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Si! Può! Fare! Libere riflessioni sul raduno sociale estivo 2019 svolto a Tenero

1 Settembre 2019 by Redazione

Tenero 2019

Se qualcuno inventa qualcosa che funziona, come faccio a costruire a mio uso e consumo qualcosa di analogo, sapendo che altri sono già riusciti nell’impresa?[…] O copio pari pari il progetto[..] oppure mi servo dell’idea di base e reinvento per conto mio tutte le specifiche, stimolato dal fatto che comunque si può arrivare ad una soluzione”[…]

"Non sempre la semplice copia di un modello preesistente è un’opzione fattibile; questo è soprattutto vero in campo tecnologico: i progetti possono essere tenuti segreti, o essere incomprensibili a chi non abbia sufficienti conoscenze. Si può magari diffondere la voce che da qualche parte, chissà dove, qualcuno ha inventato la tal cosa, senza che se ne conoscano i dettagli. Si sa comunque un fatto di base: è possibile farlo, c’è chi ci è riuscito. A volte può bastare questa minima conoscenza per far sì che altri individui o popoli, ispirati dall’idea, scoprano autonomamente il modo per arrivare allo stesso risultato!" (Jared Diamond, Armi acciaio, malattie. Breve storia del mondo negli ultimi 13000 anni)

Per amore di completezza ho voluto spiegare con le parole di un premio Pulitzer quanto mi porto a casa dal Camp di Tenero. Ma le tre esclamazioni ascendenti e convergenti in una sola di Gene Wilder in Frankestein Junior “Sì!Può!Fare!” descrivono molto meglio il mio entusiasmo.

Le scoperte, le invenzioni, le conquiste tecniche a cui si riferisce Jared Diamond nel suo saggio, sono di volta in volta la scrittura, l’alfabeto, l’energia atomica oppure i viaggi nello spazio. Il concetto è molto semplice: impegnarsi in un qualsiasi progetto diventa più semplice quando non esistono dubbi sulla sua realizzabilità, perlomeno teorica. Ad esempio per i sovietici arrivare alla atomica è stato molto più facile, dopo che le drammatiche dimostrazioni del successo del progetto Manhattan avevano lasciato gli scienziati russi con tutti gli interrogativi sul “come”, ma spazzato via tutti quelli sul “se”.

Cosa c'entra tutto questo con l'atletica?

Occuparsi in maniera seria di sport e di atletica leggera è molto più semplice che bombardare l’atomo o lanciare navicelle nello spazio. Ma mentre ci rendevamo conto ancora una volta dell’arretratezza del nostro movimento e del nostro sistema sportivo, è stato esaltante accorgerci che sopra una Lombardia "primitiva" esiste un Ticino avanzato. E allora siamo rinfrancati pensando che la ruota che dobbiamo riscoprire e fare girare è semplicemente quella di uno sport dignitoso.

In Svizzera, un Centro Sportivo della Gioventù, ha tutte le prerogative che qui non riusciamo nemmeno a riservare allo sport di vertice in un centro di preparazione olimpica. Prerogative logistiche, impiantistiche, ma anche e soprattutto organizzative, culturali ed educative. Se le prime infatti possono essere (poco) giustificabili con il grande divario economico che ormai separa il sempre ricco Ticino dalla ormai povera Lombardia, le seconde sono frutto di un’ignoranza sulla propria arretratezza che non ammette scuse. Il virgolettato di Diamond ricorda che esiste un livello di ignoranza sotto il quale una testimonianza non riesce a passare: se io mi imbattessi nei disegni di un razzo spaziale, probabilmente non li distinguerei da quelli di un’idropulitrice. A ben vedere sia che si tratti di impiantistica o del significato che si vuole dare all’attività sportiva, il problema principale riguarda la volontà e la consapevolezza del valore che si vuole dare all’attività sportiva. In altre nazioni dall’economia non certo florida ho visto che all’educazione sportiva dei giovani sono dedicate delle strutture e degli spazi che a Brescia trovano possibilità di esistenza, volontà e risorse, solo quando si devono costruire dei centri commerciali che fan capo a chissà quale fondo straniero.

A Tenero mi è parso invece di capire che l’amministrazione amministra, gli allenatori allenano ed i ragazzi fanno sport secondo delle regole precise che permettono un’autonomia ed una libertà da noi imprevedibile. In un contesto ordinato ed organizzato non è richiesto alle associazioni sportive di fare quello che non sanno fare e quindi possono semplicemente occuparsi di sport. Altrove ho visto altri centri altrettanto magnificamente attrezzati, ma era un estero molto più lontano, dove non si parlava l’italiano ticinese che, giusto un poco contaminato come in ognuna delle provincie nostrane, ti ricorda continuamente la vicinanza con l’Italia in un “sottosopra” da serie tv, che vede noi rinchiusi nell’aldilà di sotto, sinistro e melmoso.

Il Camp di Tenero è stato un successo

Il Camp di Tenero è stato un successo. Inizialmente doveva essere lungo 7 giorni, per questioni logistiche è stato ridotto a 4. Dal punto di vista organizzativo e di gestione degli allenamenti e delle lezioni questo ci ha messo alla prova, ma col senno di poi è stato giusto farlo anche per capire cosa va migliorato e cosa va mantenuto.

Il Camp di Tenero è stato un successo perché ci porterà ad una piccola evoluzione. Per l’anno prossimo stiamo disegnando un progetto più grande, che ci permetterà di coinvolgere altri tecnici ed altri atleti, con una formula nuova.

Il Camp a Tenero è stato un successo perché per la prima volta ci siamo rivolti esclusivamente agli atleti, proponendo un’attività in pista ed in aula progettata esclusivamente per loro. Nei prossimi giorni daremo conto di quanto fatto con una serie di articoli tecnici.

Ma Tenero ci conferma soprattutto che lo sport in maniera seria e professionale si può fare. Si può fare perché esistono le possibilità di creare le condizioni che lo permettono e perché esiste una domanda che richiede professionalità e competenza a qualsiasi livello di qualificazione sportiva. Anche in Italia. Intanto la Brescia sportiva, giustamente, festeggia il rientro di Balotelli con un entusiasmo che di per sè non fa mai male. E sempre nel frattempo, tre o quattro piani di interesse più in basso, ogni orticello atletico locale più o meno malandato, coltiva le proprie ambizioni aspettando di vedere sbocciare il proprio campioncino. Ogni gruppetto, ogni tecnico, con il proprio talentino da allenare e in tasca il mazzo di chiavi che apre un cancello che ti fa fare sport dietro ad una ringhiera, elemento architettonico quest’ultimo che non esiste a Tenero, con beneficio per la pratica sportiva e per il paesaggio.

Ma lo sport, come ogni attività seria, non è fatto di colpi estemporanei ma necessita di una programmazione articolata ed intelligente.

E quando si progetta lo sport, se si vuole avere una visione un po’più lungimirante, bisogna tenere a mente cosa accadde nella corsa all’oro in America più di un secolo e mezzo fa: i minatori rimasero poveri e i venditori di pale si arricchirono.

Camp di Tenero, il feedback degli atleti!

Come associazione sportiva teniamo molto al feedback di chi decide di tesserarsi con noi per usufruire dei nostri servizi sportivi. Questo, a nostro parere, è alla base di un continuo miglioramento delle proposte e dei progetti. Come per tutti i corsi rivolti agli allenatori ed ai tecnici, anche in questo caso abbiamo deciso di chiedere agli atleti il loro punto di vista sull'organizzazione e sullo svolgimento dell'evento mediante un breve questionario con 10 domande. Al seguente link trovate i risultati:

Risultati indagine gradimento Tenero 2019

Andrea Uberti - cofondatore de IlCoach

Andrea Uberti

Combined Events Coach | ilCoach.net ASD Vice President
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Filed Under: News, Raduni allenamento Tagged With: raduno, raduno allenamento, Tenero 2019

Relazione Raduno Lombardo J/P sul salto in alto (Prof. Enzo del Forno)

27 Aprile 2015 by Redazione

In questa relazione presento il lavoro svolto dal Prof. Enzo Del Forno, intervenuto sabato 14 marzo 2015 a Bergamo, in occasione del primo raduno riservato agli specialisti lombardi del salto in alto delle categorie Juniores/Promesse.

Il riscaldamento.
Già dalla classica corsa praticata durante il riscaldamento, si può distinguere facilmente chi è capace di effettuare un appoggio del piede attivo e “rimbalzante” da chi invece ha la tendenza a “strisciare” e a correre con il baricentro basso.
E’ importante poter seguire i propri atleti sin dal riscaldamento, soprattutto i più giovani, per far si che questo momento non diventi soltanto un occasione di svago e di chiacchiere con i compagni, ma diventi parte integrante del lavoro che si andrà a svolgere successivamente.

Anche la classica accoppiata “stretching statico seguito da una serie di andature varie” eseguita dalla maggior parte degli atleti, potrebbe diventare facilmente parte integrante dell’allenamento se svolta ad esempio in maniera combinata; è importante comunque adattare ogni volta il riscaldamento al tipo di allenamento che si dovrà svolgere.

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Andature pre-seduta tecnica
Qui di seguito vengono elencati una serie di andature abbinate sia a stretching dinamico che ad esercizi di potenziamento che si possono eseguire prima di una seduta tecnica di salto:

[su_youtube_advanced url=”https://youtu.be/6FNnfsrHoSE” width=”560″ height=”440″ rel=”no”]https://www.youtube.com/watch?v=zTYwp-8hMFw[/su_youtube_advanced]

  1. Flessione del busto sulle gambe a gambe divaricate.
  2. Punta-tallone.
  3. Tacco punta molleggiato che diventa skip: curare soprattutto che il piede venga appoggiato in maniera completa e che il busto sia decontratto.
  4. Marcia: curare il movimento delle anche ( la classica “entrata di anche”) che non dev’essere finta, ma dev’essere una diretta conseguenza della spinta dei piedi a terra.
  5. Corsa di tutta pianta: qui si deve prestare molta attenzione all’appoggio del piede che non dev’essere fatto marcatamente di tallone, ma di tutta pianta; molti saltatori hanno difficoltà ad eseguire in maniera corretta questo genere di esercizio.
  6. Balzo-stop laterale con atterraggio in perfetto equilibrio: i 3 angoli (caviglia, ginocchio, anca) devono essere di 90 gradi.
  7. Saltelli a gambe divaricate con i piedi in varie posizioni; questo esercizio si può eseguire sia in posizione frontale che sagittale.
  8. Esercizio di punta-tallone “da martellista”.
  9. Rimbalzi portando le ginocchia al petto: la qualità di questo esercizio fatto pochi giorni prima di una competizione, è un valido indicatore dello stato di forma dell’atleta.
  10. Con le gambe divaricate in posizione sagittale, posizione di equilibrio con un piede appoggiato di punta e l’altro di tallone.

    con le gambe divaricate

    esercitazione n° 10

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Impostazione dello stacco

Per quanto riguarda l’apprendimento di una corretta impostazione allo stacco, ci si è soffermati maggiormente sugli esercizi eseguiti con l’ausilio di una palla medica;

  • Grande attenzione va posta nel passaggio da PU (penultimo) a U (ultimo) che non dev’essere assolutamente una caduta, ma un passaggio radente, fatto in modo tale che non ci siano mai entrambi i piedi a terra.
  • Quando l’U è a terra, il PU ha già spinto e si è già staccato da terra, ma senza aver fatto un saltello.
  • Curare che il passaggio sia radente, rapido, potente e fluido, e che il baricentro non si abbassi mai.

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La rincorsa
Per quanto riguarda la corsa, non si deve dimenticare che per saper correre in maniera efficace in curva, è necessario aver stabilizzato una corretta tecnica di corsa in piano.

  • Bisogna abituarsi a correre con lo sguardo alto sempre rivolto all’asticella e con una postura rilassata.
  • Per i giovani è importante che la partenza avvenga da fermo e non in movimento, onde evitare di fare errori durante il pre-avvio.
  • Per apprendere la giusta inclinazione del corpo durante la rincorsa, si possono eseguire diversi tratti di corsa in cerchio, oppure seguendo cerchi concentrici. Corsa in cerchio
  • L’inclinazione deve riguardare tutto il corpo e non solo il busto o la testa come spesso avviene soprattutto tra i giovani.

Una corretta pianificazione della rincorsa deve prendere in considerazione le caratteristiche peculiari di ogni atleta: chi è piuttosto veloce potrebbe utilizzare una rincorsa più ampia e una maggiore inclinazione rispetto a chi è più lento e quindi predilige una rincorsa meno ampia e quindi minore inclinazione. In entrambi i casi bisogna verificare che il piede di stacco venga posto sempre sul proseguimento della linea di corsa, onde evitare spiacevoli infortuni causati da un piede eccessivamente ruotato verso l’esterno.

Al seguente link La presentazione di Del Forno al convegno dopo il raduno.

Articolo a cura di Elisa Bettini

 

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Filed Under: Specialità Tagged With: alto, andature, andature salto in alto, corsa salto in alto, del forno, elisa bettini, Enzo del Forno, high jump, il Coach, il coach better yourself, il_Coach, ilcoach, ilcoach.net, jump, Prof del Forno, Prof. Enzo del Forno, raduno, raduno atletica leggera, raduno lombardo, raduno salto in alto, relazione raduno del forno, rincorsa salto in alto, riscaldamento salto in alto, salti in elevazione, salto alto, salto in alto, stacco salto in alto, tecnica salto in alto

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