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L’importanza del preparatore atletico nel rugby

3 Dicembre 2020 by Redazione

Preparatore atletico nel rugby. Rugby Perugia
Nell'immagine un momento di gioco del Rugby Perugia

Il ruolo del preparatore atletico nel rugby

Non è facile parlare di rugby, nel tempo capisci che è uno sport particolare dove l’attitudine mentale viene prima della prestanza fisica, qualcuno a questa considerazione salterà dalla sedia, ma lavorando da molti anni come preparatore atletico, ti accorgi che il rugby devi prima averlo dentro e poi creare i presupposti strutturali, tecnici e tattici per giocare al meglio.

Il preparatore varia notevolmente la sua proposta a seconda del livello in cui milita la squadra, dal rapporto con l’allenatore e dai mezzi a disposizione, e più ci si avvicini al professionismo e maggiore diventa la richiesta di un lavoro differenziato per individuo e per ruolo.

Nel passar del tempo ho visto evolversi molti sport.

Come è cambiato il gioco del rugby negli ultimi anni?

Nel rugby i cambiamenti di regole, di condizionamento e nutrizione, hanno contribuito a trasformare i suoi giocatori pesanti, con tempi di gioco effettivo bassi, a giocatori muscolosi e veloci con tempi di gioco raddoppiati.

Essere grandi non basta più.

Il rugby si è evoluto in uno sport di uomini e donne iper-in forma che spingono i confini delle capacità umane.

Dal punto di vista della formazione fisica molte cose sono cambiate, dalle metodiche da body building in palestra, alle corse lunghe e lente per il “fiato” o come riscaldamento.

Il rapporto tra allenatore e preparatore atletico

Altro cambiamento rilevante è il rapporto tra allenatore e preparatore, ritengo che quando funziona in modo ottimale, permette all’allenatore di migliorare la sua proposta tecnica e tattica, e al preparatore di accrescere le prestazioni nella sua competenza, ma soprattutto questo si riflette sulla squadra e sugli atleti individualmente.

Le richieste dell’allenatore è di avere sempre al meglio, sempre disponibili, sempre in forma i propri atleti.

Sappiamo che questo non è sempre possibile, ma è l’obiettivo per entrambi (obiettivo condiviso).

I miei principi base da preparatore atletico nel rugby

Nel tempo ho costruito dei principi che sono alla base del mio intervento, nulla di complesso o articolato, ma sono la base della mia proposta che di sicuro muterà nel tempo, adattandosi alle situazioni che si presenteranno.

  • Il primo step è pianificare, che serve a dare una direzione, con obiettivi chiari e misurabili, anche se le società sportive fanno fatica a programmare a lungo termine per tanti motivi (economici, strutture, staff ecc.), per poi costruire una periodizzazione con l’allenatore.
  • Al preparatore spetta lo sviluppo e il mantenimento delle capacità biomotorie integrandole con quelle tecniche e tattiche dell’allenatore. E’ importante avere un sistema equilibrato e integrato per facilitare, sviluppare, valorizzare e motivare le prestazioni atletiche individuali e di squadra.
  • Crescita e sostegno, creare cioè un ambiente che renda i giocatori responsabili del proprio sviluppo/miglioramento
  • Autoregolazione del carico
  • Importanza della tecnica esecutiva: prima di eseguire il carico prestabilito è richiesto il perfezionamento del gesto motorio
  • Richiedere al giocatore di prendere possesso del proprio stato fisico attraverso allenamenti, riabilitazione, recupero, alimentazione.
  • Costruire relazioni con i giocatori: fargli capire che ti interessa il loro sviluppo
  • Incoraggiarli a sostenersi a vicenda nel proseguimento degli obiettivi.

Un'azione di gioco del Rugby Perugia

Concetti chiave della programmazione

La forza si sviluppa in forma generale.

Tutto ciò che viene prescritto in palestra deve essere in funzione al miglioramento del gioco, in funzione all’individuo, e al ruolo con caratteristiche preventive e performanti.

La palestra è un mezzo, non un fine.

Lo sviluppo della resistenza (o endurance) può avere due finalità:

  • il miglioramento della forma fisica (corsa intervallata, intermittente ecc.)
  • il miglioramento della forma sportiva solo attraverso il gioco, che deve raggiungere i sistemi bioenergetici necessari per affrontare 80’ minuti al massimo livello.

La resistenza si sviluppa in forma specifica.

Ultimo, ma non per importanza.

La preparazione deve essere costruttiva, non distruttiva.

Il rugby è un gioco complesso

Il rugby sulla carta può sembrare un gioco semplice, ma risulta complesso nella sua applicazione pratica.

Il rugbista è sempre di più orientato su una formazione fisica eccellente dove tutte le capacità motorie (forza, velocità, resistenza, mobilità) vengono esaltate per rispondere al meglio al compito motorio e per incorrere alle esigenze di gioco fatte da fasi statiche (mischie, rimesse laterali) e dinamiche (sequenze di azioni in campo aperto).

Il rugby è uno sport particolare, difficile da descrivere, penso che l’essenza di tutto è racchiuso dentro questa frase che ho scoperto da un mio amico

“Un pallone rotondo te lo può restituire anche un muro. Un pallone ovale te lo può restituire solo un amico”.

 

Letture consigliate

Strength and Conditioning for Team Sports: Sport-Specific Physical Preparation for High Performance: Volume 5

 

Salvatore Turco preparatore atletico

Salvatore Turco

Tecnico ASA Fidal | Preparatore atletico | Docente Scienze Motorie
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Filed Under: News, Preparazione atletica Tagged With: preparatore atletico, preparazione atletica, rugby, Salvatore Turco

Intervista a Flavio Di Giorgio assistente alla preparazione atletica di Filippo Tortu

6 Marzo 2017 by Redazione

Flavio-Di-Giorgio-con-Filippo-Tortu-e-Andrea-Federici

Abbiamo il piacere di inaugurare la rubrica "I coach de Ilcoach" con un'intervista a Flavio Di Giorgio, giovanissimo tecnico che, in Italia, è conosciuto principalmente per la collaborazione con Salvino Tortu nella preparazione condizionale del talento della velocità Filippo Tortu.

In realtà Flavio, nonostante la giovane età, vanta già un curriculum di tutto rispetto sia da atleta, che da allenatore, che da "studente" dello sport.

Non é  infatti un caso che l'abbiamo conosciuto in quest'ultima veste, compagno di banco dello staff de ilCoach ad un corso dell' ISCI.

 

Ciao Flavio raccontaci un po' chi sei e quale è stato il tuo percorso nel mondo dello sport?

Finite le superiori a Varese, nel 2009, parto per il Galles per quella che si sarebbe poi rivelata essere non solo una grande esperienza di vita ma anche sportiva. Venendo dal mondo del rugby, infatti, i paesi anglosassoni rappresentavano la possibilità di crescere atleticamente in modo sostanziale. Lì ottengo una borsa di studio che mi permette di iscrivermi alla Swansea University, dove mi laureo in scienze motorie nel 2013. Dopo quattro anni passati all'estero decido di tornare in Italia: gioco, per due stagioni, al Petrarca Padova e comincio parallelamente anche la mia carriera di preparatore atletico, allenando l'under 18 e la squadra cadetta della società.

Nello stesso periodo inizio a lavorare anche con Mattia Schiavolin, considerato il quinto migliore atleta italiano di MMA di sempre, approcciandomi gradualmente anche a questa nuova disciplina.

Un infortunio e tanti dubbi sul mio futuro come giocatore mi fanno riflettere sul da farsi e decidere, infine, di smettere definitivamente di giocare per dedicarmi a tempo pieno alla preparazione fisica. Inizio così un percorso di tirocini che, oltre a portarmi in giro per il mondo, imprime un'accelerazione decisiva alla mia carriera.

Dapprima approdo al dipartimento di sport olimpici della University of Texas, ad Austin, negli Stati Uniti, dove seguo la preparazione delle squadre di atletica leggera, calcio femminile, nuoto, tuffi e pallavolo. In quei mesi, passo i pomeriggi nella palestra dal nome De Franco’s Gym, dove posso osservare la preparazione degli atleti di football americano amatoriali e dell'NFL.

Il secondo tirocinio mi porta, invece, a Columbus, in Ohio, dove trascorro tre mesi a fianco di Louie Simmons e Tom Barry alla Westside Barbell, considerata unanimemente la palestra di powerlifting più famosa al mondo. Louie è uno dei massimi esperti mondiali in materia di forza ed esplosività e le tecniche alternative che propone mi sono servite molto per confrontare i loro allenamenti con quelli che si vedono qui in Italia.

Nell'estate del 2016 torno in Europa, a Zurigo, dove, all'Elite Training, la palestra di Arno Galmarini, seguo la preparazione atletica degli ZSC Lions, la più importante squadra di hockey su ghiaccio svizzera, e di alcuni atleti della nazionale elvetica di sci e snowboard. A settembre comincio a lavorare con Filippo Tortu, giovane promessa della nazionale italiana di atletica, e divento capo preparatore atletico del Valpolicella Rugby, squadra di serie A. Faccio parte del team Magnitudo Training, una palestra dedicata alle performance atletiche di sport di squadra e individuali situata a Verona, e da qualche settimana lavoro con la FC Chiasso, una società di calcio, occupandomi nello specifico dello sviluppo fisico della forza e dell'esplosività dei giocatori della prima squadra.

Flavio Di Giorgio relatore ad un incontro di formazione all'Università Statale di Milano (Scienze Motorie)

Da quanto ci racconti attraverso lo sport hai viaggiato molto. Nel tuo caso la chiave dell internazionalità è stata più una ricerca, un' occasione, un caso o un'esigenza formativa e professionale?

La decisione di frequentare l'università all'estero è nata dal mio desiderio di conoscere culture nuove e, soprattutto, di poter studiare in un ambiente professionale e all'avanguardia, di gran lunga più adatto alla realtà contemporanea delle scienze motorie rispetto a quello proposto in Italia.

I tirocini, invece, sono stati delle esigenze formative che definirei imprescindibili e inevitabili. Purtroppo sono ancora poche le persone in grado di rendersi conto di quanto sia antiquata, inefficace e - in alcuni casi - anche controproducente la preparazione atletica nel nostro Paese. Tutti coloro che abbiano avuto la possibilità di lavorare e confrontarsi con alcuni tra i migliori preparatori atletici in attività a livello mondiale lo possono confermare. Spesso, all'estero, noi italiani veniamo derisi per il modo in cui ci alleniamo.

 

Anche se sei molto giovane, hai già un curriculum piuttosto importante. Una volta che si è  raggiunto un certo livello di competenza non è semplicissimo districarsi e scegliere proposte formative adeguate. Tu come progetti la tua formazione e il tuo aggiornamento?

Di certo più si avanza professionalmente più il cerchio si stringe, ma sono e resterò sempre uno studente che, con umiltà, continuerà a studiare per migliorare le sue conoscenze e crescere nel campo dello sviluppo della performance atletica.

Da qui nasce, ovviamente, il desiderio di voler imparare dai migliori. Nel caso delle certificazioni, cerco sempre delle persone e delle metodologie che rispecchino un giusto compromesso tra la teoria scientifica e la pratica. Per me è molto importante la storia che porta con sé un preparatore, così come lo sono alcune metodologie di allenamento che negli ultimi decenni hanno contribuito al successo di molti atleti d'élite e hanno influenzato positivamente il mondo della preparazione atletica.

 

Tu sei arrivato all'atletica nostrana partendo subito dall'alto livello, ma dopo aver visto come funziona l'atletica negli USA e dopo una lunga esperienza in altri sport. Che idee ti sei fatto della nostra impostazione tecnica, paragonata a quella di altre discipline e al mondo americano?

Ora, va premesso che tutto il mondo è paese. È sbagliato idealizzare troppo l'America. Anche lì ho visto degli allenamenti agghiaccianti.

Detto ciò, una grande fortuna che ho è quella di poter collaborare con l'allenatore di Flippo, il padre Salvino Tortu che è, a sua volta, ossessionato dalla perfezione tecnica del gesto motorio e dalla programmazione. Il che si sposa perfettamente con la mia filosofia di lavoro.

Negli ultimi mesi ho avuto modo di assistere a molti allenamenti in varie società sportive del nord Italia e, per quanto riguarda la parte che si svolge in palestra, vedo la mancanza sostanziale di una conoscenza della tecnica e della biomeccanica delle alzate. Vengono utilizzati schemi motori di attivazione sbagliati e esecuzioni legate alla teoria della programmazione di forza ed esplosività che non fanno altro che danneggiare l'atleta stesso.

La differenza sostanziale tra il sistema americano e quello italiano sta, forse, nella specializzazione e nella possibilità di ampliare lo staff. Qui ci sono troppi tuttologi che, in realtà, non hanno le competenze necessarie per questo lavoro. In America invece ogni atleta ha a disposizione un capo allenatore tecnico e un preparatore fisico.

 

Il lavoro dell' allenatore è spinto in buona misura da una grande passione, ma occorre pensare sempre e in concreto alla propria evoluzione professionale. Come ti vedi da qui ai prossimi 5 anni?

So esattamente dove voglio arrivare. Sono scaramantico, quindi preferisco non rivelare nulla; tra cinque anni ci rivedremo e faremo il punto della situazione. E, quando sarà, spero di arrivarci con un bel sorriso stampato in faccia!

 

Flavio Di Giorgio

Athletic Performance Coach- S&C

Westside Barbell Special Strengths certified Coach

Facebook: https://www.facebook.com/flaviodig/ 

Instagram: https://www.instagram.com/flaviodig/

 

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