiato, tutta la mia società Atletica Meda, e i collaboratori del settore tecnico regionale della Fidal Lombardia Luca Del Curto e Graziano Camellini per lo svolgimento dei test.

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Nella foto: a Busto Arsizio Daniele Barison (al centro) con il campione Lombardo Cadetti Leonardo Cuzzolin. Presenti anche i due coach Matteo Santambrogio e Massimo Nava.

 

Un percorso  molto bello che porterò sempre nel cuore, tanti bei momenti di vita, che adesso dopo due anni che lo vedo allenarsi e gareggiare lo sento sempre vicino, nonostante non lo alleni più io. Vederlo, in questa stagione da allievo dopo aver superato solo in primavera diversi probemi legati alla crescita, giungere 5° agli italiani sugli 800 m e bronzo nella staffetta 4×400 m mi riempe il cuore di gioia, con PB di 51″46 sui 400 m e di 1’55″96 sugli 800 m. 

Daniele Barison

 

Di seguito la Tesi di laurea in formato PDF

[su_document url=”https://www.ilcoach.net/wp-content/uploads/2015/10/Tesi-mezzofondo-giovanile-daniele-barison.pdf” width=”1600″ height=”1600″]modulo[/su_document]

 

Nella foto di copertina: Daniele Barison a sx, Matteo Santambrogio e Leonardo Cuzzolin (con la medaglia di Campione Regionale) e Massimo Nava (a dx), ai Campionati Regionali Lombardi Cadetti/e 2013 (Busto Arsizio).

Ringraziamo Daniele per la disponibilità nel pubblicare la sua tesi sul nostro sito!!!

 

Filed Under: Uncategorized Tagged With: allenamento 1000 metri cadetti, allenamento mezzofondo, allenamento mezzofondo cadetti, Cuzzolin allenamento, Cuzzolin campione italiano 1000 metri, Daniele Barison, esperienze ilcoach, graziano camellini, il Coach, ilcoach, ilcoach.net, Leonardo Cuzzolin, Leonardo Cuzzolin allenamento da cadetto, Luca Del Curto, Massimo Nava, Matteo Santambrogio, Silvano Danzi, tesi di laurea, tesi di laurea allenamento mezzofondo, Tesi di laurea daniele barison, tesi di laurea mezzofondo, tesi di laurea scienze motorie, tesi ilcoach, università dell'insurbia

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