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Intervista: Salvino e Filippo Tortu

17 Giugno 2015 by Redazione

In questo articolo proponiamo l’intervista a Filippo Tortu, che nell’ultimo mese è diventato la nuova “promessa” della velocità Italiana (MPI Allievi nei 100 metri e nei 200 metri), e al suo allenatore nonchè babbo Salvino Tortu.

Iniziamo con l’intervista a coach Salvino (quella a Filippo nella seconda pagina dell’articolo!!)

1) Ciao Salvino, parlaci un pò di te, delle tue esperienze, la tua filosofia di allenamento…
Ho iniziato a fare atletica in Sardegna nel lontanissimo 1975. Pura vocazione in quanto non avevo a disposizione una pista, mi allenavo, per modo di dire, lungo una ferrovia. Ogni tanto andavo a Sassari per essere seguito da un bravissimo tecnico che poi avrebbe allenato Gianni Puggioni, Mauro Doppiu. Preparato come pochi. A Roma, all’epoca dell’università, sono stato seguito da Carlo Arrighi prima e dal mitico Plinio Castrucci poi. Non ero certo un fenomeno e correvo i 100 mt in 10″6. Ho smesso non appena laureato, nel 1983, ed ho ripreso da Master 12 anni più tardi seguito da Roberto Caglio, tecnico di grande livello se è riuscito “nell’impresa” di farmi correre da quarantenne in 10″8 i 100 mt. e 22″41 i 200 mt.
Ho iniziato ad allenare, casualmente, circa diciotto anni fa e la mia prima vittima è stato Il Duca, alias Ferdinando Savarese, cofondatore di Queenatletica. Attualmente oltre a Filippo seguo un gruppo ben assortito in cui spiccano i famigerati fratelli Rodella. Mio fiore all’occhiello Giancarlo D’Oro, ragazzino di cinquantatre anni. Tinge di bianco i suoi capelli ancora corvini per non fare sfigurare troppo i ragazzi con cui si allena. Sarebbe lungo parlare delle metodologie di allenamento perciò mi limito a dire che presto un’attenzione quasi maniacale nel cercare di trovare nei miei atleti una quanto più corretta azione di corsa

2) Filippo, grande talento, i tempi ottenuti quest’anno lo dimostrano. Cosa ne pensi di lui e delle sue possibilità di crescita?
Si tratta di un ragazzo dalle potenzialità enormi di crescita perché ancora non è terminata la spinta biologica. Proprio per questo motivo la nostra metodologia di allenamento è chiaramente indirizzata ad assecondare la crescita stessa.
Mi spiego con un esempio: un centimetro guadagnato in altezza ci obbliga a dovere reimpostare il corretto assetto di corsa. E questo avviene di frequente se si considera che Filippo nelle ultime due stagioni è cresciuto di circa 10 cm..

3) A tuo avviso quale è stato il percorso che vi ha portato a questo ottimo risultato?
Sono monotono. Il lavoro svolto sulla corretta tecnica di corsa. Le sue capacità hanno fatto il resto.

4) Nei 200 di domenica a Chiari ha corso in maniera particolare, distribuendo le energie in maniera diversa dagli altri (partenza in apparenza controllata, drive lungo, fase lanciata impressionante), senza mai irrigidirsi. Ci avete lavorato in allenamento oppure sono le sue caratteristiche naturali ad averlo portato a correre in questo modo?
Ci abbiamo lavorato tanto come ho detto, intervenendo sui punti di forza del ragazzo. Filippo ha sempre il controllo della corsa, naturalmente, unito ad un’azione decontratta e ad una capacità di “attivarsi” veramente notevoli.

5) Ha corso molto forte anche Pietro Pivotto, ma con una distribuzione ritmica diversa (partenza più esplosiva, da 100metrista, è passato alla fase lanciata prima, gli ultimi 50 metri è calato di ritmo ed ha iniziato ad irrigidirsi). Pensi possa migliorare il suo tempo soltanto provando a distribuire le energie diversamente?
Ha semplicemente distribuito in maniera differente rispetto a Filippo, chiudendo con un gran tempo. Pivotto ha sicuramente ampi margini di miglioramento che possono manifestarsi già nel corso di questa stagione.

filippo_tortu_ilcoach

6) Secondo te quali sono i punti “chiave” per un buon programma di allenamento di un velocista (e in particolare in un 200ista?)
Sono banale se insisto nell’aspetto legato alla tecnica di corsa? Tutto il resto è ovviamente necessario ma è comunque compendio.
Livio Berruti ha vinto un’Olimpiade in questo modo. Non voglio guidare un’auto con trecento cavalli e le gomme lisce, a meno che non decida di andare a passo d’uomo.

7) Si dice spesso che un genitore non possa essere un buon allenatore, sembra che questa sia l’eccezione che conferma la regola. Che ne pensi di questo?
Ho due figli velocisti, Giacomo vive a Torino ed è allenato da Alessandro Nocera, Filippo dal sottoscritto. Devo dire che tutto scorre con grande naturalezza ed il rapporto padre allenatore in entrambi i casi rimane fuori da casa. Per fortuna abbiamo tanti altri interessi al di fuori dell’atletica per cui ognuno di noi ha degli spazi propri.

8) Quali sono le difficoltà principali, a tuo avviso, che un allenatore di atletica leggera deve affrontare nel nostro paese?
Mancanza di vocazioni. Dobbiamo però essere noi i primi a fare un mea culpa se non riusciamo a fare appassionare i ragazzi.

9) Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?
Continuare ad accompagnare la crescita di Filippo senza avere fretta. I risultati per ora sono indicativi, danno una grande spinta, ma non sono ancora fondamentali.

10) Quali sono le figure che hanno ispirato il tuo modo di allenare?
Castrucci, grande uomo “da campo”, lo ricordo con immensa nostalgia. Mi confronto spesso con Alessandro Nocera che stimo particolarmente.

11) Atletica ed allenamento all’estero: molti atleti italiani nell’ultimo periodi sono “emigrati” all’estero per allenarsi, cosa ne pensi?
Non voglio giudicare il lavoro di altri tecnici in quanto non ho avuto modo di conoscerne le metodologie di allenamento.

12) Fidal Nazionale: si criticano spesso il suo operato e le sue scelte tecniche. Che ne pensi a riguardo, da allenatore di un atleta di interesse nazionale?
La Federazione mi sta seguendo con particolare attenzione, mediante le figure di Alfio Giomi, come “Superadvisor”, e di Stefano Baldini come responsabile giovanile: devo dire che sono veramente attenti e presenti.
E’ giusto farlo notare visto che spesso si parla solo di cose negative riguardo la Fidal.

 

Nella seconda parte l’intervista a Filippo

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Atleti in USA: Jacopo Spanò

12 Maggio 2015 by Redazione

Oggi proponiamo l’intervista a Jacopo Spanò, nato nel 95′ a Domodossola, atleta della Atletica Sandro Calvesi e della squadra dell’Università di Washington, gli Huskies, nel 2014 è stato Campione Italiano Juniores nei 200 metri ed ha partecipato ai Campionati del Mondo Juniores in Oregon 2014 , classificandosi 14° con il nuovo PB di 20″98. Il 3 maggio scorso, in un meeting in USA, il nuovo PB sui 100 metri corsi in 11″68.

 

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Ciao Jacopo, cosa ti ha portato a vivere questa esperienza all’estero?
In quarta superiore ho vissuto per 6 mesi in Utah e l’america mi aveva impressionato già allora, sopratutto per le strutture e il livello delle competizioni, e poi sono stato “recruited” da varie university.

Quali differenze hai riscontrato tra i metodi di allenamento italiani e quelli che stai affondando adesso?
Mi devo ancora abituare al cambio di metodologie: sicuramente è molto diverso da quello che facevo l’ anno scorso, mi alleno piu ore al giorno e, diciamo che il piu grande cambiamento è stata l’ introduzione dei pesi fatti seriamente con un coach che ci segue per migliorare la nostra forza ed esplosivita’.

Ci spieghi come la scuola aiuta gli atleti nella loro attività?
Ovviamente correre forte è importante ma se non mantieni una certa media, secondo le regole della NCAA, tu perdi la tua elegibility e quindi non puoi più gareggiare. Proprio per questo i coach ci tengono a far si che abbiamo buoni risultati a scuola: infatti abbiamo tutors per ogni materia e persone che ci controllano i voti settimana per settimana.

Hai avuto difficoltà ad integrarti nel sistema Universitario USA?
Diciamo che dipende molto da quello che vuoi studiare, io sto facendo ingegneria civile quindi concigliare atletica e studio è abbastanza dura, ma sono sicuro che ne valga la pena.

Consiglieresti la tua esperienza anche ad altri atleti?
Si e no. Ovviamente dall’Italia sembra tutto rose e fiori, ma alla fine penso che bisogna avere una grande passione per quello che si fa e bisogna crederci anche perche’ nei momenti di sconforto sei lontano dalle persone che hanno creduto in te in passato ed, inoltre, in america ci sono talmente tanti talenti che via te ce ne sono altri 100 che aspettano di rubarti il posto (le borse di studio nella squadra di atletica sono contate e sono uguali per tutte le universita, quindi solo i migliori poi dalla scuola superiore possono correre in college division one direi il 3%)

Atleti all’estero: cosa si può trovare all’estero, dal punto di vista dell’allenamento, che manca in Italia?
Sicuramente si possono trovare coach con molta esperienza e la cosa che rende tutto molto competitivo è che se dopo 3-4 anni  un coach non porta risultati viene licenziato: quindi ce molta pressione su di loro.
Dal punto di vista dell’allenamento ogni coach ha le sue metodologie ma, per quanto mi riguarda, noi abbiamo lavorato molto in sala pesi.

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Pensi che questa esperienza ,oltre che sotto l’aspetto umano,migliori molto anche l’aspetto tecnico dell’atleta?
Io credo di no, forse perche in Italia eravamo solo io ed il mio coach e quindi eravamo “malati” per quanto riguarda la tecnica ed i dettagli. Qui ci sono veramente molti atleti e quindi non c’è piu quella ricerca o quell’ ossesione della tecnica, a parte per l’uscita dal blocco.

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Ma, sicuramente vestire la maglia azzurra ed essere considerato dalla nazionale Italiana, e poi sicuramente farmi notare qui in america e qualificarmi per le finale NCAA (ci vuole un 20.85 – 20.90).

Qual’è il tuo allenamento preferito?
ahaha, penso che chiunque mi conosca un pochino sappia la risposta, indubbiamente le partenze dai blocchi.

Quale quello che ti piace meno?
Le scalinate dello stadio da football.

Hai qualche oggetto, rituale scaramantico prima/durante le gare?
Non ho nessun rituale, di solito ad inizio stagione cerco sempre di strafare e le mie prestazioni non rispecchiano il mio vero valore e penso che la cosa che mi aiuta molto è gareggiare ed acquisire confidenza con la gara.

Com’è il rapporto con il tuo allenatore? Le differenze con l’Italia?
Molto diverso, il mio coach italiano Flavio era il mio secondo papà: si parlava di tutto, si soffriva insieme e si assaporavano i bei risultati insieme anche perche Flavio lo fa per passione, non e’ il suo lavoro e quindi il rapposto era molto piu stretto.
Con coach Raul è tutto diverso, non siamo amici e c’è un po di distanza fra noi, lo stimo moltissimo come coach perchè ha allenato grandi atleti, ma dal punto di vista personale è un po carente.

Chi è, o è stato, il tuo “esempio”/idolo/mito nell’atletica?
Queste non sono nemmeno domande da fare, penso che ogni sprinter italiano abbi come esempio il grande Pietro Mennea.

 

La scheda di Jacopo in Italia

La scheda di Jacopo alla Washington University

 

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Atleti in USA: Luca Cacopardo

5 Maggio 2015 by Redazione

Ecco l’intervista a Luca Cacopardo, atleta del ’95, veste la maglia dell’ Atletica Riccardi Milano, in Italia, e della MITengineers, la squadra di atletica del Massachussetts Institute of Technology di Boston, in USA.

Luca vanta diversi Titoli Italiani di categoria (allievi e juniores) nei 400hs (PB 51″29)

 

Ciao Luca, cosa ti ha portato a vivere questa esperienza all’estero?
La cosa che mi ha spinto a studiare all’estero è stato il fatto che qui negli Stati Uniti c’è molto rispetto per gli atleti ed è più semplice conciliare studio e sport.
In Italia ci sono stati molti esempi di gente che ha lasciato l’atletica per potersi dedicare allo studio.
Inoltre, qui in America le strutture sono incredibili ed abbiamo accesso a tutte le comodità per favorire l’allenamento.

Quali differenze hai riscontrato tra i metodi di allenamento italiani e quelli che stai affondando adesso?
Per quanto riguarda la mia particolare esperienza ho notato che qui si punta molto di più al gruppo.
E’ sempre importante supportarsi a vicenda e non lasciare mai nessuno indietro.
L’allenamento in sé è molto diverso e le maggiori differenze per me sono stati i tempi tra le ripetute più corti ed il recupero attivo.

Ci spieghi come la scuola aiuta gli atleti nella loro attività?
La mia università ha due ore, dalle 17:00 alle 19:00, nelle quali non possono essere fissati esami, laboratori e lezioni in modo che gli atleti sono tutelati e non devono saltare allenamento.
Inoltre quando per una trasferta si perde lezione o un esame i professori sono molto disponibili nel rispiegare l’argomento perso e nel fissare il tuo esame in una data differente

Hai avuto difficoltà ad integrarti nel sistema Universitario USA?
La lingua è stato l’unico vero ostacolo ma avendo frequentato un anno all’estero ero già ad un buon livello.
L’università è molto difficile ma fare atletica mi aiuta a non sprecare il mio tempo libero. Qui ho imparato a gestire il mio tempo e la mia giornata fino a raggiungere un buon compromesso tra ore di sonno, studio, pasti, allenamenti e lezioni.

Consiglieresti la tua esperienza anche ad altri atleti?
Onestamente consiglierei la mia esperienza a tutti gli atleti che hanno la possibilità di venire qui con una borsa di studio.
Il valore di una borsa completa è di circa 50 mila euro all’anno e copre università, vitto e alloggio.
In questo modo l’atleta è tutelato fino all’età di 23 anni dove si ritrova con una laurea in mano ed ha la possibilità di conseguire questo obbiettivo senza togliere tempo all’atletica.

Atleti all’estero: cosa si può trovare all’estero, dal punto di vista dell’allenamento, che manca in Italia?
L’allenamento in Italia è molto avanzato e c’è un attenzione incredibile verso l’atleta.
Qui, nelle università, l’accento è sulla squadra ed a volte bisogna correre tre o quattro gare nel giro di una giornata per fare punteggio.
Ad ogni modo ho notato che le tecnologie che usiamo qui sono leggermente più avanzate ed anche se in Italia si cura molto di più l’aspetto tecnico qui in America c’è più disciplina.

Luca Cacopardo

Pensi che questa esperienza ,oltre che sotto l’aspetto umano,migliori molto anche l’aspetto tecnico dell’atleta?
Sicuramente vivere in una posto diverso ed allenarsi con gente nuova rende l’atleta più completo, il primo anno è molto difficile perché il cambiamento è così radicale che il corpo ha bisogno di adattarsi al nuovo clima, all’alimentazione diversa ed ai nuovi metodi di allenamento.
Tecnicamente va rispettata la nostra scuola Italiana perché nonostante le piccole dimensioni del nostro paese siamo sempre in grado di tirare fuori talenti eccezionali specialmente a livello giovanile.

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Come per tutti gli atleti, il sogno è sempre quello di migliorarsi e di puntare sempre più in alto, quindi chissà mai se un giorno si realizzerà l’avventura Olimpica.

Quale è il tuo allenamento preferito?
Il mio allenamento preferito è 4×200 rec. 7 min.
Questo è un allenamento che facevo solitamente in Italia con il mio allenatore Paolo Brambilla.
Mi piace molto perché i 200 sono una distanza che non mi stanca eccessivamente ma dove posso esprimere tutta la mia velocità.

Quale quello che ti piace meno?
Il peggiori allenamenti sono quelli invernali, specialmente le ripetute sui 1000.

Hai qualche oggetto, rituale scaramantico prima/durante le gare?
Solitamente non sono molto scaramantico ma ho notato che le mie “compression socks” (calze compressive) mi hanno portato molta fortuna e le indosso sempre per tutte le gare di 400hs.

Com’è il rapporto con il tuo allenatore? Le differenze con l’Italia?
Il rapporto con l’allenatore qui è stato abbastanza “turbolent”o perché venendo da un paese diverso ero abituato a cose completamente diverse e cambiare dopo una stagione fantastica come quella 2014 non è mai facile.
Ad ogni modo sono in contatto settimanalmente con Paolo che mi aiuta a distanza tramite video analisi e mandandomi dei lavori aggiuntivi.
Dal 26 Maggio sarò nuovamente in Italia e potrò rifinire la mia preparazione con lui in vista degli eventi importanti di questo 2015

Chi è, o è stato, il tuo “esempio”/idolo/mito nell’atletica?
Quest’estate ho avuto l’opportunità di spendere circa un mese con Fabrizio Mori, dal raduno di Castelnovo de Monti al Mondiale di Eugene.
E’ stato molto interessante essere allenato da un campione come luì che può aiutare sia con l’aspetto tecnico che con quello mentale condividendo le sue esperienza e sensazioni. Lui per me è un grande esempio.

La scheda di Luca all’Atletica Riccardi

La scheda di Luca alla MITengineers

Il video di Luca in allenamento in USA

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Il video di Luca in batteria ai Mondiali Junior di Eugene 2014 (51″97)

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