200 metri

I 200m piani, specialità sia maschile che femminile, sono una gara presente sia nelle competizioni outdoor che in quelle indoor dell'atletica leggera.
Nelle competizioni all'aperto l'atleta percorre esattamente metà della lunghezza dell'intera pista di atletica; in quelle al coperto invece la gara è lunga come tutto l'anello della pista.
In questa sezione parleremo principalmente della gara outdoor.
La gara dei 200 metri
Nei 200 piani, i primi 120 metri di gara sono in curva e gli ultimi 80 in rettilineo. Ogni atleta ha una corsia da dove non può uscire per tutta la durata della gara.
La partenza avviene anche qui mediante i blocchi di partenza, sui quali gli atleti si posizionano per poter avere una migliore accelerazione negli istanti successivi allo start.
I blocchi vengono solitamente posizionati in maniera leggermente inclinata rispetto alla linea di partenza, facilitando così la corsa in curva.
In partenza i corridori non sono allineati: quelli che corrono nelle corsie più interne infatti, per fare in modo che la distanza percorsa sia uguale per tutti, partono apparentemente più indietro rispetto agli altri, per compensare il minor raggio di curvatura della loro corsia.
Come distribuire lo sforzo nei 200 metri
La corsa nei 200 metri è molto simile a quella dei 100 metri, eccetto per la distanza e per la presenza del tratto di gara in curva: dopo la partenza si divide in 3 fasi di diversa lunghezza rispetto alla gara più corta.
FASE DI ACCELERAZIONE (0-60 metri):
- Dal punto di vista biomeccanico la fase di accelerazione, caratterizzata da una maggiore azione di spinta, è simile alla gara dei 100 metri;
- A differenza dei 100 metri, però, questa fase andrebbe allungata fino ai 50-60 metri circa;
FASE LANCIATA (60-200 metri)
- anche nella gara dei 200 metri è presente una fase lanciata dove ci è un continuo aumento della velocità e una fase nella quale vi è una certa decelerazione (gli ultimi 50-20 metri in base al livello dell'atleta;
- questa fase, la prima parte della quale è affrontata in curva, deve essere corsa dall'atleta ricercando la massima decontrazione, valgono quindi le stesse raccomandazioni fatte per i 100 metri;
- Azione “alta”: l'atleta deve essere in appoggio sull'avampiede, la schiena è estesa e la gamba d'appoggio deve flettersi il meno possibile; evitare il più possibile un'azione di corsa “seduta”;
- Decontrazione: i movimenti devono essere fluidi, senza tensioni, evitando di correre forzando i movimenti; la decontrazione muscolare è alla base di un'ottima fase lanciata;
- Azione circolare: l'azione degli arti liberi deve essere il più possibile circolare, le gambe devono passare sotto al corpo come fossero una ruota;
Correre in curva
Come già accennato, gara dei 200 metri è corsa per il 60% in curva.
Quindi l'atleta deve essere abituato a correre questa prima parte con qualche accorgimento tecnico:
- in allenamento esercitarsi a partire con i blocchi e ad accelerare (20-40 metri) dalla partenza dei 200 metri, magari variando spesso la corsia, imparando così a correre in una curva stretta oppure larga;
- allenare la fase lanciata in curva, abituando il corpo ad inclinarsi naturalmente verso l'interno della pista, per contrastare l'azione della forza centrifuga, che tende a portare l'atleta verso l'esterno;
Dal punto di vista fisiologico, rispetto ai 100 metri, i 200 sollecitano in proporzione maggiore il sistema aerobico lattacido, rispetto a quello alattacido.
Come valutare il risultato dei 200 metri.
Esistono 2 tipologie principali di 200 metristi:
- 100-200isti, atleti con caratteristiche da velocista “puro”, con doti esplosive, che corrono principalmente queste due distanze;
- 200-400isti, sprinter, che presentano caratteristiche “resistenti” maggiori rispetto ai primi: oltre che nella gara dei 200 metri, risultano competitivi anche sul giro di pista;
In alcuni casi esistono atleti che riescono ad essere abili in tutte e 3 le distanze.
100-200ista
In questa sezione parleremo maggiormente del 1° gruppo di atleti: i 200isti che presentano caratteristiche da sprinter puro; il secondo gruppo sarà affrontato nella sezione dedicata ai 400 metri piani.
L'allenamento dello sprinter che vuole gareggiare sui 100 metri e sui 200 metri dovrà prevedere nella programmazione, lontano dalla stagione agonistica, esercitazioni ed allenamenti che miglioreranno la sua resistenza.
Vittori*, nelle sue pubblicazioni, spiega che un 200ista ben allenato dovrebbe essere in grado di correre un tempo sulla distanza pari al doppio del record manuale dei suoi 100 metri, oppure al doppio meno 0”20 nel caso di un record elettronico.
Nel suo libro “Nervi e cuore saldi” l'ex allenatore di Pietro Mennea afferma:
- "un atleta con un record di 10”4 manuale dovrebbe realizzare 20”8 sui 200 metri;
- “ in caso di 10”60 elettronico il tempo sui 200 metri dovrebbe essere di 21” circa;
Secondo l'autore, dunque, controllando i due parametri si può decidere come orientare il tipo di allenamento per poter esprimersi al meglio su entrambe le distanze.
Ovviamente il nostro obiettivo non è quello di dare ragione, senza ragionarvi, a quanto detto da Vittori: in una pagina successiva affronteremo il tema nel dettaglio.
*Carlo Vittori:
In qualità di atleta, ha fatto parte della nazionale per otto volte, dal 1951 al 1954, nella specialità dei 100 metri piani.
Nel 1952 ha inoltre partecipato alle Giochi della XV Olimpiade tenutisi a Helsinki.
In qualità di tecnico, è stato a capo del settore velocità (sprint) della Fidal dal 1969 al 1986, come responsabile, creando una “scuola” di allenamento della velocità. Ha allenato numerosi atleti, tra i quali i più famosi sono stati: Marcello Fiasconaro, Pietro Mennea, Donato Sabia, Pier Francesco Pavoni.