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L’allenamento del salto in alto secondo Cliff Rovelto (14 atleti olimpici)

8 Dicembre 2016 by Redazione

Raduno salto in alto Lombardia

Il sistema di allenamento di Cliff Rovelto

L’edizione 2016 della “European Pole Vault and High Jump Conference” organizzata dalla German Sport University di Colonia e rientrante negli eventi di formazione promossi dalla European Athletics ha visto la presenza di relatori di alto livello come lo svedese Stefan Holm e l’americano Cliff Rovelto per i momenti riservati al salto in alto.

In questo articolo viene riportata una relazione tecnico-esperienziale dei contenuti esposti nelle presentazioni teoriche e pratiche presentate da Cliff Rovelto.

Se volete leggere la relazione sulla presentazione del Campione Olimpico Stefan Holm leggete "Come allenare il salto in alto secondo un Campione Olimpico"

Chi è Cliff Rovelto?

Cliff Rovelto è un allenatore americano di atletica leggera specializzato nel salto in alto.

E’ il responsabile della squadra di atletica della Kansas State University (NCAA Division I) e, senza dubbio, è uno dei tecnici di riferimento per la disciplina in tutto il Nord America.

Nella sua carriera ha allenato, e tutt’ora allena, saltatori e multiplisti di livello mondiale.

I 14 atleti portati alle Olimpiadi da Atlanta 1996 a Rio 2016 rappresentano la cartina tornasole di un lavoro eccellente portato avanti insieme ai suoi atleti.

Erik Kynard, Jessi Williams, Matt Hemingway e Jamie Nieto sono solo alcuni dei nomi di spicco che hanno raggiunto il loro picco prestativo sotto la guida di Rovelto.

Oggi l’head coach di K-State University segue sia gli studenti-atleti del college che gli atleti top non frequentanti l’università.

La filosofia nell’allenamento di Cliff Rovelto

Il sistema di allenamento è fondato sullo sviluppo a lungo termine dell’atleta operando scelte in funzione dei benefici a lungo termine della prestazione.

Questo concetto implica la costruzione delle fondamenta e delle basi che hanno la funzione di minimizzare il rischio di infortuni e consentire una certa consistenza della performance.

Il ruolo del coach è quello di insegnare: non è solamente una questione di competenze e conoscenze ma soprattutto l’abilità di comunicare le informazioni in maniera efficace.

Il processo di coaching vede la definizione di una mission che è relativa al livello di aspirazione dell’atleta e all’individuazione di obiettivi personali, misurabili e tempo-specifici.

L’idea alla base dell’allenamento è quella di rendere gli atleti indipendenti senza vincolare la propria prestazione alla presenza dell’allenatore sul campo di gara.

Gli atleti di grande talento sono anche considerati “geni del movimento” (motor genius), ma le caratteristiche dello sviluppo atletico e personale di questi passano sempre attraverso l’etica del lavoro, la pazienza, l’onestà e la perseveranza.

Principi per la preparazione fisica dei saltatori e delle saltatrici in alto

Secondo Cliff Rovelto l’obiettivo primario della preparazione fisica rimane quello di raggiungere il livello d’elite attraverso il raggiungimento del minimo di partecipazione per le maggiori manifestazioni, entrare a far parte del Team USA, qualificarsi per la finale e in ultimo competere per una medaglia.

Il successo durante il periodo estivo è diretta conseguenza della qualità del carico di lavoro svolto durante il periodo autunnale e invernale.

Lo sviluppo tecnico e lo sviluppo biomotorio sono in stretta relazione in quanto, in primis, l’atleta deve possedere le capacità fisiche per soddisfare i requisiti tecnici della disciplina.

Non esistono scorciatoie per saltare più alto, anche per gli atleti di talento.

Questi possono anche raggiungere ottime misure nel salto in alto, ma senza una adeguata progressione delle componenti tecniche e biomotorie non potranno esprimere una certa consistenza, che è quanto ricercato durante la stagione visto il calendario delle competizioni.

La componente di preparazione fisica durante il periodo preparatorio e agonistico vede l’instaurarsi di differenze fra i generi.

In generale le donne sembrano capaci di lavorare con volumi comparabili o addirittura più alti degli uomini, mentre per quanto concerne l’intensità essa è maggiore negli uomini.

Nella fase competitiva gli uomini riducono il volume e mantengono alta l’intensità mentre le donne sembrano riportare maggiori vantaggi nel picco prestativo lavorando ancora con volumi alti ed intensità leggermente più basse.

L'importanza della rincorsa nel salto in alto

Considerando la relazione di causa-effetto dei fenomeni, la rincorsa gioca un ruolo primario nella costruzione del salto.

La maggior parte degli errori riguardanti lo stacco del salto in alto sono causati da una rincorsa spesso inconsistente, non riproducibile allo stesso modo ad ogni tentativo.

Quanto ricercato sta nella riproducibilità della rincorsa a velocità ottimali.

Una rincorsa ottimale deve permettere all’atleta di accelerare in maniera uniforme e precisa vista la biomeccanica della corsa in curva.

La corsa in curva pone l’accento sull’allineamento naturale e perpendicolare alla direzione di corse dell’asse delle anche e delle spalle.

L’organizzazione dell’allenamento di Cliff Rovelto

Sedute ad impatto neuromuscolare e sedute ad impatto metabolico

Uno degli aspetti più importanti è ricoperto dalla preparazione generale che solitamente inizia nel mese di settembre per poi concludersi a dicembre.

A questa segue la fase o il ciclo di conversione della potenza precedente l’inizio della stagione indoor.

I periodi, o cicli di allenamento, sono suddivisi seguendo il classico schema della periodizzazione con 3 settimane di carico e una settimana affidata alla rigenerazione.

Il programma di allenamento settimanale per gli atleti del college è costituito da 4 sedute di (Lunedì, Martedì, Giovedì e Venerdì). Queste sono classificate in due grandi gruppi a seconda della natura del programma.

Il primo e il terzo giorno di allenamento settimanale sono dedicati alla “componente neuromuscolare” invece la seconda e la quarta seduta alla “componente metabolica”.

Gli allenamenti con enfasi neuromuscolare sono costituiti da lavori di potenza e reattività, mentre quelli con enfasi metabolica racchiudono esercitazioni di corsa, allenamento del core e circuiti di forza generale.

Nel periodo agonistico l’organizzazione della settimana muta individuando una sessione leggera ad impatto muscolare due giorni, un giorno prima o la mattina prima della gara a seconda delle caratteristiche del singolo atleta.

Il giorno dopo la gara è dedicato alla rigenerazione attraverso attività leggere ad impatto metabolico.

L'allenamento della forza mediante circuiti

I circuiti di sviluppo generale della forza sono costituiti da 5 esercizi relativi alla parte superiore e altrettanti 5 esercizi per la parte inferiore del corpo.

Sono circuiti a tempo che con il passare delle settimane diminuiscono la componente tempo delle serie di ciascun esercizio (esempio: 1min, 45 sec, 30 sec).

Tutti gli esercizi dei circuiti vengono eseguiti con carichi medio-bassi, preferendo una rigorosa e corretta esecuzione tecnica piuttosto che alti carichi di lavoro.

Inoltre il sistema di allenamento prevede l’utilizzo di esercizi isometrici sulla pedana a vibrazioni. Ancora le esercitazioni di corsa e accelerazione ricoprono distanze dai 20 ai 60 metri.

L'allenamento della tecnica di salto in alto 

L’allenamento della tecnica di salto è una diretta conseguenza del lavoro della preparazione della componente biomotoria.

Vengono svolti i classici salti con rincorsa ridotta e rincorsa completa ed a questi sono aggiunte sessioni con salti su una pedana rialzata nuovamente sia con rincorsa completa che con quella ridotta.

Il numero annuo delle sedute non è mai superiore di 30-35 per anno.

Nell’ultima stagione Erik Kynard ha svolto 29 sedute di tecnica, mentre Alyx Treasure, finalista a Rio 2016, 34 allenamenti.

Le esercitazioni per il salto in alto (con video)

Cliff Rovelto, durante il seminario a Colonia, ha presentato esercizi relativi allo sviluppo della rincorsa ed esercitazioni incentrate sullo stacco. Le prime prevedono esercitazioni di accelerazioni e corsa in curva (corsa su cerchio, corsa su 8, corsa in curva), mentre per quanto riguarda lo stacco l’enfasi è posta sugli ultimi due appoggi (pop-off e take-off) attraverso esercitazioni che collegano e dissociano il movimento tra questi due elementi chiave del salto in alto.

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Nel video è possibile osservare alcune delle esercitazioni proposte al convegno da Cliff Rovelto

  • andature specifiche per l’azione della gamba libera su traiettoria curvilinea (circle popoffs);
  • un esercizio fra gli ostacoli (hurdle popoffs) relativo alla rapidità di esecuzione del penultimo appoggio in connessione allo stacco;
  • un esercizio di forza speciale (penultimate leg strengtnening) per il penultimo appoggio e lo stacco che può essere effettuato utilizzando bastoni e/o bilanceri.

 

Al seguente link potete trovare tutte le presentazioni, scaricabili, dei relatori del seminario di Colonia, compresa quella di Ctiff Rovelto

http://polevault-symposium.jimdo.com/downloads/

Alberto Franceschi

Alberto Franceschi

International Master in Performance Analysis of Sport
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Filed Under: News, Salto in alto, Specialità Tagged With: allenatore americano, Cliff Rovelto, Erik Kynard, European Pole Vault and High Jump Conference, German Sport University, high jump, Jessi Williams, Kansas State University, Matt Hemingway e Jamie Nieto, NCAA, Olimpiadi, salti in elevazione, salto in alto, Stefan Holm

Intervista a Sara Simeoni, la regina del salto in alto italiano!

22 Aprile 2016 by Redazione

Oggi intervistiamo una delle icone dell’atletica italiana, Sara Simeoni che è entrata, grazie ai suoi risultati, nella storia del salto in alto mondiale.

Sara, ha stabilito il primato del mondo nel 1978 con la misura di 2,01 metri, misura saltata quell’anno per ben due volte, una delle quali a Brescia all’ormai inutilizzabile Campo Calvesi. Due anni dopo è diventata Campionessa Olimpica e medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca 1980.

Il suo palmares è ricco di titoli nazionali, continentali ed internazionali: due medaglie d’oro alle Universiadi, due ai Giochi del Mediterraneo, quattro titoli di campionessa europea indoor, un titolo europeo (1978) e ben 14 titoli di Campionessa italiana. Ha inoltre partecipato a ben 4 edizioni dei giochi Olimpici: Monaco di Baviera 1972 (6° posto), Montreal 1976 (2° posto), Mosca 1980 (1° posto), Los Angeles 1984 (2° posto)  

Per 36 anni ha detenuto il primato italiano nel salto in alto, dal 1971 al 2007, quando fu superato da Antonietta Di Martino.

È stata alfiera azzurra durante la cerimonia d’apertura delle olimpiadi di Los Angeles, e il 26 febbraio 2006 ed è stata portatrice della bandiera olimpica nel corso della Cerimonia di chiusura della XX Olimpiade invernale di Torino.

Nel 2014, occasione dei 100 anni del CONI, è stata eletta “Atleta del Centenario” (insieme ad Alberto Tomba).

Fu allenata prima dal tecnico Bragagnolo, in seguito da Erminio Azzaro, anche lui saltatore in alto, che diventerà poi suo marito.

 

1. Ciao Sara, è un grandissimo onore per noi poterti intervistare. Sei e resterai l’atleta simbolo del salto in alto femminile italiano. Quali sono stati i momenti più belli della tua fantastica carriera?

È normale dire che i momenti più belli sono quelli  dell’oro Olimpico, degli argenti o del titolo europeo con il record del mondo, ma mi piace pensare a come sono stati belli e soddisfacenti anche altri momenti che hanno segnato un percorso della mia carriera sportiva.

 

2. Nella tua carriera hai vinto tantissimi titoli nazionali ed internazionali. Nell’atletica però si sa, l’Olimpiade è il sogno più grande di ogni atleta, solo parteciparvi vale più di ogni altro riconoscimento. Tu, nel 1980, sei riuscita a vincere la medaglia d’oro Olimpica a Mosca. Quali ricordi hai di tale vittoria?

Un ricordo intenso perché a differenza di tutte le altre partecipazioni a grandi eventi,quella è stata l’unica volta in cui desideravo proprio la medaglia d’oro. Avevo fatto il record del mondo e perciò dovevo vincere! L’emozione è stata grande e appena entrata nello stadio per la finale ho realizzato che quella era la  mia opportunità per coronare anni di allenamento e di scelte di vita fatte assieme al mio allenatore. Non potevo sbagliare! ho avuto un attacco di panico tremendo che ho dovuto superare…alla svelta, perché la gara cominciava e non guardava in faccia nessuno. Sono soddisfatta per come sono riuscita a gestirmi e a vincere.

Sara Simeoni 4

3. Sotomayor, intervistato a ottobre dello scorso anno a Milano, parlando dell’esecuzione del suo salto ha confidato di essersi ispirato a te per quanto riguardava l’azione “aperta” della gamba libera: come si è evoluta negli anni la tua tecnica?

Mi ha fatto piacere sentire che Sotomayor si sia ispirato a me, è gratificante. L’azione dell’arto libero (flop 2) era un movimento ricercato dal momento che il mio tempo di stacco non era velocissimo.

 

4. Negli ultimi anni alcune atlete hanno tentato invano l’assalto al record del mondo: secondo te chi sarà la prima a superare i 2,10m?

In passato Blanca Vlasic era la più accreditata. Sicuramente ha preferito dedicarsi più ai meeting che finalizzare una preparazione per ottenere il record. Oggi non so dire un nome,aspettiamo di vedere che delle atlete saltino oltre i 2,05 …..

 

5. Quali erano i tuoi allenamenti preferiti? E quali invece i più odiati?

Sicuramente l’allenamento tecnico lo preferivo ma,pensando a quello che ho fatto la cosa positiva è stata l’aver fatto già allora un allenamento vario (corsa veloce, ostacoli, balzi verticali e orizzontali, pesi a gogo….) e quindi tutto sommato era tutto interessante, magari la voglia non era sempre al 100 per 100.

 

6. Tu e Pietro Mennea siete stati i più grandi di un gruppo di campioni che ha reso l’Italia dell’atletica degli anni 70, 80 e 90 una nazione, se non protagonista, per lo meno in grado di dire sempre la sua a livello internazionale. La realtà dei fatti dice che, dopo di te, il salto in alto nazionale ha saputo trovare degli eredi di buono ed ottimo livello, sia in campo femminile che in campo maschile mentre, nella velocità, è stato molto più difficile ottenere soddisfazioni. Qual è la spiegazione che daresti a questo fenomeno?

Nei salti sicuramente ci sono più gruppi di lavoro che pur nella loro individualità si confrontano e si scambiano esperienze. Probabilmente negli altri settori questo non avviene. Poi, ovviamente, bisogna avere anche la fortuna di imbattersi nei  talenti .

Sara Simeoni 7

7. Trost, Tamberi, Chesani, Fassinotti e dietro di loro un movimento giovanile sano e vitale: le gare di salto in alto di Rio “rischiano” (lo speriamo) di essere davvero interessanti per il pubblico italiano. Quale consiglio daresti, a quattro mesi dall’evento, ad un tuo atleta che prepara un appuntamento così importante essendo consapevole di poter essere competitivo?

Intanto incrociamo le dita e tifiamo per i nostri ragazzi! Per esperienza, il risultato si costruisce con l’allenamento quotidiano perciò anche la serenità  è fondamentale, è quella che ti porta all’appuntamento con la giusta concentrazione e la consapevolezza del proprio valore….perciò tranquilli.

 

8. Prima di Rio ci saranno gli Europei di Amsterdam, un “problema” in più che ai tuoi tempi non c’era. Quando i giochi saranno fatti, con il senno di poi, sarà facile dire chi avrà fatto bene a partecipare o a snobbarli e, a seconda dei risultati, si dirà che si è programmato bene o che si son fatti errori madornali…Dovessi gareggiare tu, vivresti questi Europei più come una distrazione o un’opportunità?

Vero non c’erano 2 impegni importanti vicini, ma i tempi sono cambiati e credo che non sia impossibile programmarli tutti e due. Però nella vita spesso bisogna fare delle scelte, se sei un atleta  candidato al podio olimpico, finalizzerai la preparazione per i 5 cerchi…….io comunque li avrei fatti entrambi .

 

9. Ottenere l’oro Olimpico ed essere nello stesso momento detentrice del primato mondiale è una circostanza particolarissima che si verifica per pochissimi atleti. Significa essere arrivati al livello più alto a cui un atleta possa ambire, ma anche che, in un certo senso, si sono finite tutte le sfide e che si sono raggiunti tutti gli obbiettivi che ci si era prefissati all’inizio della carriera. “In questo mondo non vi sono che due tragedie: una è causata dal non ottenere ciò che si desidera, l’altra dall’ottenerlo. Quest’ultima è la peggiore, la vera tragedia.” Credi ci possa essere del vero in questa frase attribuita ad Oscar Wilde? Tu come hai vissuto un successo così “assoluto” e dove hai saputo trovare le motivazioni nuove che ti hanno fatto continuare fino a vincere la medaglia di Los Angeles?

Si certo, ottenere un risultato è una tragedia per tutto quello che all’improvviso ti trovi addosso ma l’importante è sdrammatizzare. Ad esempio nel 78 ho fatto 2 volte il record del mondo e l’attenzione verso di me è stata tanta e tale che per un anno,nonostante stessi benissimo e in grado  di migliorare il record, ho avuto un rifiuto verso misure oltre 1,95. Per fortuna ,per educazione ricevuta e per la bravura e pazienza nel proteggermi del mio allenatore sono riuscita a sopravvivere, non ho smesso anche perché mi piaceva troppo fare atletica e perché fondamentalmente la sconfitta non mi ha mai creato un  problema.

 

10. Un consiglio che ti senti di dare ai giovani che decidono di avvicinarsi al mondo dell’atletica, ed in particolare del salto in alto.

Ai giovani dico che devono fare lo sport con divertimento e sapere che il gioco è bello ma deve essere fatto seriamente. Di non avere fretta nel volere raggiungere un risultato ma avere la pazienza di ascoltare e seguire colui che vi sta vicino. I risultati arrivano se si rispettano i tempi della propria crescita e se si programma un buon allenamento. Ai saltatori in alto dico che è opportuno superare le misure alla prima prova!

Sara Simeoni 3

 

Grazie a Sara per la disponibilità a rispondere alle nostre domande. Di seguito riviviamo tramite questo filmato la sua impresa Olimpica a Mosca 1980.

[su_youtube_advanced url=”https://youtu.be/QXfPnvlLJDo”][/su_youtube_advanced]

Fonti: immagini tratte dalla pagina Facebook di Sara Simeoni

 

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