ilCoach

Il miglior portale italiano sull'atletica leggera

Menu
  • Chi siamo
    • ilCoach.net A.S.D.
      • Tesseramento stagione 2020/21
      • Tesseramento stagione 2019/20
      • Il nostro team
    • Close
  • Allenamento
    • Le basi dell’allenamento
    • Allenamento giovanile
    • Allenare la forza
    • Tecnologia
    • Trattamento e prevenzione infortuni
    • Vincere con la mente
    • Close
  • Atletica leggera, cos’è?
    • SPRINT
    • OSTACOLI
    • SALTI
    • MEZZOFONDO
    • FONDO
    • LANCI
    • PROVE MULTIPLE
    • Close
  • Corsi di formazione
    • ilCoach SMART TALK
    • Corsi dal vivo
      • Peak Performance. Periodizzazione dell’allenamento in atletica leggera
      • Close
    • Close
  • Interviste
  • Recensioni
  • Contattaci

Doping 2016, ieri, oggi, domani

1 Giugno 2017 by Redazione

Inauguriamo la “sezione lotta al doping” grazie all’amico Graziano Camellini, socio Assital, tecnico specialista delle prove multiple, oltre che autore di diversi articoli che han dato validi spunti di approfondimento anche sul nostro sito.

L’Assital è l’ Associazione Italiana dei tecnici di atletica leggera, ha un proprio sito www.assital.org e, tramite la rivista Universo Atletica (e non solo), ha già una lunga storia di pubblicazioni, cominciata in un’epoca antecedente a quella della rivoluzione della rete.

Una grande parte dei contenuti, degli obiettivi e degli intenti perseguiti dall’Assital si sposano perfettamente con quelli de IlCoach.

Tra questi  quello della lotta al doping affrontato nella rassegna stampa ragionata “Doping 2016, ieri, oggi, domani”, in uno dei pochi modi che riteniamo possa dare qualche risultato: quello dell’informazione e della conoscenza.

La pubblicazione in questione è molto corposa (son quasi 500 pagine), fa seguito ad altre tre edizioni che coprono gli anni dal 2000 al 2009 ed è pubblicata in versione cartacea oltre che in quella  digitale che è gratuita e disponibile direttamente sul sito di Assital (al link sopra)

Fonti di questa rassegna stampa sono alcune delle maggiori firme dell’editoria più istituzionale, ma trovano spazio anche le voci “liquide” del web e dei blog, particolare non di poco conto rispetto ad un tema che, per quanto ci riguarda, deve essere affrontato con competenza, serietà, ma anche grande apertura mentale.

Il 2016, come noto, ha visto ancora una volta il doping ( e l’antidoping) protagonisti attraverso i  vari casi Schwazer, Donati, Wada, Russia, Kenia, Sharapova e Meldonium, solo per citarne qualcuno.
Ognuno di questi, insieme a tanti altri, è affrontato non con uno, ma  con tutta una serie di articoli e di punti di vista differenti in modo che, chi vuole a provare a capire qualcosa  di un fenomeno complesso ed articolato, può provare a farlo senza arrendersi subito al qualunquismo o alla condanna dei forcaioli che, alla fine del giro, si congiungono tragicomicamente con il loro opposto simmetrico del “libera tutti”.

“Doping 2016, ieri, oggi,domani” è un libro che ci sentiamo di suggerire perchè, anche se la sua lettura non è sufficiente a creare degli esperti del fenomeno, aiuta certamente chi lo legge a salire un gradino importante rispetto al pericolo di identificarsi con quello che Umberto Eco aveva definito lo “scemo del villaggio globale di internet “.

Filed Under: Lotta al doping Tagged With: Assital, Donati, doping, graziano camellini, Kenia, recensione libro, Russia, Schwazer, Sharapova e Meldonium, Wada

Daniele Barison: analisi stagione agonistica del Campione Italiano 2013 dei 1000 cadetti

14 Ottobre 2015 by Redazione

Di seguito la tesi di laurea in Scienze Motorie di Daniele Barison, laureato in Scienze Motorie all’Università dell’Insurbia, giovane tecnico della provincia di Monza, che nel 2013 ha avuto, come dice lui, la fortuna di collaborare con il tecnico Matteo Santambrogio, nell’allenamento di Leonardo Cuzzolin. Il lavoro che ci presenta analizza la stagione che ha portato Cuzzolin a diventare Campione Italiano nei 1000 metri 

cadet155

Leonardo Cuzzolin esulta dopo la vittoria del Titolo di Campione Italiano Cadetti nei 1000 metri (2013)

 

 

Lasciamo la parola a Daniele…

Ecco un lungo progetto sul settore giovanile che racconta del percorso di una stagione estiva da marzo a ottobre, di un cadetto del mezzofondo giovanile che poi ci ha condotti a vincere il titolo italiano sui 1000 m;  un analisi con un importante parte tecnica e scientifica, analizzando la stagione dal punto di vista di allenamenti e gare e mezzi d’allenamento proposti, con test scientifici di forza e test Conconi per la valutazione dell’atleta.

DSCN2085

Leonardo Cuzzolin con coach Silvano Danzi (Responsabile settore mezzofondo Lombardo)

 

 E’ stato un percorso pieno di belle soddisfazioni e con la collaborazione di molte persone molto importanti: l’allenatore Matteo  Santambrogio, del mio relatore Silvano Danzi che ha creduto moltissimo nel mio progetto e mi ha incoraggiato, tutta la mia società Atletica Meda, e i collaboratori del settore tecnico regionale della Fidal Lombardia Luca Del Curto e Graziano Camellini per lo svolgimento dei test.

DSCN2631

Nella foto: a Busto Arsizio Daniele Barison (al centro) con il campione Lombardo Cadetti Leonardo Cuzzolin. Presenti anche i due coach Matteo Santambrogio e Massimo Nava.

 

Un percorso  molto bello che porterò sempre nel cuore, tanti bei momenti di vita, che adesso dopo due anni che lo vedo allenarsi e gareggiare lo sento sempre vicino, nonostante non lo alleni più io. Vederlo, in questa stagione da allievo dopo aver superato solo in primavera diversi probemi legati alla crescita, giungere 5° agli italiani sugli 800 m e bronzo nella staffetta 4×400 m mi riempe il cuore di gioia, con PB di 51″46 sui 400 m e di 1’55″96 sugli 800 m. 

Daniele Barison

 

Di seguito la Tesi di laurea in formato PDF

[su_document url=”https://www.ilcoach.net/wp-content/uploads/2015/10/Tesi-mezzofondo-giovanile-daniele-barison.pdf” width=”1600″ height=”1600″]modulo[/su_document]

 

Nella foto di copertina: Daniele Barison a sx, Matteo Santambrogio e Leonardo Cuzzolin (con la medaglia di Campione Regionale) e Massimo Nava (a dx), ai Campionati Regionali Lombardi Cadetti/e 2013 (Busto Arsizio).

Ringraziamo Daniele per la disponibilità nel pubblicare la sua tesi sul nostro sito!!!

 

Filed Under: Uncategorized Tagged With: allenamento 1000 metri cadetti, allenamento mezzofondo, allenamento mezzofondo cadetti, Cuzzolin allenamento, Cuzzolin campione italiano 1000 metri, Daniele Barison, esperienze ilcoach, graziano camellini, il Coach, ilcoach, ilcoach.net, Leonardo Cuzzolin, Leonardo Cuzzolin allenamento da cadetto, Luca Del Curto, Massimo Nava, Matteo Santambrogio, Silvano Danzi, tesi di laurea, tesi di laurea allenamento mezzofondo, Tesi di laurea daniele barison, tesi di laurea mezzofondo, tesi di laurea scienze motorie, tesi ilcoach, università dell'insurbia

Dalla multilateralità alla multidisciplinarietà

9 Luglio 2015 by Redazione

Quale è lo scopo con cui si inizia l’allenamento? 

Lo scopo è rappresentato dall’obiettivo che si intende raggiungere nell’arco di 10-15 anni: la prestazione sportiva!

E’ proprio l’obiettivo futuro a determinare gli scopi, i contenuti e gli obiettivi durante il corso degli anni. (E.Arbeit)

Compito dell’allenamento giovanile è quello di sviluppare le caratteristiche fisiche che in quel momento sono nelle condizioni migliori, cioè hanno i presupposti fisici e psichici migliori e più adatti ad essere allenati. 

Principi metodologici dell’attività giovanile sddsa

  • Dall’elementare al complesso
  • Dal facile al difficile
  • Dal generale allo specifico
  • Dal globale al particolare         (C. Vittori)

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Obiettivi dell’allenamento giovanile:

Miglioramento pianificato ed a lungo termine di uno stato specifico di prestazione fino ad un livello tale da rendere possibile iniziare l’allenamento per lo sport di alta prestazione. La pianificazione richiede che vi sia sempre un rapporto ottimale tra:

  • formazione generale
  • formazione speciale
  • condizioni di sviluppo dell’organismo

Stabilizzazione di una motivazione elevata al successo sportivo. Con la pratica di un solo sport (o disciplina sportiva) non si possono sviluppare uniformemente tutte le capacità coordinative. Solo richieste motorie diverse che si completano tra loro, garantiscono una formazione coordinativa multilaterale di base (formazione polisportiva).

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Caratteristiche dell’allenamento giovanile

“Gli atleti adulti si allenano per il presente mentre i giovani si allenano per il futuro” (Arbeit)

L’obiettivo finale determina i contenuti e gli obiettivi particolari durante il corso degli anni. Inizialmente è necessaria un’attività di base che ponga in primo piano l’acquisizione di un voluminoso repertorio di movimenti che sottenda ad una formazione multilaterale. Questo percorso consentirebbe la realizzazione di un bagaglio motorio basato sugli schemi motori di base, indispensabile per gli ulteriori apprendimenti.

Successivamente, infatti, il percorso sportivo si completa con l’apprendimento di obiettivi, costruiti funzionalmente gli uni sugli altri e rappresentati dalle abilità motorie.

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Perché la multilateralità?

  • Per stabilire il più precisamente possibile le attitudini di un ragazzo è necessario che le sue doti fisiche vengano sviluppate in ogni loro aspetto. (Bauersfeld – Schoeter)
  • Nel tempo, ci sono evoluzioni nei materiali e nelle tecniche. Solo un atleta con alti livelli di capacità coordinative, sviluppate in età giovanile attraverso attività multilaterale, può trasformare le tecniche già acquisite. (Bauersfeld -Schoeter

La pratica di attività multilaterali produrrà una ricchezza di esperienze, che determinerà apprendimenti significativi, i quali, immagazzinati nella memoria motoria, amplieranno le funzioni motorie producendo nuove abilità. Il risultato sarà quindi un gesto economico, in quanto il ragazzo potrà scegliere, dal proprio patrimonio motorio, il movimento più efficiente, ciò lo renderà più sicuro e lo porterà al miglior rendimento.

E.Hahn (1986) autorevole studioso sostiene in merito che il ”fondamento di ogni allenamento, nello sport di prestazione, è una formazione di base generale, che va oltre le varie discipline ed è impostato su larga scala, in cui ha gran valore la molteplicità dei modelli motori.

Più è vasto il repertorio di esperienze motorie in diverse discipline sportive, più facilmente si ottiene una strutturazione a livelli più alti di rendimento”.

Principio della multilateralità:

Per multilateralità si intende la scelta dei mezzi e l’organizzazione dei contenuti in modo da attivare ed affinare il maggior numero possibile di schemi motori e, costruire abilità motorie significative per, qualità e quantità tali da essere trasferibili nella acquisizione di abilità motorie specifiche della disciplina sportiva. In particolare le attività motorie saranno organizzate con l’attivazione del maggior numero di schemi motori e posturali, per la costruzione di abilità motorie significative per qualità, quantità e trasferibilità

Per MULTILATERALITA’ si intende inoltre la molteplicità di attività e contenuti motori che si sviluppano nel tempo attraverso:

  • FORMAZIONE MULTILATERALE GENERALE (ESTENSIVA) 9-11 anni: che ha per obbiettivo l’incremento delle capacità funzionali generali di rendimento dell’organismo (sviluppo delle capacità condizionali e delle capacità coordinative di base);
  • FORMAZIONE MULTILATERALE SPECIALE (INTENSIVA ORIENTATA) 12-14 anni: che ha l’obbiettivo di promuovere attraverso l’adozione di diversi mezzi speciali , lo sviluppo delle capacità maggiormente richieste per la/e specialità.
  • FORMAZIONE MULTILATERALE (INTENSIVA MIRATA) 15-17 anni

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Tappa della multilateralità estensiva (9-11 anni)

Contenuti ed obiettivi della preparazione:

Miglioramento delle capacità fisiologiche e della sensibilità dei gesti attraverso attività e giochi di grande movimento, imitativi, derivati e propedeutici dell’attività sportiva scelta.

Le esercitazioni dovranno essere tali da stimolare il sorgere ed il consolidarsi di apprendimenti di carattere generale, trasferibili anche in altre discipline sportive.

Obiettivi da raggiungere sono quindi la conoscenza e padronanza del proprio corpo, lo sviluppo degli schemi motori di base e delle capacità coordinative.multilateralità 1

 

  • Insegnamento della tecnica della corsa piana, della marcia, in forma semplice
  • Far prendere confidenza con palline e palle adatte alle dimensioni del giovane. Lanci ad una mano da tutte le posizioni, lancio a due mani da tutte le posizioni. Familiarizzazione con la tecnica di salto, gli esercizi di salto e la corsa con ostacoli
  • Sviluppo della forza generale con i mezzi della ginnastica e dell’acrobatica semplice.
  • Sviluppo dell’equilibrio e del ritmo con ogni mezzo (usando proposte ritmiche in ogni situazione, andature rettilinee avanti/indietro, movimenti rotatori singoli, continui, successivi sul posto e in avanzamento)
  • Sviluppo ed incremento della rapidità dei movimenti ciclici ed aciclici, dosati attraverso un lavoro sapiente che prediliga non solo la quantità ma soprattutto la qualità dei gesti. Lo sviluppo di questa qualità rappresenta l’obiettivo prioritario in questa fase per migliorare le capacità e le abilità motorie.

multilateralità 2Gran parte di queste proposte possono essere sviluppate attraverso un lavoro in circuito, con gruppi di lavoro, all’interno di moduli che comprendano una o più caratteristiche da sviluppare senza dimenticare che, in questo periodo della preparazione sarebbe opportuno utilizzare esercitazioni simmetriche che successivamente e progressivamente vengono sostituite da esercitazioni asimmetriche (specificità del gesto).

 

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Tappa della multilateralità intensiva (orientata) 12-14 anni

Contenuti ed obiettivi della preparazione:

Insegnamento tecnico specifico per perfezionare la padronanza dei gesti e assimilare gli elementi fondamentali della tecnica. Obiettivi da raggiungere sono la polivalenza e la multilateralità, il potenziamento fisiologico (sviluppo delle capacità condizionali), il perfezionamento degli schemi motori di base.

 

  • Apprendimento della tecnica degli esercizi generali del corpo libero della ginnastica e dell’acrobatica attraverso l’utilizzo di attrezzi ginnici, esercizi di pre-acrobatica, esercizi a coppie, sviluppo e consolidamento della capacità di equilibrio e coordinazione attraverso esercitazioni lineari e rotatorie
  • Apprendimento della tecnica degli esercizi di salto, della tecnica di salto, degli elementi fondamentali del salto con l’asta.
  • Apprendimento degli elementi tecnici della corsa con ostacoli. (esercizi generali e speciali con ostacoli da 50/60 cm.)
  • Apprendimento degli elementi tecnici dei lancio ( getto del peso, lancio del disco e del giavellotto – vortex)
  • Apprendimento della tecnica della corsa piana e degli esercizi generali e speciali di corsa
  • Sviluppo delle capacità ritmiche ( attraverso gli esercizi e durante la corsa)
  • Sviluppo in modo funzionale e corretto dei gruppi muscolari dei piede dell’addome e delle spalle.

 

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Obiettivi da perseguire

Blocco corsa – ostacoli, dal saper..multilateralità 3

  • Essere in grado di effettuare un appoggio corretto dei piedi a terra, senza frenare
  • Compiere movimenti coordinati braccia – gambe
  • Mantenere una buona postura durante la corsa
  • Passare gli ostacoli correndo, senza saltare
  • Mantenere il ritmo di corsa tra gli ostacoli (3-5-7 passi)
  • Sviluppare e fissare i primi esercizi speciali per gli ostacoli.

 

 Al saper…

  • Saper effettuare partenze in piedi e dai blocchi con energia e senza interruzioni
  • Passare gli ostacoli correndo e senza frenare
  • Saper realizzare cambi di ritmo durante la corsa sia in rettilineo che in curva mantenendo una tecnica corretta ed una azione decontratta.
  • Saper superare 5/7 ostacoli mantenendo un ritmo corretto e continuo fra distanze uguali
  • Saper correre 5/7 ostacoli a distanze variabili (3-4-5-6-7passi) superando gli ostacoli sia con la gamba destra che con la gamba sinistra.multilateralità 4

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Blocco salti;

  • Realizzare la rincorsa con ritmo progressivamente crescente (alto – lungo)
  • Tentare l’esecuzione dell’impostazione della gamba di stacco senza rallentamenti (sia con la gamba destra che con la sinistra)
  • Compiere movimenti di coordinazionone, associazione-dissociazione degli arti inferiori e superiori
  • Compiere movimenti di salto, di stacco (alto e lungo) facilitati
  • Compiere movimenti corretti (coordinati) al momento dello stacco
  • Saper interpretare in modo corretto una rincorsa nel salto in alto, (7 passi) e nel salto in lungo con non più di13/15 passi
  • Saper correre in progressione ogni tipo di rincorsa
  • Saper correre in cerchio e su raggi di curvatura di varie metrature (da 5 a 8 mt.)
  • Saper impostare una tecnica di stacco corretta, estensione allo stacco di tutto il corpo, coordinazione dei segmenti liberi, ultimi passi della rincorsa senza perdita di velocità.

 

multilateralità 5

Per il salto con l’ asta oltre a quanto detto e, ad una buona capacità di controllo negli esercizi di ginnastica e acrobatica è importante:

  • Saper correre con l’asta senza modificare la tecnica di corsa
  • Saper saltare in lungo realizzando presentazione ed imbucata con rincorsa corta
  • Saper realizzare la presentazione e l’imbucata con 4-6-8 passi di rincorsa
  • Con l’assistenza dell’allenatore, saper realizzare una rincorsa di due, quattro o sei appoggi, imbucata, stacco ed oscillazione avanti-alto con atterraggio in posizione frontale a gambe unite e semipiegate. Aumentando la lunghezza della rincorsa aumenta la velocità d’uscita dallo stacco, aumenta l’inerzia necessaria all’oscillazione del corpo in verticale.multilateralità 6

 

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Blocco lanci:

Fin dagli esercizi più semplici è opportuno ricordare che il movimento inizia sempre dai muscoli estensori degli arti inferiori, prosegue con i muscoli del tronco ed infine si conclude con i muscoli estensori degli arti superiori con gesti motori specifici di getto, lancio e tiro. Un altro aspetto comune a tutti i lanci, ma evidenziato anche nei salti è il ritmo in progressione della rincorsa, della traslocazione e della rotazione. La capacita di traslocazione e di rotazione è elemento da sviluppare e consolidare in ogni fase, in quanto suscettibile ad adattamenti e miglioramenti continui in funzione dello sviluppo delle abilità tecniche e delle modificate capacità condizionali.

multilateralità 7

Esercitazioni generali:

  • Pallone di 1 kg lanci da fermo frontali a due braccia sopra la testa (in piedi con arti divaricati sull’asse frontale e sagittale, in ginocchio, in ginocchio su un arto, seduti, supini..)
  • Pallone di 2-3-4 kg da fermo, spinte a due braccia dal petto in avanti-alto (piedi divaricati sull’asse frontale e sagittale) (in piedi, seduti, in ginocchio su un arto, in ginocchio su due arti)
  • da fermo, lanci dorsali, lanci frontali dal basso in avanti-alto
  • da fermo, lanci frontali dalla torsione a dx e sx in avanti-alto
  • salita sulla panca con un arto e lancio dal petto in avanti-alto
  • cadendo dalla panca, piegamento arti inferiori risalita e lancio dal petto in avanti-alto
  • da seduti sopra la panca, raddrizzamento arti inferiori e lancio dal petto in avanti-alto
  • con un passo (dx-sx o sx-dx) e lancio dal petto in avanti-alto
  • con un passo dx-sx, torsione del tronco a dx e lancio frontale dal petto in avanti alto (idem con un passo sx-dx , torsione a sx).

Lancio del giavellotto:

Palline, sassi, vortex (max 150gr.): lanci con un braccio propedeutici al lancio del giavellotto:

  • da fermo, arti divaricati frontali, braccio disteso dietro, arco del corpo e lancio
  • da fermo, arti divaricati sagittali, braccio disteso dietro, semipiegamento arto posteriore
  • spinta e puntello attivo anteriore, arco e lancio.
  • con un passo incrociato (sx-dx-sx) e lancio alto sopra la testa
  • braccio mantenuto in linea di lancio, rincorsa corta e lancio alto sopra la testamultilateralità 8

Lancio del disco:

Si tratta di realizzare un gesto semplice e corretto nella forma e nel ritmo

  • Spostarsi girando sull’asse (Concatenazione delle rotazioni)
  • Localizzare il reparto di rotazione, linea spalle / braccio,
  • Mantenere gli appoggi al suolo nella realizzazione del finale
  • Orientare l’attrezzo su una traiettoria di prestazione

Pianificare la meta, dominare le sensazioni esterocettive.

  • Lanciare in una direzione ad un bersaglio in una corsia
  • Esigere l’equilibrio
  • Percepire il fissaggio della gamba sinistra ed i successivi allineamenti
  • Giocare con lo spazio tempo S – DS utilizzando bastoni, clavette, palle con maniglia: lanci con un braccio propedeutici al lancio del disco

Lancio del peso:

Esercizi tecnici tecnica classica (lanciatore destro):

  • da fermo, lancio frontale: posizione frontale alla direzione di lancio, torsione del tronco e semipiegamento degli arti inferiori, lancio in avanti-alto.
  • da fermo: posizione laterale alla direzione del lancio, semipiegamento dell’arto posteriore in appoggio sull’ avampiede, torsione di 90° del tronco sull’asse “arto anteriore – spalla”, spinta arto posteriore ed anche frontali, prestiramento, apertura e chiusura dell’arto superiore libero e spinta finale del braccio lanciante.

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Tappa della multilateralità intensiva (mirata) 15-17 anni

Contenuti ed obiettivi della preparazione i contenuti negli aspetti generali sono:

  • Contenuti a carattere multilaterale per il 50% della preparazione, completamento dello sviluppo qualitativo necessario attraverso gli elementi specifici della tecnica, (indirizzare sempre più le esercitazioni verso il gesto specifico)
  • scelta della disciplina sportiva, acquisizione di abilità tecnico-tattiche e incremento delle capacità condizionali.
  • Realizzare, tenendo conto del livello di preparazione acquisito un approfondito e continuo lavoro sulla/e tecniche
  • Prosecuzione, nello sviluppo delle capacità fisiche della rapidità e della forza veloce

Obiettivi da perseguire:                        

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Blocco corsa – ostacoli,

  • Controllo della postura e l’allineamento di tutte le azioni
  • Controllo della frequenza e ampiezza del passo e capacità di modularlo
  • Saper effettuare la partenza dai blocchi in modo corretto ed efficace
  • Saper dominare la tecnica del passaggio dell’ostacolo (coordinazione) con l’utilizzo di esercizi speciali della tecnica e del ritmo della corsa tra gli ostacoli (la tecnica della corsa in funzione del ritmo tra gli ostacoli, più corti, più lunghi) E’ importante ricordare che la velocità è un fattore limitativo della tecnica, e che questa deve adattarsi per poter essere efficace ad ogni più piccola variazione della velocità.
  • Saper effettuare, modulare, la partenza dai blocchi in funzione della prove (corsa sul piano o con ostacoli, diversificazione del ritmo in funzione della distanza)

 

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Blocco salti:

  • Dominare il ritmo progressivo e crescente della rincorsa senza ridurre la velocità e senza abbassare le anche
  • Realizzare una impostazione corretta della gamba di stacco sia per il salto in lungo che per il salto in alto (la differenza è nell’impostazione degli ultimi passo)
  • Saper effettuare un ritmo corretto della rincorsa e saper coordinare l’azione dei segmenti liberi durante il volo
  • Saper effettuare una corretta tecnica nell’atterraggio per il salto in lungo ed una caduta corretta per il salto in alto
  • Saper effettuare un salto (lungo) utilizzano ambedue le gambemultilateralità 10

 

Per il salto con l’asta oltre agli esercizi proposti è importante:

  • Saper trasportare l’asta durante la rincorsa
  • Saper effettuare una presentazione ed una imbucata corretta dell’asta con una rincorsa di 10-12 passi
  • Saper fare un salto con 8 passi di rincorsa oscillando ed infilando verticalmente senza girare, toccando con i piedi un elastico posto a 50-60 cm. Più alto dell’impugnatura.

 

La sensazione del collegamento rincorsa – salto ed avanzamento con l’asta in flessione dà al saltatore la sicurezza per la successiva fase acrobatica sull’asticella.

  • Salti completi con rincorse variabili in base al momento della preparazione, (adeguando il tipo di asta e l’altezza delle impugnature.multilateralità 11

 

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Blocco lanci

Peso (velocità, altezza del rilascio,angolo di rilascio)

  • Dal lancio da fermo al lancio completo con partenza dorsale (classico o rotatorio)

 

Disco (Equilibrio, accelerazione, ritmo)

  • Lanci con ½ giro
  • Lanci con 1 giro partenza frontale
  • Lanci completimultilateralità 12

 

Giavellotto (accelerazione del corpo e dell’attrezzo, postura, rilassamento)

  • Lanci in movimento di passo o di corsa, passi incrociati mantenendo il braccio disteso e rilassato
  • Passi incrociati mantenendo l’attrezzo in linea, appoggio in anticipato del piede destro  ed appoggio in avanti del piede sinistro (posizione finale di lancio), lancio teso (anche a bersaglio).

Lanci con tre o cinque appoggi (di passo e di corsa):

  • Incrocio arto inferiore destro sull’arto inferiore  sinistro, spinta arto inferiore destro, appoggio piede sinistro (impulso), spinta dinamica radente ed appoggio anticipato del piede destro e del piede sinistro (posizione finale di lancio) e lancio in avanti.

 

Le fasi successive della preparazione dovranno prevedere uno sviluppo armonico dell’apparato neuro muscolare per innalzare il livello raggiunto e preparare il giovane ad una fase di specializzazione che porti verso una preparazione agonistica a carattere multilaterale (multidisciplinare) gareggiando sia in quelle che egli ritiene siano le sue specialità preferite, ma anche in quelle prove che a ragione sa di non padroneggiare perfettamente.

 

Alcuni riferimenti sono stati ripresi da un articolo di Giovanni Tucciarone apparso su Atletica Studi n°2 del 1994

 

A cura di Graziano Camellini

 

[su_divider text=”torna su” divider_color=”#b8f976″]

 

 

Filed Under: Uncategorized Tagged With: allenamento, allenamento giovanile, atletica leggera, corse, Dalla multilateralità alla multidisciplinarietà, discus, getto del peso, graziano camellini, hammer throw, high jump, il Coach, il coach better yourself, ilcoach, ilcoach_, ilcoach.net, javelin, jump, lanci, lancio del disco, lancio del martello, long jump, multidisciplinarietà, multilateralità, ostacoli, pole vault, run triple jump, salti, salto con l'asta, salto in alto, salto in lungo, salto triplo, scopo allenamento, shot put, sprint, tiro del giavellotto, training, velocità

L'abilità motoria

30 Giugno 2015 by Redazione

Abilità motoria

Articolo liberamente tradotto ed elaborato da Graziano Camellini e Luca Gori da un articolo di J-P Goussard e da J-P Famose in Apprentissage Moteur et Difficulté de la Tâche.

Cos'è un' abilità motoria?

Per “Abilità Motoria” (l’abilità sportiva è una sotto categoria della Abilità Motoria) si indica abitualmente il livello di “competenza” acquisito da una persona per ottenere uno scopo particolare.
Per esempio: andare a canestro, superare una asticella nel salto in alto ecc…

Questa capacità, nell’ottenere dei risultati fissati precedentemente dall’atleta stesso, si traduce concretamente in un movimento fisico appropriato. Nel momento in cui si parla di movimento umano ci si riferisce spesso ad una specifica posizione spazio-temporale del corpo e delle sue articolazioni. L’elemento spaziale è costituito dalla posizione dei segmenti articolari gli uni in rapporto agli altri. L’elemento temporale è costituito dal “timing”, la velocità, l’accelerazione, oppure i tempi di questi posizionamenti.

Consideriamo per esempio, il movimento del braccio nel lancio di freccette ad un bersaglio. In questo compito il praticante è abile non solamente se riesce a dare al suo movimento spaziale, una velocità, una ampiezza, un ritmo, una forza specifica ecc. capace di dare al movimento una direzione ed una traiettoria richiesta che sia allo stesso tempo precisa ed economica.

L’efficacia dell’abilità dipende di conseguenza dalla capacità nel generare la struttura spazio- temporale del movimento richiesto per ottenete il risultato.

Qual è la relazione tra il movimento ed il risultato ricercato?

Per ottenere questo risultato occorre acquisire una configurazione ideale del movimento, una tecnica?

Cosa viene appreso da un punto di vista motorio quando si apprende una abilità motoria?

Introduzione

L’idea fondante che emerge da questa ricerca scientifica in merito ai tratti principali che caratterizzano le attività motorie, possono definire l’attività motoria nel seguente modo:

L’abilità motoria è la capacità di acquisire, tramite apprendimento, un obiettivo prefissato, raggiungendone il massimo risultato esecutivo rapidamente o con il minor dispendio di energie o spesso con entrambe le cose (Guthrie 1957).

Questa definizione sottolinea chiaramente le caratteristiche di apprendimento dell’attività motoria, prodotto dell’apprendimento motorio.

Altre caratteristiche dell’abilità motoria sono più precisamente:

l’abilità motoria si definisce in rapporto ad un obiettivo da raggiungere (il cui risultato sia preventivamente fissato). Questa non si definisce come spesso succede nel campo dell’educazione fisica sportiva, come il rapporto di una rappresentazione mentale del movimento da realizzare. Questo è l’aspetto a cui l’abilità e finalizzata
l’abilità motoria è gerarchicamente organizzata, l’obiettivo principale è scomposto in sotto obiettivi
l’abilità motoria è efficienza;
l’abilità motoria è capacità di adattarsi, (i movimenti sono regolati in base all’esecutore e all’ambiente)
l’abilità motoria è coordinazione;

Le caratteristiche principali enunciate sopra sono anche le caratteristiche delle attività cognitive complesse (Leplant 1988).

LA NATURA DELL'ABILITA' MOTORIA

Capacità ed obiettivo

Con abilità motoria (abilità sportiva è in questo caso una sotto categoria), si intende normalmente il livello di competenza o il saper fare acquisito da un praticante di un obiettivo (gesto) particolare da raggiungere.

Gli esempi si sprecano: nel basket mettere la palla nel canestro; nel nuoto, in atletica, nel canottaggio, andare più veloce possibile; nel calcio è essere precisi nel passaggio o nel tiro; nella danza classica è riprodurre fedelmente una forma gestuale. Senza il raggiungimento di questi obiettivi non c’è abilità. L’abilità è dunque la capacità di un soggetto di raggiungere un obiettivo in maniera efficace ma allo stesso tempo efficiente.

Più genericamente un praticante è abile se è capace di raggiungere nella maniera appropriata l’obiettivo o lo scopo precedentemente fissate.

Altri autori hanno arricchito la definizione di Guthrie. Così Robb (1972) definisce l’abilità come il completamento di un compito motorio senza considerare la qualità del movimento; Arnold (1985) presenta l’abilità come la realizzazione fedele dell’obbiettivo del compito motorio. Se l’obiettivo è per esempio, il prendere al volo una palla, l’abilità nell’esecuzione del gesto non dipende dalla modalità esecutiva del movimento, ma dalla capacità di dimostrare di riuscire a intercettare la palla. Per contro, nel caso di un tuffo, in questo caso l’abilità dipende totalmente dalla modalità di realizzazione del movimento. Quindi se si vuole valutare il grado di abilità di un soggetto l’importante è identificare prima e con precisione l’obiettivo dell’attività motoria.

Queste capacità, nel raggiungere risultati prefissati si traducono concretamente con l’esecuzione di un movimento corporeo appropriato.

Tuttavia, la definizione di abilità in rapporto al raggiungimento di un obiettivo ha l’effetto di eliminare:

Tutte le raffigurazioni di un movimento che tecnicamente sono perfette ma inefficaci. Quest’ultimo caso si presenta frequentemente nella pratica sportiva. Non si può dire quindi che un praticante è abile se è capace di eseguire un salto ad altezze modeste. Così come, per un lanciatore di peso con una tecnica eccellente ma che non riesce a lanciare lontano, e ancora per un giocatore di tennis che può avere uno stile perfetto e non arriva a prendere la palla. Come giustamente ci ricorda Arnold (1985) : “quale che sia la perfezione della forma del movimento eseguito, un giocatore di hokey nel pantano sarà giudicato incompetente se non è nemmeno capace di segnare un gol, di costruire delle azioni con i compagni e di scartare i suoi avversari, cioè di perseguire l’obiettivo dell’ attività. E’ la stessa cosa vale per un giocatore di bowling: poco importa che i suoi gesti siano tecnicamente perfetti, l’essenziale è che faccia più punti possibile.
Tutte le attività riflesse o qualsiasi movimento fisico non orientato coscientemente verso un obiettivo. Abbiamo detto che tutti gli atti motori sono diretti intenzionalmente e con particolare attenzione ad un obiettivo. Se quest’ultimo è attenuto fortunosamente non si può parlare di abilità.

L’abilità non è il movimento

Nella media dell’educazione fisica e dello sport, si pensa troppo spesso che l’abilità sia possedere una tecnica gestuale perfetta, una raffigurazione ideale del movimento. L’efficacia dell’abilità risiede nella forma del gesto da realizzare e l’apprendimento motorio è considerato essenzialmente come l’apprendimento di un movimento. Il carattere finalizzato dell’abilità è dunque il concetto di obiettivo in rapporto al quale si definisce l’abilità, modificandone considerevolmente questo modo di vedere.

L’abilità motoria sotto intende due aspetti: l’aspetto motorio propriamente detto e l’aspetto che possiamo chiamare direzione intenzionale obiettiva.

In altre parole, bisogna distinguere da un lato l’esecuzione, cioè il movimento dei vari segmenti corporei gli uni in rapporto agli altri, osservabili attraverso varie metodiche di analisi, e dall’altro lato il significato preciso del movimento che determinerà il raggiungimento dell’obiettivo.

E’ quest’ultimo che conferisce all’azione motoria un suo significato comportamentale. Il comportamento motorio è regolato e modulato in ogni momento della sua esecuzione da un obiettivo cognitivo elaborato. Dire che un movimento è regolato e finalizzato da un obiettivo è come dire che è strumentalizzato in base all’effetto che si vuol ottenere e che, in certi casi si procede con una riorganizzazione dei suoi elementi in funzione dell’obiettivo da raggiungere. E’ l’obiettivo che regola ogni sequenza dei movimenti e ne dà un senso.

Prima di analizzare il rapporto obiettivo-movimento illustrato dal concetto di equivalenza funzionale, conviene soffermarci sulla struttura cinematica del movimento.

Il movimento è un insieme complesso caratterizzato da una struttura particolare con contrazioni muscolari integrate e coordinate che si traducono in un comportamento manifesto, cioè il movimento di un corpo e/o di parti di esso nel tempo e nello spazio. La figura cinematica del movimento che ne risulta è quindi un insieme di forze generate all’interno dell’organismo ma a volte anche combinate all’azione di forze esterne imposte all’individuo. Questa cinetica si acquisisce con la pratica e grazie alla regolazione ambientale fornita dall’obiettivo.

Essa è controllata anche da vincoli ambientali, biomeccanici e morfologici.

Nell’esercizio in cui si deve lanciare una palla su un obiettivo, diremo che il bambino è abile se riesce a dare al suo movimento una direzione spaziale, una velocità, una ampiezza, un ritmo e una forza globale tale da far fare alla palla la traiettoria richiesta per centrare il bersaglio.

L’efficacia dell’abilità dipende quindi da questa capacità, mettere in atto una buona strategia motoria per configurare il movimento richiesto al raggiungimento del risultato.

Pertanto, sorgono delle domande:

Qual è la relazione tra il movimento e il risultato ricercato?
Per raggiungerlo, bisogna acquisire, come si pensa generalmente, una configurazione “ideale” del movimento, una tecnica?
Questa configurazione "ideale" particolare di movimento non ha importanza se non nella misura in cui conduce in modo costante al raggiungimento dell’obiettivo. In breve ciò che viene appreso da un punto di vista motorio quando si trasforma in un'abilità sportiva?
Quali cambiamenti fondamentali nella configurazione del movimento si producono nella misura in cui progredisce l'acquisizione?

Lo studio dell'equivalenza funzionale, poi della ricerca dell'efficienza permettono di proporre degli elementi di risposte.

Equivalenza funzionale

Il concetto di equivalenza motoria o equivalenza funzionale (Hebb, 1949; Lashley, 1938) si riferiscono alla non specificità dei comandi motori, cioè a delle situazioni o agli stessi risultati (o risultati simili) che ci si possano aspettare con l’uso di più combinazioni muscolari diverse.

Pew (1970) ha osservato che nel tennis un giocatore non realizza mai due colpi nello stesso modo, nonostante l’obbiettivo sia lo stesso. Ciò che è memorizzato, una volta che l’abilità è ben appresa, non è necessariamente una mappa motoria fissa, ma una serie di relazioni muscolari che contribuiscono ad orientare l’abilità motoria. Concepiamo dunque l’apprendimento dell’abilità ricondotta ad una memoria in cui sono possibili un’ infinita varietà di configurazioni del movimento.

E’ stato anche dimostrato che la discorso intellegibile si verifica quando le articolazioni sono ostacolate, ciò presuppone l’uso di tracce vocali differenti per ottenere il suono desiderato (Mac Neilage, 1970). I muscoli sembrano capaci di modificare il loro compito funzionale da un movimento ad un altro. Se per esempio osserviamo il modo di scrivere, sembra che il sistema motorio possa produrre una grande varietà di movimenti intenzionali che asservano a scopi o risultati identici o in stretto rapporto, ma attraverso l’azione di muscoli e movimenti differenti. Per esempio una lettera o una parola possono essere scritti grandi o piccoli, con ambedue le mani o con i piedi, ecc.. (Greene,1972; Turvey, 1977).

“Prendiamo un esempio, al fine di stabilire la distinzione tra movimento azione ed abilità. Prima di tutto immaginate di essere su una scrivania e di scrivere la prima lettera del vostro nome utilizzando la vostra mano dominante. Poi immaginate di scrivere su un muro verticale, con un pezzo di gesso attaccato ad un manico di scopa, utilizzando le due mani. Potete realizzare l’una e l’altro esempio è l’abilità in oggetto è la scrittura. E’ tuttavia interessante ed importante notare che sono interessati gruppi muscolari differenti e sono quindi implicati movimenti diversi. Arriviamo allo stesso risultato per vie differenti …. anche se sono capace di scrivere su una superficie verticale, orizzontale, inclinata, e nelle diverse direzioni del mio foglio di carta, con una biro un gesso o un pennello, ecc… Se è disponibile un mappa motoria superiore, è possibile eseguire abilmente dei movimenti corretti che non sono mai stati realizzati precedentemente” (Stelmach e Larish, 1978).

Evidentemente, scrivere una lettera o una parola non è compito di una serie fissa di comandi motori. Com’è? La risposta che propone Turvey (1977) è fornita dal dominio del linguaggio, tramite il concetto di struttura profonda e superficiale. Come per il sistema del linguaggio, la programmazione del sistema di controllo motorio può essere considerato come comprendente delle parole (possono essere delle strutture coordinate o dei sottoprogrammi) e delle frasi (organizzazioni sintattiche) nelle quali sono inserite le parole. Il movimento abile osservabile è il risultato di una astrazione e di una struttura d’origine capace di produrre un numero infinito di movimenti possibili, nello stesso modo in cui la struttura profonda del linguaggio produce un numero infinito di frasi. La struttura profonda è un sistema astratto di principi e regole, a partire dalle quali colui che apprende può generare un numero infinito di movimenti. I movimenti prodotti rappresentano la struttura superficiale. ”L’abilità è al di là di quello che osserviamo, dietro gli eventi motori e come sono stati realizzati” (Leplant e Pailhous, 1981). L’abilità fa dunque nascere i comportamenti motori efficaci per un compito particolare o per un gruppo limitato di compiti.

La stessa cosa nel caso in cui il comportamento motorio si limiti ad un’azione ripetitiva, per esempio un salto a cavallo, non si può confondere l’abilità con la manifestazione dei differenti movimenti eseguiti. Così, l’abilità di scrivere la lettera A maiuscola può essere concepita in base ad una serie di regole astratte derivate da tentativi precedenti di scrittura della lettera o di altre lettere. Se la regola è applicata al movimento di un braccio o di una gamba ( alzare, abbassare e poi di traverso), la stessa forma fondamentale può così essere prodotta. Così esiste una struttura che determina l’ordine e la sequenza delle unità elementari dei movimenti che sono reclutate per un azione particolare.

Se accettiamo questa analogia di linguaggio, è evidente che la domanda relativa alla programmazione della risposta dovrà focalizzarsi sulla natura di questa struttura profonda e sulla modalità di acquisizione, cioè sulla modalità in qui essa si possa modificare con l’esperienza. Questa capacità di ricercare un obiettivo, tramite movimenti diversi, che è l’essenza stessa dell’abilità motoria, implica che l’essere abili non concerne il ricercare nella nostra memoria motoria un movimento particolare o almeno il suo programma, ma al contrario costruirlo ogni volta: “Il programma” non sarà scritto anticipatamente nella mappa (cablaggio) delle modalità di esecuzione, ma esisterà a livello di un generatore di funzione capace di mobilitare le capacità motorie necessarie all’esecuzione del movimento stesso in base all’obiettivo da raggiungere.

Questo generatore di funzione esiste innegabilmente nel sistema. Sappiamo di poter riprodurre con la stessa facilità una traiettoria motoria nello spazio (per esempio disegnare un otto) con l’uso di segmenti articolari più diversi (le mani, i piedi, il naso ecc..) che utilizzano le coordinazioni muscolari di infinita complessità. Si comprende come la necessità di introdurre delle nozioni tali che quelle “immagini obiettivo”, ”immagini matrice” per rendersi conto delle prescrizioni, deve avere quindi l’ipotetico generatore di funzione per organizzare questi tipi di comandi. Su questa linea di pensiero ci sono meno dettagli dell’esecuzione che devono essere programmati nella rappresentazione di un risultato finale da aspettarsi.

Una simile rappresentazione può provocare una correzione nell’evolversi della modalità di esecuzione. L’esitazione sui termini del concetto di programma motorio non è più adeguato perché quest’ultima nozione connota qualche cosa che è scritto precedentemente e che è sufficiente rileggere. Il generatore di funzione non rilegge il programma descritto precedentemente, è ricreato ogni volta che viene richiesto” (Paillard 1978). Perché il risultati possano essere attendibili per una varietà di modi, come una grande domanda di configurazioni di movimenti possibili, possano essere immagazzinati, accessibili e ritrovati nel cervello?

Se non esiste corrispondenza diretta tra la mappa motoria acquisita e l’azione (anche se a volte sembra goffa, inefficace e poco probabile) allora siamo interessati ad un processo costruttivo o generativo, quindi quando le risposte sono costruite o generate secondo una serie limitata di regole o di principi a partire da una larga varietà di sotto schemi o elementi che possono essere utilizzati da una moltitudine di finalità (Bernstein, 1967 Green,1972 Turvey, 1977).

Questa prospettiva costruttiva (equivalenza motoria) lascia intravvedere la possibilità di processi verticali nell’acquisizione delle abilità motorie.

 

ABILITA' MOTORIA ED ORGANIZZAZIONE GERARCHICA

Per approfondire questo concetto, ci serviremo di esempi noti del fucile proposti da Leontiev (1972) il quale conclude che tutte le abilità principali possono essere scomposte in sotto abilità elementari.

Le sotto abilità possono essere considerate come delle vecchie abilità principali, allacciare le stringhe delle scarpe è stata una acquisizione del vissuto, una abilità principale può diventare una sotto abilità svolta automaticamente. Si intende l’unità delle abilità (abilità parziali) che sono state regolate ad un livello di controllo più basso. Bruner (1971) chiama sotto-routine queste abilità elementari. In quanto tali, sono dirette ad un obiettivo particolare. L’apprendimento si traduce nella fusione di differenti abilità in un abilità unica, cioè la trasformazione di ciascuna abilità particolare in sotto obiettivi al servizio di un abilità più rilevante. L’analisi effettuata da uno psicologo sovietico Leontiev (1972) illustra bene questa trasformazione. Va notato che egli la chiama “operazione” quella che noi descriviamo come delle sotto abilità. Leontiev considera l’esempio di un tiratore di carabina: quando ha raggiunto l’obiettivo, lo scopo finale, ha raggiunto un abilità ben definita. Perché si fa ciò? In quale modo, attraverso quali metodiche, o sotto abilità, grazie alle quali si arriva all’obiettivo esecutivo. Un tiro adeguato necessita di numerose operazioni, ognuna delle quali risponde a condizioni determinate date dall’azione stessa; assumere una certa posizione, mettersi in gioco, prendere correttamente la mira, mantenersi compatti, trattenere il respiro e appoggiare bene il dito sul grilletto.

Per il tiratore queste sensazioni, questi iter non sono azioni indipendenti. Gli obiettivi corrispondenti non vengono distinti ogni volta ad un livello cosciente. Il tiratore non si chiede: ”bisogna che imbracci il fucile, trattenga il respiro”…ecc. Un solo obiettivo è coscientemente individuato, è fare centro. Evidentemente ciò significa che egli padroneggia tutte le operazioni motorie necessarie al tiro.

E’ molto diversa per i tiratori principiati. Essi devono in primo luogo saper tenere correttamente il fucile; questo ovviamente dipende da dove l’azione comincia, in seguito, la sua azione cosciente consiste nel mirare, ecc. Attraverso lo studio del tiro con la carabina o di qualsivoglia altra azione complessa, possiamo quindi notare che la catena motoria che la compone si forma inizialmente come delle abilità principali separate che non si trasformano in operazioni (o abilità elementari) che in seguito.

Così, imparare a tirare con la carabina, all’inizio consiste nell’imparare a raggiungere un certo numero di obiettivi indipendenti: prendere posizione, imbracciare, appoggiarsi correttamente sul grilletto, quindi integrare questi obiettivi in un abilità complessa: centrare il bersaglio. Allora ciascuno degli obiettivi indipendenti devono avere un sotto obiettivo al servizio di quello principale: centrare il bersaglio.

Leplat (1988) fa giustamente notare a proposito delle abilità cognitive complesse: “la caratteristica gerarchica delle abilità non significa che le unità che la compongono restano invariate ma si integrano nell’abilità superiore: quando l’abilità è stata acquisita ad un livello cognitivo elevato sarà difficile riuscire ad estrapolarne le componenti iniziali per riproporli in un’altra abilità; questi elementi iniziali si sono trasformati tramite l’integrazione e si sono persi in una qualche forma della loro individualità” Ciò sottolinea ulteriormente che per le abilità motorie complesse il principiante deve combinare in un nuovo modo degli elementi appresi precedentemente al fine di ottenere un nuovo obiettivo. Inoltre è ragionevole pensare che queste abilità parziali sono raggruppate in unità più grandi. Ciò ha il vantaggio ulteriore di elevare gli stadi di trattamento dell’informazione. Un autore americano Keele (1982) ha suggerito, prendendo per esempio la capacità di cambiare velocità nell’auto, una spiegazione di questo raggruppamento. Secondo quest’ultimo i programmi motori possono essere costruiti in raggruppamenti di unità di comportamento più piccole e una più grande. Ricordatevi quando eravate principianti l’azione di cambiare velocità nell’auto, il vostro comportamento era lento, a strappi, procedendo per tappe: levando il piede dall’acceleratore, poi schiacciavate la frizione, impugnavate la leva del cambio. Probabilmente compievate il tutto in tre movimenti distinti. All’opposto del comportamento del principiante si trova il pilota professionista che cambia marcia in una semplice azione combinata. La sua azione motoria non solo si sviluppa molto più velocemente, ed inoltre gli elementi dell’azione sono realizzati ad un ritmo preciso ed i movimenti dei piedi e delle mani sono coordinati in modo relativamente complesso. A differenza dell’azione di un principiante, dove l’azione sembra essere controllata soprattutto come una semplice unità programmata.

grazioano camellini

Graziano Camellini

Responsabile Prove Multiple Fidal Nazionale
Libro atletica leggera ilCoach

Libro gratuito sull'atletica leggera

Clicca qui sotto per scaricare il libro gratuita sull'atletica leggera!

Scarica l'E-book gratuito

Diventa un tesserato de IlCoach per avere sconti speciali sui nostri corsi

Voglio far parte de IlCoach e avere sconti speciali
sconto beast ilcoach

Enter description text here.

Click Here

Offerta per tutti i nostri tesserati!

Aiutaci a diffondere i nostri contenuti. Condividi sul tuo social preferito cliccando sulle icone sotto!

Questi li hai già letti?

07 Dicembre 2020
Allenamento e ciclo mestruale
30 Novembre 2020
Misurare la flessibilità degli atleti per migliorare le performance
26 Ottobre 2020
Fai che sia semplice!
valutare il carico interno con la scala di borg
11 Aprile 2020
Valutare il carico interno con la percezione dello sforzo
7 leggi allenamento della forza
23 Novembre 2016
7 leggi per l'allenamento della forza
27 Settembre 2016
La capacità di prestazione fisica
Manuale standardizzazione dei test motori
25 Gennaio 2016
Test motori, un'arma metodologica in più
Il concetto di core
16 Dicembre 2015
Il concetto di "core"
organizzazione tecnico
16 Ottobre 2015
L'organizzazione del tecnico di atletica – La scuola USA

Filed Under: Basi dell'allenamento, News Tagged With: abilità, abilità motoria, abilità sportiva, allenamento abilità motoria, allenamento giovanile, atletica leggera, attività motoria, capacità motoria, graziano camellini, il coach better yourself, ilcoach, ilcoach_, ilcoach.net, intelligenza motoria, J-P Gussard, l'abilità motoria, Luca Gori, movimento, sport

Periodizzazione a blocchi

29 Maggio 2015 by Redazione

VLADIMIR ISSURIN
Vladimir Issurin è arrivato in Israele nel 1991 dopo avere esordito nella sua carriera scientifica in seno alla squadra olimpica russa (URSS) di canoa – kayak.
Integrato nel dipartimento di ricerca in scienze dello sport al « Wingate Institute for Physical and Sport » e realizza il suo dottorato in fisiologia dell’allenamento sportivo pure assicurando il seguito delle squadre nazionali in seno al comitato olimpico israeliano.

Leader della squadra olimpica di kayak per i giochi di Sydney e di Atene, orienta le sue ricerche verso la pianificazione – periodizzazione dell’allenamento degli atleti di alto livello da alcuni anni.

Il suo ultimo articolo fa il punto sul metodo tradizionale di periodizazione e considera le prospettive di sviluppo di questo metodo attraverso il concetto di periodizzazione dell’allenamento a blocchi.

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Modello tradizionale di periodizzazione  

Nel modello tradizionale di periodizzazione, le unità di allenamento sono ripetute in modo periodico secondo un sistema che si declina spesso su 4 o 5 livelli:

  1. il ciclo quadriennale olimpico che è facoltativo o addirittura assente in alcuni sport come il calcio professionistico per esempio e riguarda solamente gli atleti di livello molto elevato
  2. il macrociclo (mese) che comprende i periodi di preparazione, di competizioni, di transizione,)
  3. il mesociclo (settimane) che raggruppano diversi microcicli simili in seno ad un stesso macrociclo)
  4. il microciclo (giorni) che sono composti da una sequenza strutturata di sedute di allenamenti) spesso su una base settimanale
  5. la seduta di allenamento (ore – minuti) il cui contenuto è specifico agli adattamenti auspicati

Ogni macrociclo si divide in tre periodi (preparazione – competizione – transizione), definite dai mesocicli di cui la tipologia ne definisce i microcicli che lo compongono.

In modo molto generale, i grandi principi che definiscono il contenuto di ogni periodo, di ogni mesociclo e sono ripresi nel quadro sottostante.

[su_table]

Periodo Scopo Carico
Preparazione Preparazione generale Abilità motorie Volume + / Intensità –
Preparazione specifica Abilità tecniche Volume ± / Intensità +
Competizione Preparazione competitiva Abilità motorie / tecniche / tattiche Volume – / Intensità
esercizi specifici
Prima della competizione Termine preparazione specifica Volume – / Intensità +
Transizione Transitorio Recupero Recupero attivo

[/su_table]

In questo articolo, Issurin riprende i punti positivi e negativi del metodo di periodizazione tradizionale.
Rileva in particolare due punti positivi:

  1. gli elementi che definiscono questo metodo rispettano i principi scientifici riconosciuti del ciclo di ” carico – recupero – supercompensazione “.
  2. è facilmente applicabile nella programmazione del contenuto degli allenamenti di atleti esordienti – di livello modesto, ed in modo particolare perché permette di rispettare una progressività lenta (grazie alla lunga durata dei suoi periodi) del carico di allenamento.

In compenso, evidenzia tre punti critici/negative così riassunti :

  1. il metodo tradizionale è stato elaborato quando le conoscenze scientifiche sull’allenamento sportivo erano solamente ai loro albori , e non ne hanno seguito la loro evoluzione;
  2. non si è adattata allo sviluppo dello sport di alto livello (dettagliata più in basso), ed è, per questa ragione,poco applicabile alla preparazione degli sportivi di alto livello.
  3. gli allenamenti non sono specifici allo sviluppo di alcune abilità o adattamenti ricercati.

 Si allena un poco tutto allo stesso tempo. Le evidenze scientifiche dimostrano che l’allenamento specifico di un’abilità porta degli adattamenti specifici allo stimolo di allenamento. Se tutte le abilità sono allenate allo stesso tempo, lo stimolo di allenamento attribuito a ciascuna è ridotto e gli adattamenti che ne conseguono sono meno evidenti.

Una caratteristica importante di questo modello tradizionale è che permette solamente 1, 2 o 3 picchi di forma nella stagione. Questa caratteristica non si adatta allo sport di alto livello attuale che necessita di ben più di 3 picchi di forma per anno.

 

Il modello tradizionale non si è adattato all’evoluzione dello sport di alto livello, ed Issurin evidenzia le ragioni a partire da 3 osservazioni:

  1.  l‘aumento del numero delle competizioni per anno. La stagione degli sportivi può nell’immediato futuro svilupparsi per più di 8 mesi. Era già il caso negli sport collettivi negli anni ’70 ma non negli sport individuali. Ora le competizioni internazionali (parliamo quindi di atleti di alto livello) si svolgono nel mondo, ciò di conseguenza allunga considerevolmente la durata della stagione, dovunque.
    Si nota anche un aumento importante delle prestazioni realizzate. Ora, questa osservazione può spingere verso la professionalizzazione degli atleti ma anche verso il cambiamento dei loro metodi di preparazione.
  2. In questi ultimi anni si è evidenziata una diminuzione importante del volume di allenamento. Gli atleti hanno il loro periodo di preparazione fondamentale con un volume considerevole. Poi il volume viene diminuito lasciando spazio a vantaggio di intensità specifica.
    Questa diminuzione nel carico di allenamento può essere spiegata attraverso fattori diversi quali ad esempio, i controlli antidoping che dissuadono certi sportivi dall’utilizzare metodi di recupero illecito, ed il cambiamento di mentalità di alcuni paesi, ex URSS in particolare.
  3. Sono apparsi dei nuovi concetti di preparazione, più specifici e meglio indicati ai bisogni degli atleti di alto livello. Questa ultima osservazione è la conseguenza dei due punti precedenti.

Queste tre osservazioni possono spiegarsi attraverso differenti fattori di cambiamento nell’evoluzione dello sport di alto livello. Issurin cita, tra gli altri, il numero dei campionati e coppe continentali o mondiali, le motivazioni finanziarie degli atleti di presentarsi su certe competizioni, ed il contributo delle competizioni di preparazione nel programma di allenamenti.

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

La periodizzazione a blocchi

Sergei Bubka, nel 1991, ha effettuato una stagione che durò da gennaio a settembre. Egli effettuò 17 competizioni separate da 12 a 43 giorni queste hanno composto il suo anno atletico. In ognuna di queste competizioni, ha effettuato delle prestazioni che si trovano tra il 92 ed il 100% del suo personnal best che si trovava a 614cm. Per informazione, il 92% del suo personnal best (590cm) rappresenta la prestazione del campione del mondo del 2009…

allenamento a blocchi

Per rimanere al top durante la sua stagione, si è indirizzato verso un periodizzazione non tradizionale che poteva assomigliare già alla attuale periodizzazione a blocchi.

 

Il metodo di periodizzazione a blocchi consiste in una programmazione a breve termine, ± 2 mesi,:

3 blocchi di lavoro si inseriscono nei mesocicli del periodo tradizionale, lo compongono e si definiscono come segue:

  1. blocco “Accumulo” nel quale ci si concentra sullo sviluppo delle qualità aerobiche generali, della forza generale e del pattern tecnico.
  2. blocco “Trasformazione” nel corso del quale si ricerca lo sviluppo delle qualità aerobiche specifiche e della forza specifica. È quindi un blocco di lavoro delle abilità specifiche dell’atleta.
  3. blocco “Realizzazione” che è per la sua competenza orientato verso gli esercizi di course/match, specifici al tipo di sforzo competitivo.

Issurin riassume nella tabella sotto le grandi linee di questo tipo di periodizzazione. È importante notare l’aumento veloce del carico. La durata del blocco è dunque corta ed il carico è condensato. Questo principio di condensazione è spiegato più basso.

[Issurin, 2010]

[su_table]

Obiettivi Volume – Intensità Fatica – Recupero
Accumulo
(2 à 4 settimane)
Abilità di base Volume + / Intensità – Recupero incompleto ma fatica ragionevole
Forza – Resistenza – Coordinazione
Trasformazione
(1 à 2 settimane)
Abilità specifiche Volume – / Intensità + Accumulo della fatica
Tecnica – Forza specifica –  resistenza specifica
Realizzazione
(5 giorni a 1 settimana)
Preparazione integrata Volume — / Intensità ++ Recupero completo
Massima velocità di esecuzione – Situazioni di competizione

[/su_table]

 

I principi generali che definiscono questo tipo di pianificazione possono riepilogati in 3 punti:

  • in un solo blocco vengono allenate un numero minimo di abilità.
    Si parla di condensazione degli allenamenti mirati su queste abilità (cf. Durata degli effetti dell’allenamento delle abilità specifiche).
  • le abilità sono allenate in modo consecutivo e non concorrenziale, come è il caso del metodo di periodizzazione tradizionale.
  • la durata di ogni blocco è determinata dalla durata degli effetti residui di allenamento.

 

Durata degli effetti dell’allenamento delle abilità specifiche [Issurin & Lustig, 2004]

[su_table]

Abilità motorie Effetti dell’allenamento (giorni)
Endurance estensiva 30 ± 5
Forza massima 30 ± 5
Endurance intensiva (sistema glicolitico) 18 ± 4
Endurance di forza 15 ± 5
Velocità massimale 5 ± 3

[/su_table]

Questo modello di periodizzazione è criticabile su alcuni punti ed in modo particolare sulla durata dei blocchi di allenamento. Gli adattamenti e l’effetto residuo dell’allenamento sono specifici all’atleta, alla sua età ed alla sua esperienza.

Allo stesso modo, questo tipo di periodizzazione, e ciò è già stato brevemente enunciato, è poco progressivo.
Il carico di allenamento viene aumentato velocemente. È il principio di condensazione evidenziato dall’autore. Una delle grosse difficoltà di questo tipo di periodizzazione è la sua complessità nella gestione della durata dei blocchi e del carico specifico.

Tuttavia, questo modello ha il merito di soddisfare le esigenze della stagione degli sportivi di alto livello grazie alla sua programmazione a breve termine.

[su_divider top=”no” divider_color=”#b8f976″]

Conclusioni.

I due modelli presentano dei vantaggi e degli svantaggi.

Sembra evidente che il modello tradizionale, più vecchio e meglio conosciuto, è da raccomandare con gli atleti che esordiscono con l’allenamento regolare, in modo particolare grazie alla sua progressione dei carico di lavoro. È anche più facile da utilizzare per i giovani allenatori, lasciando loro più margine di manovra e di adeguamento nella loro programmazione.

Il modello più contemporaneo di périodisation in blocchi si adatta meglio alla programmazione degli sportivi di alto livello ma è molto più complesso a dirigere. Deve essere proposto da un allenatore che possiede già una certa esperienza del suo atleta perché il carico condensato specifico non adattato può provocare dei grossi danni all’atleta se viene sottovalutato oppure, un disallenamento manifesto se è sopravvalutata.

 

A cura di Graziano Camellini

 

[su_divider text=”torna su” divider_color=”#b8f976″]

Filed Under: Uncategorized Tagged With: allenamento, allenare, camellini, forza, graziano camellini, il coach allenamento, il coach better yourself, ilcoach, ilcoach.net, intensità, issurin, periodizzazione, periodizzazione a blocchi, periodizzazione allenamento, periodizzazione dell'allenamento, periodizzazione lineare, resistenza, tecnica, training, training periodisation, vladimir issurin, volume

NEWSLETTER

Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sui nostri contenuti. Non riceverai SPAM!
!
!

"Dichiaro di aver letto l'informativa sulla privacy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi dell’art. 13 D. Lgs. 30 giugno 2003, n. 196"

Terms and Conditions checkbox is required.
Iscriviti
Something went wrong. Please check your entries and try again.

Partners

AICS-2-e1503987781851
logo_slide-isci_ok
cropped-S-INFO-logo-instagram-1
beast
Lisport-1024x140

Copyright 2015-20 ILCOACH.NET A.S.D. |  Sede legale: Via San Lorenzo 6B (BS) - C.F. 03893880983 | P. I. : 03893880983 | Privacy Policy | Cookie Policy