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L’allenamento di forza e potenza può migliorare le performance nel mezzofondo?

6 Settembre 2018 by Redazione

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Questo articolo è tratto dal "Mémoire", una sorta di tesi sperimentale svolta durante uno stage universitario, realizzato da Alberto Mazzucchelli, per ottenere il Master 2 in Sciences et Techniques du Coaching Sportif (STCS) presso L’Université Nice Sophia Antipolis, in Francia. Tutor del lavoro il famoso ricercatore, Professeur Jean-Benoît Morin.

Il Mémoire del Master 2 è il termine di un lungo percorso iniziato nel Master 1 nel quale, mediante il Mémoire 1 viene presentato il tema/protocollo che si vuole mettere in pratica nella tesi del Master 2. Protocollo che va messo in pratica sulla popolazione di sportivi (o no) scelta dallo studente e ricavarne dei risultati su cui discutere.
Alberto, per esempio, nella tesi del Master 1 aveva presentato una sorta di sunto riguardo ciò che nella letteratura scientifica è previsto come rinforzo muscolare per migliorare la performance nel mezzofondo.
Questi i due articoli tratti dal Mémoire 1 di Alberto, pubblicate sul nostro sito 2 anni fa:
Analisi, cambiamento e miglioramento dell'economia di corsa attraverso il rinforzo muscolare nel mezzofondista.

Miglioramento dell'economia di corsa attraverso il rinforzo muscolare.

Nella conclusione afferma che sarebbe interessante fare rinforzo muscolare in maniera individualizzata in base ai bisogni di ogni atleta e vederne gli effetti. Ecco quindi ciò che ho realizzato nello stage per costruire la tesi del Master 2

Titolo del Mèmoire 2, ovviamente tradotto in italiano:

"GLI EFFETTI DEL MIGLIORAMENTO DEL PROFILO FORZA-VELOCITA IN SALTO SUI FATTORI DELLA PERFORMANCE NEL MEZZOFONDO". Potete scaricare il file completo in PDF qui  A.Mazzucchelli-Mémoire-ITA-M2

Presentazione dello stage

Lo stage è stato effettuato presso la Nice Cote d’Azur Athlétisme (NCAA), il primo club d’atletica della Provence Alpes Côte d’Azur(PACA). Nel 2017 la NCAA si è qualificata nella divisione Elite A, la quale rappresenta le otto migliori squadre d’atletica di francia.
Il moi tutor di stage era Clement Rubechi, uno dei migliori allenatori del sud del francia e di Justine Guerard, 6° posto all’ultimo campionato elite francese di Triathlon che, insieme ad un altro triatleta e un mezzofondista, hanno accettato di partecipare al mio protocollo iniziato nel dicembre 2017.

Gli obbiettivi dello stage

L’obbiettivo di questo stage, è stato mettere in pratica l’insieme delle conoscenze acquisite nel corso del mio percorso universitario, iniziato in Italia e concluso in Francia e di approfondirle a contatto di persone da campo, le quali hanno una grande esperienza nel’ambito dell’atletica di buon ed alto livello. Inizialmente, ho approfittato di questo stage per posizionarmi in un contesto di alto livello e portare gli atleti a sviluppare le loro capacità fisiche nell’atletica o nel triathlon. In un secondo tempo, questo stage ha avuto come obbiettivo di permettermi di seguire atleti da buon ad alto livello, di programmare allenamenti in palestra utilizzando il profilo “Forza-Velocità” in salto e in fine di migliorare la mia capacità di gestione del carico d’allenamento, il tutto tenendo conto dei differenti profili di atleti e delle loro differenti pratiche sportive (corsa, bici, nuoto).

Il mio ruolo nello stage

Attraverso questo stage, mi sono posizionato come preparatore atletico ed ero presente ad ogni allenamento di corsa e di palestra. Questa presenza permanente e regolare mi ha permesso di apportare delle correzioni agli atleti al fine di migliorare le loro performance e, allo stesso tempo, di fare della prevenzione agli infortuni nel corso degli allenamenti. Infine, essendo presente e gestore di ogni allenamento, ho potuto avere un ritorno del mio tutor e modificare se necessario gli allenamenti previsti, al fine che essi rispondano al meglio agli obbiettivi che ci siamo fissati.

Revisione della letteratura scientifica

L’obiettivo centrale della corsa, è ridure i tempi di percorrenza di una certa distanza. Diversi fattori fisiologici legati alla performance sono stati identificati :

  • il massimo consumo d’ossigeno (VO2 Max) (Billat et al., 2001); [su_spacer size="10"] -[/su_spacer]
  • la percentuale di VO2 Max utilizzato (%VO2 Max) (di Prampero et al., 1986); [su_spacer size="10"] -[/su_spacer]
  • la soglia del lattato (Farrell et al., 1979);[su_spacer size="10"] -[/su_spacer]
  • l’economia di corsa (Morgan et al., 1989); [su_spacer size="10"] -[/su_spacer]
  • la velocità associata al VO2 Max (vVO2 Max)

sono utilizzati per spiegare i diversi livelli di performance tra gli atleti allenati di lunghe distanza (McLaughlin et al., 2010).

Per i corridori di mezzofondo (800-10.000m), i parametri cardio-vascolari associati alla produzione d’energia aerobica possono spiegare una larga parte della variazione della performance (Rabadan et al., 2011). In un gruppo eterogeneo di corridori, il VO2 Max è fortemente collegato alla performance nella corsa (Pollock, 1977) ; al contrario se i corridori hanno un VO2 Max simile, questo fattore non permette di prevedere chi può realizzare la miglior performance tra di loro (Morgan et al., 1989). Un fattore che ci permette di fare la distinzione, può essere la quantità di ossigeno consumata a velocità « sotto massimale » (VO2).

Nel corso di una gara, avere un consumo d’ossigeno basso indica una migliore economia di corsa e quindi la possibilità di correre una determinata distanza più velocemente, o, correre più a lungo ad una determinata velocità (Morgan et al., 1989). L’economia di corsa è un fattore abbastanza variabile tra atleti d’elite, allenati e non allenati, oltre che tra gli uomini e donne (Barnes et al., 2015).

L’economia di corsa può essere allenata e migliorata dal 2 al 8% a breve termine, attraverso un allenamento più orientato in un allenamento di:

  • pliometria (Saunders et al., 2006);[su_spacer size="10"] -[/su_spacer]
  • rinforzo muscolare (Storen et al., 2008);[su_spacer size="10"] -[/su_spacer]
  • corsa frazionata (Franch et al., 1998);[su_spacer size="10"] -[/su_spacer]
  • corsa in altitudine (Saunders et al., 2009);[su_spacer size="10"] -[/su_spacer]
  • corsa prolungata (Moore et al., 2012).

Il suo miglioramento comporta la modifica di certi fattori come la biomeccanica di corsa tra cui : i fattori spazio-temporali (Cavanagh et Willimas 1982), la cinematica degli arti inferiori (Moore et al., 2012), la cinetica (Barnes et al.2014), i fattori neuromuscolari (Abe et al., 2007) e la biomeccanica del tronco e degli arti superiori (Arellano et al., 2012).

L’economia di corsa, a qualsiasi livello, è largamente influenzata dal rinforzo muscolare: a carico pesante, leggero, e dal tipo di sforzo: esplosivo e/o pliometrico (Yamamoto et al., 2008 ; Beattie et al., 2014) grazie al miglioramento della stiffness muscolare e la riduzione dei tempi di contatto al suolo (Paavolainen et al., 1985).

I programmi d’allenamento in forza richiedono un impegno del sistema neuromuscolare più importante, che permette il miglioramento del reclutamento delle unità motrici (UM), la stiffness muscolo-tendinea (Kmtu) e la coordinazione intramuscolare. Tutte queste caratteristiche permettono agli atleti di definire delle strategie per migliorare la loro economia di corsa e i fattori di potenza muscolare legati alla loro specialità nella corsa (Paavolainen et al., 2000).

Se un mezzofondista (VO2 Max >60ml/kg/min) realizza un piano d’allenamento di rinforzo muscolare di una durata superiore a quattro settimane, i risultati hanno mostrato che con un carico pesante (85% 1RM) (Storen et al., 2008) o carico leggero (40-70%) (Sedano et al.2013) ed esercizi di pliometria e/o sprint da 20 a 150m, favoriscono l’apparizione di effetti significativi sull’economia di corsa (in media -2.32±2.07 et 0.57±2.48 ml/kg/min per il gruppo allenamento ed il gruppo controllo).

L’allenamento di corsa e di forza (80% 1RM) sono contradittori, perchè questo tipo di allenamento detto «concomitante» conduce ad un’interferenza sullo sviluppo della forza esplosiva e massimale, ma può migliorare la performance nell’endurance principalmente grazie a progressi delle funzioni neuromuscolari (Fyfe et al., 2014), bisogna quindi trovare un corretto equilibrio tra i due, nel corso della stesura del piano d’allenamento per evitare degli effetti negativi dell’allenamento “concomitante” (Baar, 2014); bisogna però considerare che un solo allenamento a settimana dedicato al rinforzo muscolare non è sufficiente (Balsalobre-Fernandez et al., 2015), sono necessari almeno due allenamenti a settimana per avere dei miglioramenti significativi in forza, potenza e nell’economia di corsa.

La combinazione del back squat o leg extension con della pliometria, può migliorare differenti variabili legate alla performance neuromuscolare come: la forza massima (Fmax), la potenza muscolare, la stiffness del tendine e l’esplosività o «Rate Force Development» (RFD) (Kyrolainen et al., 2005 ; Comie et al., 2010; Ronnestad et al., 2013). Dei fattori come la performance in salto verticale ed il primato personale su 800-3000-5000m hanno una correlazione significativa, suggerendo una miglior economia di corsa (Balsalobre-Fernandez et al., 2015 ; Bachero-Mena B et al., 2017).

Gli effetti del rinforzo muscolare (2-3 allenamenti a settimana), accompagnati da esercizi, pliometrici possono essere differenti a seconda del livello dell’atleta che si ha davanti.

Gruppi d’atleti molto allenati (VO2 Max >65 ml/kg/min) hanno un miglioramento della potenza nel «5-jump plyometric test» del 15% con un effect size (ES) > 0.5 e un miglioramento dell’economia di corsa del 4.1% a 18km/h, senza una variazione della ventilazione polmonare (Ve), ne del rapporto di scambio respiratorio (RER), ne della frequenza cardiaca (HR) (Saunders et al., 2006). Un gruppo di atleti ha migliorato del 2±3% il suo tempo allo sprint sui 30m, il RFD dell’azione isometrica in estensione di ginocchio (31±42%) ma senza alcuna differenza nelle variabili della performance aerobica, soltanto a 14km/h c’è stato un miglioramento del 3±4% dell’economia di corsa ed una riduzione dell’accumulo del lattato 11±15% (Mikkola et al., 2007).

Corridori (800-10.000m) hanno ottenuto una riduzione del 3.9% del tempo finale per percorrere 2.4km, una riduzione del 2.3% del tempo in sprint sui 20m, un miglioramento del 8.9% in altezza del countermovement jump con braccia (CMJ), del 12.7% e del 16.7% in drop jump (DJ) a 20 e 40cm rispettivamente (Ramirez-Campillo et al., 2014) ; con una poplazione di triatleti che hanno avuto un miglioramento della stiffness degli arti inferiori (Kleg) (ES > 0.8) e un miglioramento meno importante dell’economia di corsa con un ES > 0.5 senza una variazione del VO2 Max, ne dei tempi di contatto al suolo.

L’aggiunta nel piano d’allenamento del rinforzo muscolare ed esercizi pliometrici o in salto almeno due volte a settimana permette d’ttenere degli effetti positivi sull’economia di corsa e sui parametri anaerobici in sprint (velocità max) e in salto (potenza muscolare).

La fisiologia muscolare ci dice che la relazione forza-velocità rappresenta la proprietà del muscolo di esprimere le sue capacità di produzione di potenza: più la velocità concentrica dell’azione muscolare aumenta, e meno il muscolo è capace di generare forza durante la contrazione. A partire da questi fattori possiamo determinare il profilo forza-velocità di ogni atleta che rappresenta la base sulla quale costruire il piano d’allenamento di rinforzo muscolare.

Sapendo che la potenza massimale (Pmax) è massimizzata con un combinazione equilibrata tra forza e velocità (Abe et al., 1998), Samozino et al (2008) hanno creato un metodo per misurarla sul campo, basandosi su tre parametri: peso corporeo, altezza del salto e distanza della spinta prima dello stacco da terra (Hpo), grazie a questo metodo possiamo valutare in maniera precisa a forza, la velocità e la potenza generata dai muscoli degli arti inferiori nel corso di uno squat jump (SJ) o di un CMJ (Jimenez-Reyes et al., 2014).
Sulla base di questo metodo Samozino et al. (2013) con 48 atleti di alto livello (giocatori di calcio, rugby e sprinters) hanno attuato un protocollo a base di SJ massimali con dei carichi aggiuntivi pari a 0, 25, 50, 75 e 100% del peso corporeo. Tutti gli atleti hanno mostrato come la performance balistica dipenda dalla Pmax, ma anche dal profilo forza-velocità degli arti inferiori, sapendo che, per una Pmax data, un disequilibrio delle qualità tra forza e velocità (Fvimb) può esistere. Questo deficit rispetto al profilo ottimale calcolato individualmente può indurre una differenza di performance del 30% (Samozino et al., 2010). Sapendo che le tre variabili della performance in salto sono Pmax, Fvimb e Hpo, possiamo dire che l’ottimizzazione della curva F-V migliora la performance in salto senza un cambiamento della Pmax (De Lacey et al., 2014). Questo nuovo approccio del profilo forza-velocità verticale permette d’individualizzare per migliorare le capacità fisiche e tecniche (Morin et Samozino, 2016 ; Jimenez-Reyes et al., 2017).

Questo metodo potrebbe permetterci di migliorare in modo semplice la performance in salto (nonché indicatore della potenza massimale dell’arto inferiore) con un allenamento individualizzato rispetto al deficit dell’atleta e con il rinforzo muscolare, di migliorare il livello di forza, la capacità di salto, la biomeccanica e di conseguenza l’economia di corsa e la performance nel mezzofondo. Sarà quindi interessante applicare questo metodo per la prima volta su un gruppo di atleti e triatleti per vedere se ottengono gli stessi benefici delle altre popolazioni d’atleti testati fino ad oggi.

Problematica, obbiettivi ed ipotesi

Effettuare un rinforzo muscolare individualizzato basandosi sul profilo F-V piò migliorare la performance e le sue variabili nel mezzofondo come negli sport di tipo esplosivo (sprint, rugby e calcio) ?

La revisione della letteratura scientifica ha mostrato come, tra gli atleti di lunghe distanze, la performance nella corsa prolungata può essere migliorata ed essere superiore con lo sviluppo della forza muscolare, oltre che con l’allenamento di corsa per sviluppare il VO2 Max, il quale non determina il livello della performance. Tutti gli studi esaminati hanno messo in pratica un programma di rinforzo muscolare con l’obbiettivo semplice di migliorare il livello di forza e/o di stiffness degli arti inferiori, senza tener conto dei bisogni e dei deficit reali di ogni atleta; quindi l’assenza di un’individualizzazione dell’allenamento porta l’atleta ad adattarsi all’allenamento generale, quando invece gli allenatori dovrebbero realizzare un piano d’allenamento specifico per ogni atleta.

L’obbiettivo primario è aumentare la potenza massima in salto e ridurre il disequilibrio del profilo forza-velocità in salto di ogni atleta sulla base dei loro deficit e di vederne gli effetti sulla performance nel mezzofondo.

Il secondo punto è l’analisi degli effetti di questo tipo d’allenamento sulla biomeccanica di corsa degli arti inferiori, per ottenere un miglioramenti su parametri come: tempi di contatto (tc), tempi di volo (tv), frequenza (f), oscillazione verticale (Δy) e stiffness degli arti inferiori (Kleg) che sono tutti in relazione con l’economia di corsa e quindi con la performance.

L’ipotesi di questo lavoro prevede che con questo rinforzo muscolare individualizzato e specifico ci sarà un miglioramento della performance in salto (Pmax e altezza) riducendo il Fvimb con un miglior livello di forza o di generazione di forza ad alta velocità.

Di conseguenza, una miglior performance in salto e migliori capacità di produzione di forza, permetteranno un miglioramento importante dei fattori della performance nel mezzofondo ed una miglior risposta cardiaca allo sforzo rispetto ad altri tipi di rinforzo muscolare.

Metodo

All’inizio del protocollo, erano stati previsti otto soggetti divisi in due gruppi, ma per ragioni tecniche e personali, due soggetti non hanno potuto continuare a partecipare al protocollo attuato. Sei soggetti di livello regionale fino ad internazionale, due triatleti di cui una ragazza e quattro mezzofondisti (1500-5000m), sono stati divisi in due gruppi in modo da avere una VAM media simile. Il gruppo allenamento (GE) è composto dai due triatleti ed un mezzofondista (età 22.7 ± 2.5 anni, altezza 177 ± 9 cm, massa 65.7 ± 10.6 kg, VAM 19.97 ± 1.3 ml/kg/min), il gruppo controllo (GC) è composto da tre mezzofondisti (âge 22 ± 3.6 ans, hauteur 177 ± 5.9 cm, masse 61.5 ± 7.5 kg, VAM 19.53 ± 1.10 ml/kg/min).

I due gruppi hanno effettuato due allenamenti a settimane di palestra per una durata di 20 settimane, con una parte generale in comune ed una parte specifica differente (allenamenti proposti dal libro «Manuale di Condizionamento Fisico e di Allenamento della Forza – NSCA Italia»).

La parte comune era composta da cinque giri con sei esercizi per ognuno (annexe 4):

In seguito, il GE ha effettuato la parte specifica dell’allenamento a seconda del deficit di ogni soggetto (Jimenez-Reyes et al., 2017):

Il gruppo controllo ha effettuato la seguente parte dell’allenamento in maniera non specifica al loro profilo forza-velocità:

Il GE è stato testato prima e dopo 4-8-12-16 e 20 settimane d’allenamento, mentre il GC è stato testato prima e dopo il tempo intero del periodo d’allenamento del GE. I test effettuati sono stati la valutazione del profilo Forza-Velocità in CMJ con MyJump (Balsalobre et al., 2014), del 1RM con Powerlift (Balsalobre et al., 2017), mentre i due test seguenti sono stati effettuati prima e dopo le venti settimane d’allenamento: l’analisi biomeccanica su treadmill a velocità della VAM con Runmatic (Balsalobre et al., 2016) e la valutazione della VAM è stato utilizzato il protocollo “Université de Montréal Track Test” (UM-TT) (Legér et Boucher, 1980 ; Berthoin et al., 1999).

Le misure dei test sono state effettuate nella stessa settimana:

  • lunedì test per trovare profilo Forza-Velocità e l’1RM per valutare i cambiamenti del profilo ed eventualmente modificare il tipo d’allenamento secondo il deficit dell’atleta, mercoledi test UM-TT;
  • giovedì test biomeccanico; le misure sono stare prese con le applicazioni descritte precedentemente con l’iPad Air 2 che permette una presa video di 120 immagini al secondo e raccolti su Microsoft Excell con i risultati del UM-TT effettuato con file audio del computer.

Protocollo di misurazione del profilo F-V

Il protocollo di valutazione del profilo F-V prevede due CMJ per ogni carico con quattro carichi differenti: 0, 15, 25 e 35kg, con un recupero di due minuti entro ogni carico, per garantire la riuscita del test anche con gli atleti meno esperti in palestra ed ottenere il disequilibrio del profilo in percentuale (FVimb), accompagnati dal coefficiente di correlazione (R²) che era sempre superiore a 0.900 per garantire la corretta riuscita del test (annexe 6).

Protocollo di misurazione del 1RM

Il test per identificare l’1RM è stato effettuato nella fase pre e durante l’intervento almeno ogni quattro settimane per valutare il miglioramento del 1RM e modificare i carichi sotto-massimali secondo il deficit dell’atleta; il protocollo del test prevede due spinte in mezzo squat con quattro differenti carichi scelti a seconda dell’esperienza con carichi elevati degli atleti con un recupero di due minuti tra ogni carico. La misura ottenuta sarà l’1RM stimato e accompagnato dal coefficiente di correlazione (R²) che era superiore a 0.900 per garantire la corretta riuscita del test (annexe 8).

Protocollo di misurazione della VAM

Il test UM-TT per stimare la VAM è stato messo in pratica in pre-post su una pista di 400m, con partenza da 10km/h e aumento di 0.5km/h ogni minuto fino ad esaurimento, con dei coni posizionati ogni venti metri. La velocità era controllata da un segnale sonoro ad intervallo specifico e che indica il momento nel quale l’atleta deve passare a fianco del cono; l’atleta si ferma quando, per due volte consecutive, è a più di tre metri dietro il cono al momento del segnale sonoro o quando l’atleta arriva ad esaurimento. Le misure ottenute sono state: VAM (km/h) corrispondente alla velocità alla quale l’atleta si è fermato e la frequenza cardiaca (bpm) media di ogni minuto preso con cardiofrequenzimetro Polar V800.

Protocollo del test biomeccanico

Il test biomeccanico su treadmill a velocità VAM si sviluppa con cinque minuti di riscaldamento e 45 secondi a velocità VAM nel corso dei quali è stato preso il video dietro l’atleta a livello del tappeto. Le misure ottenute di ogni gambe sono state: i tempi di contatto (tc) in secondi, tempi di volo (tv) in secondi, frequenza della falcata (fr) in hertz, forza verticale massimale relativa (Fmax rel) in peso del corpo e la stiffness dell’arto inferiore (Kleg) in kN/m (annexe 7).

Analisi Statistica

Dopo aver effettuato il trattamento dei dati su Excel, sotto forma di grafico, l’obbiettivo era di mettere in evidenza la variaione delle variabili misurate tre pre e post allenamento come le seguenti variabili :

Salto:

  • F0 : forza massimale teorica in salto
  • V0 : velocità massimale teorica in salto
  • Pmax : potenza massimale

Corsa:

  • VAM : velocità aerobica massima
  • Tc : tempi di contatto
  • Tv : tempi di volo
  • Fr : frequenza
  • Δy : spostamento verticale del centro di massa
  • Fmax : forza massimale espressa dalla spinta
  • Kleg : stiffness degli arti inferiori

La prima fase dell’analisi, si è concentrata sui valori dei due gruppi con un’analisi statistica descrittiva (media e deviazione standard). La seconda fase non prevede test statistici “non parametrici” per ottenre il p. significativo, per la semplice ragione di un numero troppo basso di soggetti. Questi test non avrebbero permesso di quantificare un’eventuale differenza significativa tra le fasi pre e post del protocollo. Da qui, la decisione è stata di calcolare la taglia d’effetto (ES) che permette une miglior comprensione delle differenze individuali tra pre-post protocollo (Thalheimer, W., & Cook, S. 2002).

Nel caso specifico di questa tesi, dove la taglie del campione è bassa (GE n=3 ; GC n=3), la determinazione del valore “d Cohen” (ES) ci permette di quantificare l’effetto eventuale del protocollo messo in pratica per ogni gruppo (0.2 – 0.5 – 0.8 rappresentate une bassa, media o forte differenza) ottenuto dal rapporto tra la differenza tre le due medie e la deviazione standard.

Risultati

 

Risultati delle variabili in salto :

 

I grafici (figura 1 e 2) rappresentano i principali fattori del profilo F-V e della performance in salto: il F-Vimb pre-post procollo. I risultati ottenuti mostrano che in media il GE ha aumentato il suo disequilibrio F-V del 31±12% (d > -2.0) e il GC del 2±41% (d < -0.2). Il GE è passato quindi da un profilo F-V in media equilibrato (90-110%) ad un profilo F-V con un basso deficit in forza (60-90%); il GC a mantenuto il basso deficit in forza pre e post. L’aumento del disequilibrio, senza raggiungere il 100% (profilo equilibrato), a condotto il GE in “post” ad avere un leggere deficit in forza ma permettendo ugualmente un importante miglioramento della Pmax in salto come rappresentato nei grafici seguenti.

 

I grafici (figura 3 e 4, tabella 1) rappresentano i principali fattori del profilo F-V di cui la performance in salto (altezza del salto) e la Pmax pre-post protocollo. In media, i risultati ottenuti mostrano una miglioramento importante del 23,10% ± 4,08% per il GE (d > 2), che corrisponde ad una miglior performance in salto e con una risposa positiva di ogni soggeto al protocollo attuato. Il GC, al contrario, ha ottenuto un miglioramento meno evidente del 6,27% ± 5,69% (d < 0.5).

I riultati delle variabili della performance nel mezzofondo (tabella 1) :

 

Per ciò che riguarda i fattori della performance nel mezzofondo, la VAM resta molto individuale per il GC (fig.6) con un miglioramento medio del 3,44% ± 5,28% (d > 0.8). Invece per il GE (fig.5), la risposta è simile per ogni soggetto con un miglioramento del 2,19% ± 1,62% (d < 0.6).
La tabella (annexe 3) riassume i dati biomeccanici tra GE e GC. Globalmente per il GE, nessuna variazione significativa (d > 0.2) è stata osservata per le variabili biomeccaniche. Il GC ha invece mostrato una taglia d’effetto ben superiore per ogni variabile d > 0.2 (annexe 3).

La tabella 2 permette una miglior analisi della risposta cardiaca allo sforzo durante il test UM-TT per stimare la VAM. Il GE mostra una riduzione significativa della frequenza cardiaca (Fc) a intensità sotto-massimali (d < -0.5 à 70-80% VMA et d > -0.5 à 90-95% VMA) con risposte similari tra ogni soggetto (annexe 1). Il GC mostra invece un aumento della Fc ad intensità sotto-massimali (d > 0.5 à 70-80% VMA et d < 0.2 à 90-95% VMA) con delle risposte meno simili tra ogni soggetto (annexe 2).
Il grafico che segue rappresenta il riassunto di questo capitolo sui risultati. La taglie d’effetto permette di meglio comprendere gli effetti dell’intervento tra pre e post protocollo che seranno discussi in maniera dettagliata nel capitolo seguente.

Discussione

L’obbiettivo di questa tesi era di testare in maniera esperimentale l’ipotesi degli effetti del rinforzo muscolare individualizzato, basato sul profilo F-V in salto, sui fattori della performance nel mezzofondo, e compararli con gli effetti di un rinforzo muscolare non individualizzato con un carico leggero (40% BW). I risultati mostrati precedentemente permettono di comprendere come un allenamento individualizzato, secondo il deficit F-V dell’atleta, conduce ad un miglioramento della performance in salto (fig.3) su una popolazione di mezzofondisti, confermando la riproducibilità del metodo attuato da Pedro Jimenez Reyes et al. (2017).

L’ipotesi principale prevedeva un miglioramento della performance in salto per GE, la quale è stata confermata grazie ad un miglioramento significativo della Pmax in salto (fig.3) e dell’altezza del salto. La performance di corsa ha inoltre mostrato un miglioramento moderato attraverso la VAM in post + 2.19% ± 1.62 (d < 0.5) (fig.5).

L’obbiettivo di migliorare la performance in salto grazie ad un piano d’allenamento individualizzato è stato realizzato. Nel frattempo, non c’è stato un miglioramento significativo della biomeccanica di corsa degli arti inferiori, tranne per una piccola differenza nella fmax verticale +1.34% ± 1.92 della gamba sinistra et +2.08% ± 1.81 della gamba destra (d < 0.5).

Ciò significa che per il GE, nessuna variazione significativa (d < 0.2) dei seguenti parametri non ha avuto luogo: tempi di contatto (tc), tempi di volo (tv), la frequenza (f), l’oscillazione verticale (Δy) la stiffness degli arti inferiori (Kleg).

Invece, la Fc è diminuita ad ntensità sotto-massimali 70-80% VAM (d < -0.5) et 90-95% VAM (d > -0.5), dovuto ad un aumento della VAM (d < 0.5) ed una riduzione dell’economia di corsa per ogni atleta, sapendo che la Fc ha una correlazione positiva con l’economia di corsa sapendo che una miglior economia di corsa è legata ad una più bassa Fc (Pate et al., 1989). Una diminuzione dei parametri cardiovascolari (Fc) allo sforzo in atleti di alto livello ci permette di affermare che una riduzione dell’economia di corsa si è verificata grazie ad una diminuzione della Fc ad intensità sotto massimali (Pate et al., 1989) e ad una miglior efficacia neuromuscolare (Pmax) (Barnes KR et Kilding AE 2015).

I dati ottenuti dopo le 20 settimane d’intervento, mostrano come il rinforzo muscolare, basato sul profilo F-V, è più efficace per migliorare la performance in salto (tutti i soggeti in GE hanno migliorato la Pmax e l’altezza del salto) più del GC con un rinforzo muscolare a carichi leggeri (40% BW). Questi miglioramenti del GE, non hanno apportato degli effetti significativi sulla biomeccanica di corsa, ma una miglior economia di corsa riducendo la risposta cardiaca allo sforzo. Per quanto riguarda il GC, si è verificato un miglioramento molto importante della Pmax e dell’altezza del salto senza una variazione significativa del F-Vimb (d < 0.2), ma senza conoscerne le ragioni ha migliorato certe variabili meccaniche come fmax verticale (d > 0.5) e Kleg (d > 0.2), senza ottenere una riduzione della risposta cardiaca allo sforzo.

I risultati confermano, i maniera coerente e chiara, l’ipotesi principale del miglioramento della performance in salto e della performance in corsa (VAM), ma con degli effetti sulle variabili meccaniche della corsa non sufficientemente significative nel GE. Inoltre il più grande limite di questa tesi è un numero basso di soggetti ed un numero di allenamenti in palestra minimo (due volte a settimane). Aggiungendo un maggior numero di allenamenti, le variabili biomeccaniche avrebbero, forse, potuto essere migliorate.

Infine, un ultimo limite è rappresentato dal fatto di non aver mantenuto il profilo F-V equilibrato di partenza per i soggetti del GE. L’obbiettivo è stato quello di lavorare soprattutto la parte veloce del profilo, nel caso in cui il profilo fosse equilibrato nel corso dell’intervento, vedendo che il guadagno in forza era più semplice e rapido da raggiungere rispetto al guadagno in velocità. Va ricordato che, con un disequilibrio inferiore e lo stesso livello di Pmax, l’altezza del salto sarebbe potuta essere superiore (Jimenez-Reyes et al., 2017).

Conclusioni e prospettive

I risultati principali di questa tesi mostrano come l’individualizzazione delle sessione di palestra, secondo il deficit di ogni atleta, permetta il miglioramento della performance in salto nei mezzofondisti grazie ad una programmazione più precisa ed efficace.

Per quanto riguarda la preparazione atletica e la ri-atletizzazione, l’aspetto fondamentale che è possibile estrapolare da questa tesi, è l’individualizzazione del protocollo di rinforzo muscolare e la sua efficacia a migliorare principalmente la performance in salto e in corsa. In seguito, i programmi d’allenamento in forza richiedono un impegno del sistema neuromuscolare più importante, che permettono di migliorare il reclutamento delle unità motrici (UM), la stiffness tendinea (Kmtu), la coordinazione intramuscolare e l’economia di corsa (Barnes KR et Kilding AE 2015).

E’ stato provato da Balsalobre-Fernandez et al., (2015) e Bachero-Mena B et al., (2017) che dei fattori come la performance in salto verticale, una miglior componente in potenza (Hudgins et al., 2013) e il primato personale su 800-3000-5000m hanno una correlazine significativa, ciò suggerisce l’interesse di un rinforzo muscolare specifico attraverso questo metodo.

Di seguito lasciamo con alcune immagini relative agli allenamenti svolti:

 

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Alberto Mazzucchelli

Alberto Mazzucchelli

Laureato in Scienze Motorie | Endurance-Sprint-Jump-Strength Training and prevention in Track&Field.
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13 Settembre 2016
Miglioramento dell’ economia di corsa attraverso il rinforzo muscolare
07 Settembre 2016
Analisi, cambiamento e miglioramento dell’economia di corsa attraverso il rinforzo muscolare nel mezzofondista.

Filed Under: Mezzo fondo, News Tagged With: allenamento forza e potenza, allenamento mezzofondo, forza, forza e potenza nel mezzofondo, mezzofondo, potenza

Miglioramento dell’ economia di corsa attraverso il rinforzo muscolare

13 Settembre 2016 by Redazione

miglioramento dell’ economia di corsa attraverso il rinforzo muscolare

Oggi vi presento la mia tesi del Master 1 - Préparstion Physique et réathletisation presso la facoltà di Scienze Motorie di Nizza - STAPS con titolo "Analisi, cambiamento e miglioramento dell'economia di corsa attraverso il rinforzo muscolare nel mezzofondista", nonché approfondimento dell'argomento che già in piccola parte avevo trattato nella tesi della laurea triennale presso l'Università Cattolica di Milano "Influenza della Stiffness nella corsa prolungata".

Le 8 differenti parti della tesi, in cui ognuna doveva contenere un numero di pagine preciso e prefissato, sono state imposte dai professori per farci apprendere ad essere chiari e concisi nel trattare l'argomento rispettando lo spazio a disposizione. La tesi parte dal concetto generale e definizione di economia di corsa, passando attraverso la sua evoluzione dall'età della fanciullezza all'adolescenza valutandone le differenze rispetto a soggetti adulti; successivamente effettuo analisi e valutazione della variazione dell'economia di corsa attraverso differenti tipi di rinforzo muscolare: resistente, esplosivo, pliometrico in mezzofondisti veloci/prolungati verificandone i benefici sull'economia di corsa e quindi sulla performance. In fine è stata svolta l'analisi della problematica degli articoli scientifici da noi scelti, ovvero valutarne ed individuarne i limiti, proponendo quindi un personale ed innovativo metodo per migliorare le conoscenze sull'argomento da noi scelto.

Il voto finale della tesi comprendeva due valutazioni:

  • una su come l'argomento è stato trattato, utilizzo di concetti corretti, sintassi, corretta stesura con chiari riferimenti ai differenti grafici o figure ed articoli scientifici presenti nella bibliografia;
  • la seconda sulla presentazione orale svolta specificatamente in un limite di tempo intorno ai 5 minuti di tempo (né più, né meno) utilizzando l'infografica presentatavi settimana scorsa. Con mio grande orgoglio e con il piacere di aver trattato un argomento a mio parere sottovalutato, la tesi ha ottenuto un punteggio più che positivo dalla commissione composta da monsieur Michel Masseglia (storico professore di Fisiologia della facoltà) e monsieur Jean-Benoit Morin (al 7*posto tra i migliori 100 massimi esperti di Scienze dello Sport, vedi foto).

Esperti sport

Buona lettura!

L’analisi, il cambiamento e il miglioramento dell’economia di corsa attraverso il rinforzo muscolare nel mezzofondista.

  1. Introduzione
  2. Revisione della letteratura
  3. Problematica
  4. Metodo
  5. Conclusioni
  6. Bibliografia
  7. Riassunto in inglese
  8. Riassunto in francese

 

Introduzione:

La scelta dell’argomento del Mémoire è nata grazie al mio percorso di atleta specializzato nel mezzofondo prolungato; la mia crescita come atleta e come persona, grazie agli studi universitari e le esperienze d’allenamento in Italia ed in altri paesi, mi ha dato l’opportunità di approfondire i differenti aspetti legati all’azione di corsa, totalmente differente tra gli atleti di alto livello e gli amatori.

Possiamo comparare il corpo umano ad un’automobile, la quale può essere più o meno efficiente; ma tenendo conto di un’automobile con un buon motore ed alimentata con la benzina corretta, ci sono altri fattori che possono influenzare la sua efficienza? Una buona struttura e pneumatici ben gonfiati permettono all’automobile di andare più veloce. Possiamo distinguere lo stesso ruolo nella corsa. Essa è rappresentata infatti dai piedi, i quali devono supportare il carico della corsa. La messa in azione di una  corsa armoniosa è sinonimo di una buona economia e questo si traduce in una spesa energetica inferiore rispetto alla distanza percorsa. Le nostre ossa, coordinate dai muscoli, rappresentano un sistema di contrappesi che ci mantengono in equilibrio.

Le braccia durante  la corsa si muovono in funzione della meccanica delle gambe senza deviazioni, quindi senza cambiare direzione e senza ruotare le spalle attorno l’asse verticale portando così ad un miglior utilizzo d’energia.

Possiamo quindi definire la corsa come un movimento economico ed efficace, compiuto attraverso il movimento coordinato di tutte le parti del corpo.

Tra gli atleti, ridurre il tempo di percorrenza di una determinata distanza è l’obbiettivo primario per ogni corridore e più fattori fisiologici sono stati identificati, come: il massimo consumo d’ossigeno (VO₂max), le soglie del lattato e l’economia di corsa. In un gruppo eterogeneo di atleti, il VO₂max è fortemente legato alla performance; ma se gli atleti hanno un VO₂max simile, il fattore che farà la differenza sul livello della performance è il tasso d’ossigeno consumato ad una velocità sub massimale chiamata: economia di corsa, dove il consumo d’ossigeno (VO₂) indica una miglior economicità di corsa durante una corsa in equilibrio fisiologico. L’economia di corsa è molto differente tra l’alto livello, corridori allenati e non allenati, uomini e donne, ma un fattore che la può influenzare è la biomeccanica individuale di corsa. Il VO₂max e le performance di resistenza non possono essere limitate soltanto da fattori centrali legati alla presa d’ossigeno (VO₂), ma anche dalla “potenza muscolare” fattore caratterizzato dall’interazione di caratteristiche neuromuscolari ed anaerobiche.

Come possiamo migliorare l’economia di corsa tra gli atleti più giovani e l’alto livello con il rinforzo muscolare?

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Revisione della letteratura:

L’economia di corsa rappresenta un’interazione complessa di fattori fisiologici e biomeccanici, generalmente definita dalla domanda d’energia per una data velocità sub-massimale e viene espressa dal consumo d’ossigeno sub massimale ad una velocità di corsa data. L’economia di corsa è influenzata da un grande numero di fattori che possono essere allenati in maniera differente. La ricerca di questi fattori è importante per ben comprendere come possiamo migliorare l’azione di corsa e con quale metodo, in modo tale da avere dei risultati migliori e soprattutto migliorare il livello di performance dei nostri atleti.

Con l’aumento della velocità di corsa, consumiamo una grande quantità d’ossigeno e d’energia che aumenta in maniera lineare con la velocità. In parallelo, l’azione di corsa varia con una riduzione dei tempi di contatto con il suolo dei piedi e con l’aumento della lunghezza e frequenza del passo (7). L’analisi articolare ha mostrato come lo spostamento angolare della caviglia e del ginocchio durante la fase d’appoggio diminuisce con l’aumento della velocità di corsa (Fig.1); ma a livello muscolare, c’è un’attivazione più importante del bicipite femorale con un aumento della sua ampiezza durante la fase oscillante e d’appoggio, stesso comportamento del gastrocnemio (con un tempo d’attivazione invariato ed anche il tempo di contatto con il suolo è diminuito), del vasto esterno e del tibiale anteriore che s’attiva a metà della fase oscillante e all’inizio della fase di contatto con il suolo. Un ruolo fondamentale è rappresentato dai muscoli estensori dell’anca che aumentano la loro attivazione prima e durante la fase di frenata. Oltre a tutto ciò, l’efficacia meccanica aumenta in parallelo con la velocità, i corridori più economici hanno una miglior efficacia meccanica a partire già da velocità ridotte e se saranno economici a velocità date, lo saranno anche a velocità superiori.

running economy 3

 

 

Più ripetiamo un gesto, più lo possiamo effettuare in maniera sciolta con un minor dispendio energetico fisico e mentale, quindi anche per la corsa possiamo considerare questo concetto. Come valutare l’economia di corsa dai bambini agli adulti e quale metodo la migliora significativamente tra i bambini ? Astrand (4) ha notato come il consumo d’ossigeno sub massimale (VO₂) a tutte le velocità resta costante con l’età, quindi la riduzione del bisogno d’ossigeno può affermare che la corsa dei bambini diventa più economica con la loro crescita e/o con l’allenamento d’atletica (11, 12). Il VO₂max (ml/kg/min) resta sempre allo stesso livello tra bambini ed adolescenti, a 10 anni i bambini possono correre solo al 85% del loro VO₂max e a 17 anni al 99% mostrando come l’allenamento non sia necessario per il miglioramento dell’economia di corsa, la quale invece migliora grazie alla crescita (18). Questo concetto è confermato da aspetti molto importanti come l’economia di corsa tra i bambini e gli adolescenti è influenzata dalle attività sportive e dallo stile di vita (19). L’allenamento di corsa e/o con delle consegne sulla tecnica non hanno mostrato un miglioramento dell’economia di corsa a breve termine con il solo miglioramento dell’ampiezza e diminuzione della frequenza del passo (32), ma ci sarà un miglioramento a lungo termine. I bambini se comparati con gli adulti, a tutte le velocità hanno una lunghezza  di passo inferiore e una frequenza maggiore, quindi una peggior economia di corsa che può essere anche influenzata dal costo della respirazione e dal metabolismo a riposo (37).

Più studi hanno mostrato come l’allenamento della forza muscolare può migliorare l’economia di corsa tra i soggetti allenati e non allenati (10, 12, 20). Ronald E.Johnston et al.(1995) hanno utilizzato un programma di sviluppo della forza muscolare di tipo resistente  in un gruppo di atleti per 10 settimane con un miglioramento della forza del 24% sulla parte superiore del corpo e del 34% sulla parte inferiore ; i dati più interessanti che possono stimolare gli atleti ad effettuare l’allenamento alla forza, sono l’assenza di cambiamento del peso corporeo, della massa magra, ne della percentuale di grasso corporeo, o delle dimensioni della circonferenza del corpo. Le 10 settimane d’allenamento non hanno provocato variazioni significative del VO₂max, o dell’accumulo di lattato nel sangue, ma ha migliorato del 4% l’economia di corsa con la possibilità di correre più velocemente la stessa distanza o di correre una distanza maggiore alla stessa velocità precedente grazie ad una riduzione del consumo d’ossigeno.

Un allenamento di forza specifico, di forza esplosiva, può condurre a degli adattamenti neuronali specifici, come il tasso d’attivazione delle unità motrici, in cui l’ipertrofia  muscolare resta minore rispetto all’allenamento di forza di tipo resistente (17, 18, 39). Noakes

(31) e Green & Paula (16) hanno suggerito che il VO₂max e la performance di resistenza è limitata da fattori centrali legati alla presa di ossigeno (VO₂) e anche dalla potenza muscolare definita come la capacità del sistema neuromuscolare di produrre potenza durante un esercizio massimale. Paavolainen et al. (1991) ha messo in opera un programma d’allenamento della forza esplosiva muscolare di 9 settimane in un gruppo di atleti di livello nazionale, dove il programma rappresentava il 32% del tempo totale di allenamento della settimana (E) e il 3 nel gruppo di controllo (C); alla fine delle 9 settimane di allenamento nel gruppo (E) i tempi di contatto con il suolo sono diminuiti con un miglioramento: della forza massimale isometrica e dei 5 salti in SJ, dell’economia di corsa (8.1%) e quindi della performance sui 5000m (3.1%) (Fig.2) senza un cambiamento del VO₂max. Nel gruppo (C) si è verificato un aumento dei tempi di contatto con il suolo, diminuzione della forza massimale isometrica e miglioramento del VO2max ma senza avere un miglioramento sui 5000m; quindi l’allenamento di forza esplosiva ha apportato un miglioramento della rigidezza accompagnata da una riduzione dei tempi di contatto con il suolo e una miglior economia di corsa del 5% con incremento della performance del 3.8% (13). E’ stato inoltre suggerito (5, 26) che il sistema nervoso gioca un ruolo importante nella regolazione della rigidezza muscolare e l’utilizzo dell’elasticità muscolare durante l’esercizio con il ciclo allungamento-accorciamento (SSC), nel quale si verificano delle contrazioni molto veloci.

average

 

In generale l’economia di corsa può essere allenata, ma i principali fattori per un suo miglioramento non sono ancora chiari. Il miglioramento della forza e della potenza provoca una modifica positiva dell’economia di corsa, la quale è provocata da un altro cambiamento a livello della rigidezza muscolare e tendinea (40, 8, 24). La rigidezza, o stiffness in inglese, è definita fisiologicamente come la forza, la resistenza, la densità e la rigidità dei tendini e delle strutture del tessuto connettivo del muscolo; quindi maggiore è la stiffness, maggiore sarà la quantità d’energia che potrà essere immagazzinata durante la fase eccentrica del movimento e rilasciata durante la fase concentrica. Immagazzinare l’energia in queste molle (muscolo e tendine) può ridurre l’attivazione muscolare e il dispendio energetico, oltre che a migliorare l’economia di corsa; ma ancora non è chiara la quantità dell’influenza della rigidezza muscolare e tendinea sull’economia di corsa e quale delle due abbia un ruolo più importante.

Dumke at al.(2010) ha verificato la relazione tra la forza muscolare, potenza, stiffness e l’economia di corsa in un gruppo di atleti di livello nazionale e per la prima volta è stata utilizzata la tecnica “free oscillation” per misurare la stiffness del tricipite surale. Lo studio ha mostrato la correlazione e l’economia di corsa a velocità prossime a quelle della competizione; un muscolo o tendine più rigido permette di trasferire l’energia in maniera economica o senza il bisogno di una consumazione d’ossigeno supplementare (40, 9, 7). La stiffness muscolare e il VO₂max sono legati all’economia di corsa; questa correlazione suggerisce che gli atleti con un alto VO₂max hanno una peggior economia di corsa  ad intensità elevate. Questi dati permettono la comprensione dell’importanza dell’effetto e del miglioramento dell’economia di corsa, la quale può influenza maggiormente la performance rispetto ad un eventuale miglioramento del VO₂max.

 

running economy 2

 

Arampatzis et al. (2006) ha mostrato come gli atleti più economici hanno una miglior  flessione plantare o forza muscolare e una stiffness tendinea del tricipite surale migliore legata ad una miglior economia di corsa. L’attività muscolare, l’energie potenziale e cinetica del corpo sono immagazzinate in elementi elastici in serie durante la fase d’appoggio; una maggior quantità d’energia immagazzinata e rilasciata può ridurre il lavoro dell’elemento contrattile durante la fase di propulsione (36, 2). Albracht & Arampatzis 2013 hanno studiato gli effetti dell’allenamento di resistenza muscolare della caviglia, il quale può migliorare la stiffness tendinea e influenzare l’economia di corsa in 13 settimane in un gruppo di atleti di lunghe distanze; dopo 14 settimane d’allenamento, la flessione plantare massimale della caviglia è migliorata del 7% e la stiffness tendinea del 16% con una diminuzione del 4% del consumo d’ossigeno (VO₂) a velocità sub massimali ma senza avere dei cambiamenti degli angoli articolari, dei tempi d’appoggio e di oscillazione. Una riduzione del costo energetico de la corsa tra il 2.5% e il 5% può portare un miglioramento della performance del 2% e  4% (13). Il tendine d’achille ha la funzione di trasmettere gli impulsi meccanici della contrazione muscolare dal polpaccio al piede, realizzando un movimento fondamentale: la flessione plantare; un altro fattore molto importante è l’accumulo di energia elastica nella fase eccentrica del movimento e la restituzione sotto forma di energia meccanica durante la fase concentrica del movimento. La quantità d’energia che può essere immagazzinata e rilasciata dipende dalla stiffness del tendine d’achille; tra gli atleti allenati, il livello di stiffness del tendine d’achille è maggiore e il suo aumento permette un miglioramento dell’economia di corsa.

Tendine d'achille

 

Fletcher & MacIntosh 2014 hanno calcolato la quantità d’energia immagazzinata e rilasciata nel tendine d’achille, il dispendio energetico della contrazione muscolare richiesta dal  muscolo in serie con il tendine d’achille, e determinando il differente contributo della quantità d’energia immagazzinata e rilasciata negli atleti di differente livello. La forza di reazione al suolo ha una correlazione positiva con la velocità di corsa, ma non ci sono differenze tra gli atleti; anche la forza del tendine d’achille aumenta con la velocità di corsa, ma più il soggetto è allenato, più la quantità d’energia è maggiore; a tutte le velocità il costo della falcata è più caro tra gli aleti più forti, ma alla stessa intensità di corsa tutti gli atleti hanno una simile economia di corsa. La  quantità d’energia che ritorna è soltanto una piccola porzione del  lavoro meccanico totale (<16%) e dell’energia è utilizzata dalla contrazione muscolare per il ritorno d’energia; la quantità d’energia elastica è minore rispetto al costo energetico necessario per l’immagazzinamento e rilascio. La quantità d’energia del tendine rilasciata è una piccola parte del costo metabolico totale per correre ad una velocità data; ridurre il costo muscolare energetico con una riduzione del fascio muscolare durante la corsa, seppur con un minor ritorno energetico d’energia, permette di avere un miglioramento dell’economia di corsa. La quantità d’energia immagazzinata nel tendine dipende dalle proprietà meccaniche del tendine e dalla forza che tira il tendine, la quale è inversamente proporzionale al braccio del tendine. A partire della definizione di braccio del tendine “la più corta distanza tra la linea d’azione del tendine d’achille e il centro di rotazione della caviglia” (27), Sholz et al.2008 hanno esaminato il modo più efficace per migliorare l’immagazzinamento e rilascio d’energia del tendine nel ciclo allungamento-accorciamento (SSC) tra 15 atleti allenati di livello regionale, nazionale e internazionale: una correlazione importante è stata trovata tra l’economia di corsa e il braccio del tendine, il quale spiega il 56% di variabilità dell’economia di corsa; c’è anche una piccola correlazione tra l’economia di corsa e dei parametri antropometrici  (Tab.1).

Running Economy

Tab. 1

 

A movimento dato, l’energia immagazzinata nel tendine è più sensibile al braccio: minore è il braccio, più energia sarà immagazzinata nel tendine ad una cinetica e una cinematica data e meno energia è prodotta dall’elemento contrattile, nonchè il metodo più costoso per effettuare la contrazione muscolare. La quantità d’energia metabolica del muscolo totale dipende anche dalla quantità d’energia prodotta (29) e la forza muscolare è maggiore se il braccio è più piccolo. Una differenza del 10% del braccio del tendine d’achille, può modificare il VO₂ di 4.2 ml/kg/min.

La relazione osservata, tra i fattori biomeccanici e l’economia di corsa, è bassa e soltanto i parametri cinematici e cinetici non possono descrivere la complessità dell’economia di corsa (42, 28, 25). Le variabili della produzione di forza muscolare sono più appropriate  nel spiegare l’economia di corsa (28), infatti durante la corsa, i muscoli della caviglia e del ginocchio contribuiscono più del 70% del lavoro meccanico totale (43, 38). Arampatzis et al.2006, hanno valutato l’influenza dell’unità meccanica muscolare tendinea e delle proprietà morfologiche sull’economia di corsa in un gruppo di atleti di lunghe distanze: non ci sono differenze a livello angolare della caviglia, ginocchio e bacino tra gli atleti; il gruppo con una miglior economia di corsa ha inoltre: une miglior forza contrattile dell’unità musco-tendinea del tricipite surale, un tendine del quadricipite più flessibile a forze più basse, miglior capacità di stoccaggio d’energia durante la contrazione massimale volontaria nell’unità muscolo- tendinea del tricipite surale e quadricipite, non ci sono differenze a livello strutturale del gastrocnemio e vasto esterno ed a livello delle caratteristiche cinematiche della corsa. La differenza tra una cattiva e buona economia di corsa è rappresentata dalle proprietà meccaniche dell’unità muscolo-tendinea del tendine del tricipite surale e del quadricipite, ma l’efficacia della contrazione del tricipite surale a velocità sub massimali dipende dalla  stiffness del tendine e dalla forza muscolare massimale.

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Problematica:

La revisione della letteratura ha mostrato come l’economia di corsa si sviluppi tra la fanciullezza e l’adolescenza, oltre che a come migliorala con l’allenamento della forza muscolare ed attraverso l’allenamento di corsa. La forza muscolare ha un ruolo fondamentale nell’allenamento degli atleti di lunghe distanze, la quale permette di ottenere un livello di performance superiore rispetto a quello ottenibile con lo sviluppo del VO₂max, il quale non è un fattore in grado di preannunciare il livello di performance che l’atleta può ottenere.

La maggior parte degli studi esaminati hanno selezionato soggetti sedentari o di livello basso senza permettere una miglior comprensione dell’argomento in soggetti di livello per lo meno nazionale e/o con volumi d’allenamento importanti. La più grande difficoltà osservata è l’ardua impresa della misurazione isolata della stiffness muscolare e tendinea, soprattutto simulando le stesse condizioni che si verificano nella corsa.

Negli studi analizzati non vi è una correlazione tra il consumo d’ossigeno a velocità sub massimale (VO₂) e i tempi di contatto del piede; partendo da questo concetto:

maggiori sono i tempi di contatto, maggiore sarà la dispersione d’energia elastica durante il passaggio da fase eccentrica a concentrica. Se ho tempi di contatto inferiori, avrò una stessa o maggiore fase di volo e sarò più o meno economico?

 

Un’analisi più completa si deve concentrare sulla relazione tra consumo d’ossigeno a velocità sub massimali (VO₂) e il “coupling time” definito come il tempo di passaggio da fase eccentrica a concentrica durante la fase di appoggio; si dovrà valutare anche come l’allenamento della forza muscolare (esplosiva e pliometria) va ad influenzare il “coupling time”, gli angoli del ginocchio e caviglia al momento dell’appoggio e della spinta, e l’economia di corsa per avere una minor dispersione energetica ottenendo una miglior performance tra gli atleti specialisti del mezzofondo veloce e prolungato, dagli 800 ai 5000/10.000.

Un grande limite che non permette un’analisi completa di questi aspetti è l’impossibilità da parte degli allenatori di avere strumentazioni sofisticate che permettano la misurazioni di questi dati ed ottenere quindi un profilo completo dell’atleta; io, propongo l’analisi di questi fattori influenzanti l’economia di corsa attraverso l’utilizzo di app che permettono una misura precisa e semplice da mettere in pratica: Ubersense Technique, Runmatic e My Jump.

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Metodo: 

Visto il numero ridotto di studi legati allo sviluppo della forza muscolare per migliorare l’economia di corsa tra gli atleti, utilizzerò come soggetti degli atleti e triatleti di livello differente sui quali effettuare un’analisi completa a livello metabolico del VO₂, biomeccanico e della forza muscolare in un periodo di sei mesi.

I soggetti saranno dei mezzofondisti e triatleti di livello regionale, nazionale ed internazionale con un’età compresa tra i 17 e 28 anni con un numero di allenamenti di corsa settimanali compreso tra 5 e 10. Oltre all’allenamento di corsa, svolgeranno un programma di rinforzo muscolare due volte a settimana di tipo esplosivo e pliometrico per migliorare la forza dinamica massima.

La procedura prevede tre misurazioni:

  • una ad inizio della preparazione invernale;
  • una dopo tre mesi
  • l’ultima dopo 6 mesi

Saranno misurati:

  • VO₂,
  • VO₂max
  • il lattato
  • i tempi di contatto
  • tempi di volo
  • angoli di ginocchio e caviglia a tre differenti velocità: riscaldamento, corsa ritmo lungo e ritmo gara;
  • stiffness test effettuato senza carico (corpo libero) e con sovraccarico (2.5kg e 5kg), l’obbiettivo della corsa è quello di avere, a corpo libero, lo stesso livello di stiffness presente con sovraccarico;
  • test di forza effettuato con 5 salti SJ e CMJ a corpo libero e con sovraccarico (15kg, 30kg, 45kg): valutazione della variazione dell’altezza del salto ottenuto con lo SJ e CMJ in funzione del sovraccarico, in modo da verificare la forza e/o relativi deficit dell’atleta. Il carico ottimale per l’allenamento della forza esplosiva corrisponde al punto di massima distanza tra le due linee ottenute (SJ e CMJ).

Il materiale previsto per effettuare queste misure è costituito da: 

  • metaboli metro per misurare il consumo d’ossigeno a velocità sub massimali (VO₂);
  • l’applicazione Ubersense Technique (Fig.3), per misurare gli angoli di ginocchio e caviglia;
  • l’applicazione Runmatic (Fig.4) per misurare i tempi d’appoggio e di volo, efficacia, frequenza, asimmetria della gamba;
  • l’applicazione My Jump (Fig.5) per calcolare il profilo Forza-Velocità, potenza e altezza del salto;
  • lattametro per misurare i livelli di lattato a velocità submassimale valutarne la correlazione con gli altri dati.

Ubersense Technique

Fig. 3 - Ubersense Technique

Runmatic

Fig. 4 - Runmatic

My Jump

Fig. 5 - My Jump

 

Durante i sei mesi, gli atleti svolgeranno un programma di rinforzo muscolare di tipo esplosivo e pliometrico, due volte a settimana, oltre al normale allenamento di corsa abituale nel periodo di preparazione invernale da ottobre fino a fine marzo; le misure saranno  effettuate ad inizio, metà e fine periodo in modo da avere un’idea del livello della condizione metabolica e muscolare dell’atleta.

I risultati che potremo avere saranno molti e ci permetteranno di individuare relazioni interessanti. Il primo dato da analizzare è come il livello di forza muscolare e della stiffness sono migliorati durante i sei mesi di programma, analizzando come il grafico SJ-CMJ è evoluto e notare le differenze tra l’inizio e la fine dei sei mesi; l’analisi della corsa ci permetterà di valutare i cambiamenti degli angoli di ginocchio, caviglia ed il “coupling time”, tempi d’appoggio e di volo.

Possiamo prevedere un miglioramento importante della forza muscolare e soprattutto del stiffness test, in conseguenza ad una possibile riduzione dei tempi d’appoggio e del “coupling time” senza avere necessariamente un aumento dei tempi di volo. Il lavoro in pliometria potrà aver incrementato la coattivazione dei muscoli peri-articolari della gamba ed influenza gli angoli della caviglia ad inizio e fine dell’appoggio, parallelamente agli angoli del ginocchio.

In fine, analizzare come gli aggiustamenti hanno influenzato l’economia di corsa (VO₂) a differenti velocità, con un possibile miglioramento e la messa in relazione con i tempi d’appoggio e di volo; se si verifica una riduzione dei tempi d’appoggio e un miglior “coupling time”, ci sarà una dispersione inferiore d’energia elastica immagazzinata che sarà utilizzata per avanzare in maniera più economica e quindi correre ad una velocità superiore mantenendo lo stesso livello di VO₂ che l’atleta presentava precedentemente.

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Conclusioni:

Kyrolainen et al.(2001) ha rilevato il ruolo fondamentale della potenza prodotta con la forza durante la fase di contatto con il suolo, soprattutto dell’attivazione dei muscoli estensori della gamba durante la pre-attivazione, della fase di spinta e la loro coordinazione con una attivazione più lunga dei muscoli ischio-crurali. La coattivazione dei muscoli del ginocchio e della caviglia sono necessari per aumentare la stiffness. Ma come cambia nel tempo la stiffness ?

Krahenbuhl et al.(1992) ha messo in luce la minor economia di corsa dei bambini rispetto agli adulti, ma essa migliora con la crescita nella quale le istruzioni di tecnica di corsa e l’allenamento di corsa a breve termine non producono miglioramenti sull’economia di corsa. Le principali differenze tra i bambini e gli adulti sono a livello ventilatorio e del rapporto ampiezza-frequenza del passo.

Johnston et al.(1995), Paavolainen et al.(1991), Albracht et al.(2013), Fletcher et al.(2014), hanno mostrato come i differenti tipi di allenamento della forza muscolare possono migliorare l’economia di corsa con un incremento della: coattivazione muscolare, forza e rigidezza dei muscoli e tendini, riduzione dei tempi d’appoggio e del consumo d’ossigeno a velocità sub massimali.

Futuri studi potranno essere effettuati sull’analisi dell’effetto di un incremento di forza nella flessione plantare e stiffness tendinea sulla forza di reazione con il suolo e i punti d’applicazione della forza; sarà necessario determinare quanto possiamo allenare la stiffness muscolare in atleti di alto livello.

Per aumentare le conoscenze sull’economia di corsa, si dovrà invece valutare la cinetica, oltre che combinare VO₂max , cinematica ed aspetti anatomici e neuromuscolari.

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Bibliografia:

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Riassunto in inglese:

Running is economical when the energy expenditure is small compared to the distance covered; modifiable running biomechanics is a determining factor of running economy which has a strong relationship with running performance.

Running economy improves steadily with age in normally active children, but running training, over the short term, results in little or no improvement in running economy during childhood and adolescence. Weight training program, added to an endurance training program, significantly improves body strength as well as running economy without impacting VO₂max and blood lactate accumulation; the 5% decrease in energy cost of running, improve the distance running performance time of 3.8%.

The energy cost of running is significantly related to the stiffness of propulsive leg with the increase in tendons stiffness and maximal muscular contractile strength; even if the amount of tendon strain energy released represents a small portion of total metabolic cost to run a given speed.

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Riassunto in francese:

La course est économique quand la dépense énergétique est mineur à la distance parcouru ; la biomécanique de course modifiables est un facteur déterminant l’économie de course qui a une fort relation avec la performance.

L’économie de course améliore régulièrement avec l’âge chez enfants actifs, mais l’entrainement de course, à court terme, ne permet pas une amélioration de l’économie de la course pendant l’enfance et l’adolescence. Le renforcement musculaire, ajouté à l’entrainement de course résistance, améliore significativement la force du corps ainsi que l’économie de course sans impacter le VO₂max et l’accumulation du lactate ; la diminution du 5% du coute énergétique de la course, améliore la performance du 3.8%.

L’économie de course est considérablement liée à la stiffness de la jambe propulsive avec l’augmentation de la stiffness tendineuse et force maximal contractile ; aussi si la quantité de l’énergie relâchée par le tendon représente une petit partie du coute métabolique total pour courir à une vitesse donné.

Alberto Mazzucchelli

Alberto Mazzucchelli

Laureato in Scienze Motorie | Endurance-Sprint-Jump-Strength Training and prevention in Track&Field.
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Daniele Barison: analisi stagione agonistica del Campione Italiano 2013 dei 1000 cadetti

14 Ottobre 2015 by Redazione

Di seguito la tesi di laurea in Scienze Motorie di Daniele Barison, laureato in Scienze Motorie all’Università dell’Insurbia, giovane tecnico della provincia di Monza, che nel 2013 ha avuto, come dice lui, la fortuna di collaborare con il tecnico Matteo Santambrogio, nell’allenamento di Leonardo Cuzzolin. Il lavoro che ci presenta analizza la stagione che ha portato Cuzzolin a diventare Campione Italiano nei 1000 metri 

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Leonardo Cuzzolin esulta dopo la vittoria del Titolo di Campione Italiano Cadetti nei 1000 metri (2013)

 

 

Lasciamo la parola a Daniele…

Ecco un lungo progetto sul settore giovanile che racconta del percorso di una stagione estiva da marzo a ottobre, di un cadetto del mezzofondo giovanile che poi ci ha condotti a vincere il titolo italiano sui 1000 m;  un analisi con un importante parte tecnica e scientifica, analizzando la stagione dal punto di vista di allenamenti e gare e mezzi d’allenamento proposti, con test scientifici di forza e test Conconi per la valutazione dell’atleta.

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Leonardo Cuzzolin con coach Silvano Danzi (Responsabile settore mezzofondo Lombardo)

 

 E’ stato un percorso pieno di belle soddisfazioni e con la collaborazione di molte persone molto importanti: l’allenatore Matteo  Santambrogio, del mio relatore Silvano Danzi che ha creduto moltissimo nel mio progetto e mi ha incoraggiato, tutta la mia società Atletica Meda, e i collaboratori del settore tecnico regionale della Fidal Lombardia Luca Del Curto e Graziano Camellini per lo svolgimento dei test.

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Nella foto: a Busto Arsizio Daniele Barison (al centro) con il campione Lombardo Cadetti Leonardo Cuzzolin. Presenti anche i due coach Matteo Santambrogio e Massimo Nava.

 

Un percorso  molto bello che porterò sempre nel cuore, tanti bei momenti di vita, che adesso dopo due anni che lo vedo allenarsi e gareggiare lo sento sempre vicino, nonostante non lo alleni più io. Vederlo, in questa stagione da allievo dopo aver superato solo in primavera diversi probemi legati alla crescita, giungere 5° agli italiani sugli 800 m e bronzo nella staffetta 4×400 m mi riempe il cuore di gioia, con PB di 51″46 sui 400 m e di 1’55″96 sugli 800 m. 

Daniele Barison

 

Di seguito la Tesi di laurea in formato PDF

[su_document url=”https://www.ilcoach.net/wp-content/uploads/2015/10/Tesi-mezzofondo-giovanile-daniele-barison.pdf” width=”1600″ height=”1600″]modulo[/su_document]

 

Nella foto di copertina: Daniele Barison a sx, Matteo Santambrogio e Leonardo Cuzzolin (con la medaglia di Campione Regionale) e Massimo Nava (a dx), ai Campionati Regionali Lombardi Cadetti/e 2013 (Busto Arsizio).

Ringraziamo Daniele per la disponibilità nel pubblicare la sua tesi sul nostro sito!!!

 

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