
Prima di iniziare a parlare di preparazione atletica nella pallavolo penso sia doverosa una premessa.
Una delle cose che la situazione sanitaria che stiamo affrontando mi insegna è che la parola dell’esperto non supportata da dati lascia il tempo che trova.
Purtroppo, parlando di sport di situazione, a differenza di quelli di prestazione, le variabili che influenzano i risultati non possono essere misurate in modo assoluto.
Per questo parlare di un sistema di lavoro che funzioni in modo inconfutabile non è possibile.
Le squadre più forti sono quelle che si allenano meglio?
Non è vero che utilizzare i metodo di preparazione delle migliori squadre significhi utilizzare il miglior metodo di preparazione.
Allo stesso modo, utilizzare il metodo di preparazione di una squadra “perdente” non è sinonimo di utilizzare un metodo di preparazione scadente.
Se, invece, il volley dipendesse da gesti misurabili in modo indiscutibile, quali salto verticale ad esempio, basterebbe confrontare i miglioramenti delle diverse squadre per capire quali sono i migliori metodi di preparazione.
In ogni caso, un'analisi delle richieste dello sport in questione può guidare la scelta dei mezzi e metodi di allenamento.
Per fare questo partiamo analizzando il modello prestativo.
Analisi del modello prestativo della pallavolo
Nella pallavolo internazionale un’azione dura mediamente 4’’ nel maschile e 7’-8’’ nel femminile.
Queste azioni, escludendo time-out o video check, sono intervallate da pause di 18’’.
Focalizzando l’attenzione sulla palla si può affermare che i giocatori sono coinvolti in azioni di alta intensità per svariati secondi.
Se così fosse l’aspetto metabolico potrebbe avere un influenza considerevole.
Un’osservazione più attenta individua invece che la maggior parte dei giocatori in campo viene coinvolta in azioni di alta intensità per periodi molto più brevi, ad esempio una battuta, oppure un attacco o un muro, mentre la restante parte del tempo di gioco questi lavorano ad intensità modeste e fanno gesti quali prendere una posizione per poi rimanerci, mi sto riferendo alle posizioni in ricezione, difesa o copertura.
Da questa più attenta analisi risulta quindi che i giocatori svolgono azioni ad alta intensità di brevissima durata (semplificando diciamo intorno al secondo), intervallate da intensità di lavoro blande o nulle.
Da questa seconda analisi possiamo dire che l’aspetto metabolico nel volley non riveste un ruolo rilevante.
Non penso nessuno abbia memoria di un giocatore di volley con il "fiatone".

La stanchezza nella pallavolo
Eppure i giocatori si stancano, alla fine dei set o delle partite o ancora più evidente è che alla fine di tornei i giocatori sono stanchi.
Al riguardo tutti gli addetti ai lavori che vengono dall’atletica sanno che questa stanchezza è nervosa e non metabolica.
Ma è possibile limitare questo affaticamento?
Ecco, a mio parere gli aspetti più influenti al riguardo sono:
- la tecnica, la quale porta ad economia dei gesti
- la tattica che invece consente di risparmiare le energie attentive (ognuno ha un compito ben preciso e vengono in questo modo limitate la variabili da tenere sotto controllo).
A questo punto qualcuno si chiederà a cosa serve un preparatore in una squadra di volley, dato che tecnica e tattica permettono di preservare le energie e che queste sono di competenza dell’allenatore?
L'importanza della preparazione atletica nella pallavolo
Il compito di un preparatore riguarda:
- il miglioramento della prestazione di forza, diciamo esplosiva per semplificare;
- la prevenzione degli infortuni cornici.
Quest’ultimo è un aspetto che mi sta particolarmente a cuore.
Perché mi riferisco ad infortuni cronici e non acuti?
Quei dolori che si manifestano gradualmente e che portano ad un lento declino della prestazione possono e devono essere affrontati, viceversa è molto difficile ridurre in modo assoluto il rischio di infortuni acuti.
Si pensi ai più tipici della pallavolo, distorsioni alle caviglie o alle ginocchia, dipendenti spesso dal comportamento di compagni o avversari.
Al riguardo il preparatore atletico non può essere il responsabile di questo genere di problematiche.
Tornando ai compiti del preparatore, riduzione degli infortuni ed aumento della prestazione sono un connubio.
Infatti chi ha conoscenze in merito, sa che il dolore riduce la prestazione di forza.
Questo sintomo è in grado di ridurre gli impulsi nervosi che arrivano nella zona dolente e questo meccanismo è indipendente dalla volontà.
Quindi è importante ricordare che la prestazione decade immediatamente quando si è in presenza di dolore.

Spostandoci alla componente prestativa, si era accennato al fatto che i risultati della pallavolo non siano per forza dipendenti dalla condizione fisica assoluta, in pratica non è detto che la squadra che possiede i giocatori con maggiore atletismo vinca sempre.
In ogni caso generalmente, possedere elevate capacità atletiche facilita il rendimento in campo.
Si pensi a giocatori dotati di grande elevazione, questi verranno ostacolati di meno dal muro avversario.

Analisi del gesto motorio specifico nella pallavolo
Tra i gesti specifici dello sport, quello dell’attacco è probabilmente quello che richiede le maggiori competenze atletiche.
Per eseguirlo in modo efficace è richiesta elevazione e potenza di braccio.
Ora se da un lato sono abbastanza conosciuti i mezzi di allenamento per migliorare l’elevazione (sviluppo della forza degli arti inferiori) risulta invece meno intuitivo il sistema di trasferimento di forza sulla palla.
Al riguardo è fondamentale la presa di coscienza che il colpo d’attacco si serve del gesto del lancio come schema motorio di base.
Questo gesto si sviluppa grazie al trasferimento del peso dal piede posteriore a quello anteriore e alla conseguente rotazione del corpo che crea una forza veloce dalle anche alle spalle che a sua volta permette di accelerare il braccio.
Il trasferimento di energia potenziale dipende quindi dalla velocità di spostamento del peso dal piede posteriore a quello anteriore (dettata dalla capacità di accelerazione) e dalla capacità di trasmettere questa energia potenziale dal corsetto addominale.
Al riguardo i gruppi muscolari coinvolti sono rappresentati della catena crociata posteriore (per un destrimane tricipite surale, ischio-crurali, gluteo sinistro e gran dorsale destro) che crea stiramento ed accumulo di energia potenziale sulla catena crociata anteriore (flessori d’anca, adduttori e obliquo interno sinistro insieme a obliquo esterno e dentato destro) che accorciandosi permette di ruotare velocemente la spalla.
Osservando il meccanismo di produzione della forza sembra evidente che esercizi quali distensione su panca con manubri o bilanciere siano mezzi di allenamento scadenti per questo tipo di prestazione.
Tutt’altra valenza hanno invece i piegamenti sulle braccia ed ancora di più quelli su un solo braccio.
Chi sa eseguire quelli ad un braccio può facilmente comprendere che la muscolatura coinvolta è proprio quella della catena crociata anteriore.

La prevenzione degli infortuni cronici nella pallavolo
Prima vi ho detto che il ruolo del preparatore atletico è fondamentale per la riduzione degli infortuni cronici.
Ricordando che la tecnica spesso è l’aspetto che più influenza il risparmio articolare, l’allenamento dovrebbe occuparsi della salute di spalle, schiena e ginocchia su tutti.
Per ridurre problematiche della spalla in genere è utile allenare i rotatori intrinseci (rotazioni mediali e laterali), la stabilità della scapola promuovendo gli esercizi di tirata rispetto a quelli di spinta e la mobilità toracica.
Il miglioramento della salute della colonna passa per il miglioramento della mobilità delle anche e la stabilizzazione della cintura addominale.
Squat, stacchi e sollevamenti olimpici non solo influenzano lo sviluppo della potenza degli arti inferiori ma migliorano ROM di questo segmento ed insegnano a limitare il movimento della colonna lombare.
Infine la stabilità del ginocchio essendo conseguenza del controllo dell’anca sul piano frontale e trasverso viene allenata attraverso gli esercizi monopodalici (squat e stacchi ad una gamba).
In ultima nota è doveroso ricordare che l’aumento della stabilità influenza direttamente la prestazione riducendo la dispersione di “energie mal direzionate

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